L'associazione sociale di Monza festeggia il secondo compleanno. Attività a sostegno dele fasce deboli e alle persone svantaggiate
La giovanissima associazione di promozione sociale Proiezione180 compie il suo primo anno di vita e riprende le sue attività aperte a tutto il territorio, ma con particolare attenzione alle fasce deboli e alle persone svantaggiate. Nata nel 2012 dalla volontà di lavorare a stretto contatto con le persone al di là di rigidi protocolli e schemi fissi, si propone come obbiettivo la qualità della vita e il benessere, inteso come stare bene, di tutti i cittadini. L'ambito è quello della salute mentale intesa nel senso più ampio e partecipato. L'idea è andare contro pregiudizi e luoghi comuni offrendo un progetto ampio di valorizzazione della diversità e un nuovo punto di vista, libero, provocatorio e fantasioso a servizio della cura. Proiezione180 si propone di superare la frattura fra cura e vita quotidiana, unendo le competenze dell'aiuto e la socialità.
Si può essere più o meno malati, ma riuscire a godere di ciò che è bello e buono, avere relazioni, autonomie, passioni. Cercando risposte a bisogni “normali”, capiamo di essere sullo stesso livello umano. Con questa “idea di uomo” si può arrivare con tempi, modi e caratteristiche diverse ad una dimensione di felicità. La pratica della salute mentale nasce da una comprensione reciproca che passa dall’ammettere la fatica che tutti facciamo a stare bene, all’immergersi nei problemi degli altri, al farli propri anche se non li abbiamo in quel momento, fino a recuperare il senso della collettività: “stare bene” è diritto e bisogno di tutti. C’è un’ampia area intermedia fra normalità e malattia, quindi altrettanto ampiamente va intesa l’attività di prevenzione e di riabilitazione. I problemi non sono inaggredibili, e ci si può occupare “dell’uomo”, evitando che manchino le relazioni sociali che generano salute. La terapia non è mai emarginazione e la partecipazione dei cittadini pesa molto, in senso positivo sulla qualità dei servizi prestati.
“Consideriamo la salute come un bene collettivo, nella cui gestione ciascun membro della società deve essere coinvolto” F. Basaglia
L’aspetto culturale ha accompagnato la psichiatria nella sua evoluzione verso la salute mentale, ponendo l’accento sul coinvolgimento dell’ambiente sociale come parte in causa. Il significato di “terapeuticità” si evolve pensando a nuovi spazi funzionali alla nascita di dinamiche positive. Ognuno al di là del momento psicologico o patologico che sta attraversando deve poter “desiderare” e “fare” con gli altri. il binomio soggetto-società rimane il riferimento della salute mentale.
“Guariremo il disagio solo quando capiremo che la salute mentale è un bene primario… la grande questione culturale è quella di parlare di salute e non solo di malattia. Bisogna partire dalle situazioni di disagio, che ci sono, per porsi un obbiettivo di salute mentale che riguarda tutta la popolazione. Uno di quelli fondamentali, se si ragiona in questa ottica, è creare contesti ricchi di relazioni umane, di attenzione” V. Colmegna
Tutti i soci concordano sul fatto che convinca di più il rispetto e l’interesse per la persona piuttosto che l’elaborazione di sofisticate teorie psicologiche. Si cerca di sopportare l’incertezza e accogliere le diversità, perché si lavora soprattutto attraverso la relazione: condizione dedicata al “comprendere” e all’ “andare verso”, non certo allo “spiegare”, che tiene lontano l’oggetto per osservarlo con obbiettività nelle sue caratteristiche e funzioni. Nella relazione realiziamo i nostri bisogni e ci avviciniamo alla felicità: si sta insieme, si fa insieme, si condivide e si partecipa.
Il gruppo di lavoro si descrive cosi
Abbiamo pensato un luogo in grado di produrre salute mentale e benessere, ma allo stesso tempo in grado di leggere e reggere il malessere, in cui usare le proprie risorse anche in modo non lineare né prevedibile, per modificare i rapporti fra le persone al di là della loro estrazione psichica. La salute mentale è soprattutto questione di relazioni: fra abitanti del quartiere, fra cittadini, fra servizi … Tanti linguaggi si confrontano in un solo luogo, in una dimensione “sana” che privilegia accoglienza ed empatia. Vogliamo mostrare come siano diverse le persone, come la salute mentale riguardi ognuno di noi, e quante potenzialita nascoste ci sono. La malattia mentale è un’esperienza vicina a tutti, perché stranezze, diversità e bizzarrie si trovano dentro la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre storie. Il contesto delle relazioni da più possibilità che problemi: la comunità circostante è una inesauribile fonte di risorse. La conoscenza allargata della snormalita' portera tutti quanti ad avere una visione piu reale della realtà, a eliminare preconcetti, pregiudizi, timori. L’idea alla base di Proiezione180 è rompere il cerchio della solitudine interpersonale e sociale, portare sollievo, far familiarizzare incoraggiando anche i più deboli tentativi di partecipazione. Una “alleanza” nella lotta alla sofferenza che rompe il potere e la distanza fra chi da e chi riceve. Vogliamo offrire un’esperienza che accompagni e inserisca nel circuito delle relazioni sociali e non solo nel microcosmo dei centri terapeutici, dando ampio spazio a interlocutori diversi. Il dibattito si arricchisce, si aprono nuovi pensieri: l’unica integrazione con esiti soddisfacenti si ha quando si riescono ad intessere rapporti interpersonali in ambienti diversi da quelli psichiatrici. Si tratta di “far uscire” i bisogni veri di ciascuno e contemporaneamente “far entrare” la società esterna. Vorremmo “tirar fuori” e non “mettere dentro” per ricostruire l’identità personale. Cerchiamo di potenziare autostima e autonomia tramite fiducia e assunzione di responsabilità, elementi portatori di benessere. Il costante coinvolgimento con l’ambiente circostante crea legami nuovi e rinsalda vincoli esistenti così da recuperare e reinvestire nelle persone e nel mondo. Il “tempo libero” offre una opportunità di possibile “normalità” dove entrare in relazione liberamente, in cui muoversi riconquistando occasioni di scambio per uscire dall’isolamento ed entrare nella collettività: l’esperienza diretta, il contatto, ma anche le attività più insolite e creative accompagnano ad un “terreno comune” al di là della distinzione follia-non follia. Crediamo sia possibile produrre e usare il “bene delle relazioni” indipendentemente dal proprio stato di salute, per questo cerchiamo di offrire più di una alternativa in cui “ritrovarsi”. Per migliorare la qualità della vita si riparte da desideri e abilità, si risvegliano sentimenti e “forze” personali, si instaurano rapporti significativi perché quando fallisce la possibilità di comunicare si crea una specie di ghettizzazione della persona.
Proiezione180 è un luogo con la porta sempre aperta perché l’accoglienza va agita e poi può essere insegnata. E’ un’officina dalla dimensione collettiva, in cui tutto si mescola senza gerarchie di tempi e di luoghi, senza trascurare nessun dettaglio per raccogliere e creare combinazioni diverse. Questo contesto incide su pregiudizi e chiusure; stimola dialogo e scambio per rendere capaci di nuove idee; recupera potenzialità nascoste e realizza progetti. Un aspetto caratteristico del nostro modo di operare e che non diamo nulla di concreto (non sussidi, né terapie, non troviamo lavoro, non contattiamo i servizi, non forniamo alloggi …) non offriamo beni di prima necessità in senso stretto,.ma si percepisce subito dai primi incontri che non è poi così vero. A volte le persone cercano un “motivo” per fare le cose, non solo le cose in sé e quell’inutile che maneggiamo è la garanzia di uno sforzo autentico, ma nascosto. Quello che è difficile da misurare spesso viene considerato come secondario o superfluo, perché non si può racchiudere in una definizione o forse perché nessuno si può appropriare del merito. La condivisione e la partecipazione saranno il terreno da percorrere per continuare a promuovere la relazione come strumento di cura reciproca. C’è spesso un disconoscimento di tutto ciò visto come superfluo, non serio; ma bisogna dargli una connotazione ricca e specificarla perché siamo in un mondo dove valgono profitti, resa e ritorni.
“Ci occupiamo di un sociale inventato per una socialità altrimenti assente che del massimo della contaminazione vive e in cui viene deliberatamente compiuto lo sforzo di usare il contributo di tutti” F. Rotelli
Questo lavoro è un esercizio serissimo da verificare puntualmente nella sua concretezza. La parte ludica purtroppo viene tralasciata quando si diventa adulti e “animare” in alcuni casi é “ri-animare” , il divertimento e il benessere, se sperimentati riattivano la voglia di vivere. Nel progetto Proiezione180 sono molto importanti il bello, il buono, il ben fatto, e per verificare la praticabilità dei progetti si parte proprio dalla difficoltà a scegliere, a desiderare, a sperimentare il piacere. I bisogni individuali inavvertiti o annientati dovranno prendere il sopravvento sull’appiattimento. Lo sforzo è rispondere alla loro singolarità, riflettere oltre che sui bisogni primari; mangiare, avere una casa, avere un lavoro, su quelli radicali; essere liberi, scegliere, costruire la propria identità. La forza del desiderio, anche addormentato o nascosto, indaga la libertà personale, è voler ri-essere, è tornare in comunicazione: il desiderio trasforma.
In un anno di attività Proiezione180 è riuscita a concretizzare diversi progetti che troverete sul sito www.proiezione180.com e svariate collaborazioni che si stanno consolidando e allargando con il passare del tempo. A Monza l'associazione collabora con il Centro Civico di via Lecco, con la Consulta di quartiere, con l'asilo notturno di via Raiberti, con la Cooperativa Iride, con il Centro Anziani Anni Azzurri, con i Centri di aggregazione giovanile di Cederna e dei Pavoniani. Sempre a Monza gestisce l'organizzzione di via Bergano social street, in collaborazione con l'associazione Borgo Bergamo e con i cittadini residenti interessati. In Brianza Proiezione180 collabora con l'azienda ospedaliera per attività presso il CRA di Brugherio, e sul territorio di Milano, ha una convenzione con il comune riguardo progetti con i CSE
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