20171219 Giorgio Crippa

Il saluto dell'amico Alberto Colombo e della nipote, Francesca Villa

Ci siamo conosciuti verso la metà del secolo scorso, eravamo ragazzi, e ci siamo incontrati alla corte di Casa Rossi.

Casa Rossi era un vero porto di mare: una villa, dietro la Forti e Liberi, dove, a tutte le ore del giorno e della notte chi suonava il campanello veniva accolto, rifocillato, messo a proprio agio. Capitava di trovarci alpinisti come Andrea Oggioni o Walter Bonatti, o musicisti come Angelo Berti, amici di famiglia, gente del popolo.

Noi ragazzotti, amici o compagni di Umberto, l’ultimogenito, venivamo accolti a braccia aperte da mamma Corinna, mater familias, dal papà, dottor Vincenzo Rossi, che qualche lustro più tardi sarebbe stato il mio testimone di nozze, e lì incontravamo gli amici dei fratelli maggiori e ogni sorta di personaggi, tutti di un certo spessore.

Intorno alla casa c'era un bel giardino, un po’ disordinato, dove tra cespugli, alberi da frutta, depositi di attrezzi, era stato ricavato un campo da pallavolo che costituiva un vero centro di aggregazione. Ci si trovava comunque per le partite di pallavolo, ma anche per studiare, per ascoltare musica, per interminabili partite di pingpong, per epiche mangiate e bevute nel garage del seminterrato.

Giorgio studiava in un’altra scuola ma era entrato a far parte del gruppo nella sua qualità di ex vicino di casa; fin da allora si faceva apprezzare per le sue doti di equilibrio, di serietà, di attenzione alle ragioni degli altri.

Da allora non ci siamo mai persi di vista. In tempi più recenti (parliamo sempre di un quarto di secolo) ci siamo ri-incontrati e abbiamo dato vita con diversi altri amici, a Novaluna, l'associazione culturale messa in piedi soprattutto per la tenacia e l’impulso di Giovanna Mussi quando incombeva la discesa in campo.

La collaborazione con lui è stata molto intensa, è stato socio fondatore, poi presidente, e da sempre il tesoriere della associazione. La stessa funzione ha svolto per numerosi altri enti, partiti, organizzazioni, a testimonianza della considerazione di cui godeva.

Giorgio era un Ragioniere e un Bancario, lontano mille miglia dagli stereotipi sui ragionieri e sui bancari: uomo di solide fondamenta e di numeri, ma dotato di una straordinaria ricchezza di interessi culturali, di grande ironia, di senso dell'umorismo.

Aveva un carattere riflessivo, che lo ha portato ad essere a volte bersaglio delle punzecchiature di Giovanna, ma la passione civile che lo animava lo ha portato all’impegno nel partito repubblicano, poi in consiglio comunale, infine all’assunzione di responsabilità come assessore al Comune o come presidente di Agam.

Della sua vita e in particolare degli ultimi mesi, e di come la famiglia si sia stretta intorno a lui, ci ha parlato durante la cerimonia funebre una delle nipoti, Francesca Villa, con una testimonianza magnifica e commovente.

Addio Giorgio, come ci mancherai!

 

Saluto a mio zio

 

Caspita Zio hai visto quante persone ci sono oggi…?!?... Sono tutte qui per te, per salutarti….

Prima di tutto, a nome mio, e di tutta la mia famiglia, vi voglio ringraziare di cuore, sia per la vostra presenza qui oggi, che per le numerosissime manifestazioni di affetto dimostrateci in questi giorni.

E’ stato bellissimo incontrare molti di voi ed ascoltarvi descrivere lo zio, ma soprattutto realizzare come questo piccolo grande uomo abbia saputo essere speciale in mille modi diversi per ognuno di voi!

Cito solo qualche frase, tra le tante che mi risuonano nella mente… di lui avete detto: “un uomo corretto come pochi al mondo… un uomo puro con ideali saldi… un acume fuori dal comune… un senso dell’umorismo innato… “Ed ancora …. “Una persona capace di trovare sempre il tempo per ascoltare…”, ma soprattutto… in molti avete affermato: “Giorgio un amico vero a cui chiedere un consiglio sincero ed onesto!”. In tanti avete ammesso con smarrimento: “Giorgio mi mancherà immensamente”, ed ancora vi siete chiesti ad alta voce: “Ora come faremo senza Giorgio?”.

Io, ed i miei familiari, abbiamo ascoltato con orgoglio tutte queste vostre affermazioni e abbiamo colto la sincerità e l’autenticità del vostro dolore per la perdita di un uomo così singolare.

Per alcuni di voi lo zio è stato un ex-collega, per altri un compagno di lotte politiche, per molti di voi… un amico di ieri e di oggi.

Per me, e per tutta la mia famiglia, lo zio, o zi-zio, come lo chiamavamo noi nipoti, era da sempre un punto di riferimento, un punto fermo, un porto sicuro nel mare in burrasca delle nostre vite.

Confrontarsi con lo zio era di certo molto stimolante, del resto aveva una conoscenza, soprattutto in ambito storico, incredibilmente vasta; ma, ciò che adoravo maggiormente di lui, era la sua capacità di costringerti sempre a vedere la realtà in modo maledettamente obiettivo… Del resto per lui era assolutamente impossibile anche solo ipotizzare di evitare di fare i conti con la realtà, e in base a tale principio, affrontava ogni situazione con un senso pratico, ed un senso dell’umorismo senza pari…

Persino questa malattia, che lo ha investito, senza alcun preavviso, l’ha saputa vivere con il buon senso ed il contegno che gli erano propri, permettendo, in questo modo, a tutti noi, che gli siamo stati accanto, di non aver paura della fine, ma di assaporare a pieno il percorso che stavamo facendo con lui!

Sì lo zio amava e rispettava così tanto la vita, che, durante questi mesi così difficili, impegnati a contrastare la malattia, ci ha insegnato ancora di più ad assaporare la vita proprio fino al ultimo istante, e ci ha mostrato il modo per poter accettare la morte semplicemente come evoluzione naturale di un percorso che, come ha un inizio, ha sempre una fine.

Personalmente ricorderò per sempre il suo viso sereno, mentre, seduto sulla sua sedia a rotelle in cucina, diceva a me e a mia madre queste parole: “Non giriamoci intorno, sento di essere ormai giunto al capolinea… è stato molto bello… ma ora devo andare… io sono sereno, e anche voi dovete esserlo… la morte è un evento naturale, e così deve essere… lasciatemelo fare!”.

Mentre diceva queste parole mi stringeva la mano, con il suo sorriso pulito, rassicurante ed era così convinto della sue parole che, credetemi, non ho provato nemmeno voglia di piangere!

Questa sua disarmante lucidità, è la medesima con cui ha affrontato tutte le fasi della malattia, e non va affatto confusa con sua rassegnazione, ma piuttosto va considerata conseguenza del suo proverbiale buon senso, e della sua estrema determinazione.

Tutto questo mi porta ad affermare con orgoglio che io e le mie cugine abbiamo avuto la fortuna, anzi il privilegio, di poter crescere con uno zio assolutamente fuori dal comune.

Per mia madre, e mio zio Carlo, durante l’infanzia, di certo, è stato il “fratello pestifero”, ma col passare del tempo si è dimostrato il vero collante di una famiglia eccezionale, che proprio perché tale si è stretta attorno a lui, facendo di tutto perché i suoi ultimi mesi fossero “vera vita”, e non un’attesa dell’inevitabile fine.

In questo intento va detto che anche cugini e amici ci hanno sempre aiutato, non mancando mai ad una visita, pressoché giornaliera, organizzando pranzi e cene, e per questo… vi saremo sempre grati.

Impossibile anche dimenticare la professionalità e la dolcezza con cui tutto lo staff del’Ospice Don Gnocchi di Monza ha curato lo zio e saputo seguire noi familiari ogni giorno.

Ora però più semplicemente concludo ringraziando tutti voi per il bene che avete voluto allo zio, ed in nome di tale affetto, vi chiedo soltanto di conservare nel vostro cuore il suo ricordo e di portarlo con voi nelle vostre vite, che vi esorto a voler gustare e vivere a pieno, così come lo zio ha fatto!

A te zio dico solo. “ Ciao… E ricordati che ti ho voluto infinitamente bene!”

Tua per sempre, Francis