Uno sguardo al dettato costituzionale e ad alcune affermazione ardite dei nostri rappresentanti politici.
Non so che effetto generi in voi lettori il sostantivo “nazione”. A leggere certe cronache, pare tanto che nazione faccia rima con fascistone. A vedere certi programmi tv, peggio mi sento: si nota in alcuni anchor-man/woman quasi un senso di ribrezzo ad avvicinarsi al concetto, prima ancora che alla pronuncia del lemma.
Eppure la Costituzione della Repubblica Italiana non ne lesina l’uso. La parola “Nazione” (maiuscolo non casuale) viene utilizzata 3 volte:
- articolo 9 (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.);
- articolo 67 (Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.);
- articolo 98, primo comma (I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.).
Del resto, la definizione di “nazione” in Treccani è la seguente: “Il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica”. Pare un concetto bello, vero? Tutto molto lontano da un certo massmediale “signora mia, arriva il fascismo” riservato ai malcapitati utilizzatori del sostantivo.
Ci sarebbe poi un’altra questioncella… All’articolo 54, la Costituzione indica un precetto di semplice comprensione per tutti e solenne per qualcuno: Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Tra i casi stabiliti dalla legge (articolo 1, comma 3, della legge n. 400/88), vi sono gli incarichi di governo. La formula di rito su cui prestano giuramento il Presidente del Consiglio e i Ministri è la seguente: Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. A ribadirne la gravità, tutto ciò avviene davanti al Presidente della Repubblica accompagnato dal suo Segretario Generale, nel Salone delle Feste del Palazzo del Quirinale.
Bene, se questi sono i doveri costituzionali e questo il giuramento, cosa ci azzecca una roba del genere?
Essi, bontà loro, ritenevano. E lo affermano! Senza alcun rossore in volto, pare. Se la Nazione ve ne sarà grata, lo sapremo il 4 Marzo.