Tra repressione e violazione dei diritti umani. Un dibattito e una tavola rotonda a Monza il 16 marzo al Cinema Capitol, intervengono fra gli altri Nicola Canestrini, Pasquale De Sena, Meric Akay, Barbara Spinelli e Tony Capuozzo
Riceviamo e pubblichiamo
LA TURCHIA A UN PASSO DALL’EUROPA TRA REPRESSIONE E VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
Giovedì 16 Marzo 2017 - ore 14.00 - 18.00 Cinema Capitol - Via Pennati, 10 - Monza
INTERVENGONO:
Dott. Valeria Talbot - Senior Research Fellow, Head of the Mediterranean and Middle East Program ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
Avv. Nicola Canestrini – Avvocato del Foro di Trento componente Osservatorio Avvocati Minacciati UCPI
Avv. Ezio Menzione –Avvocato del Foro di Pisa componente Osservatorio Avvocati Minacciati UCPI
Dott. Luca Perilli – Magistrato componente della Scuola Superiore della Magistratura
Prof. Silvia Buzzelli– Professore di procedura penale europea e sovranazionale Università di Milano-Bicocca
MODERA: Prof. Pasquale De Sena – Professore di diritto internazionale Università Cattolica di Milano
TAVOLA ROTONDA:
Meric Akay – Figlia di Magistrato Turco in servizio presso l’ONU attualmente in carcere
Avv. Francesca Sorbi–Avvocato del Foro di Monza componente del Consiglio Nazionale Forense
Avv. Barbara Spinelli – Avvocato del Foro di Bologna, European association of Lawyers for Democracy and Human Rights
Avv. Massimo Chioda – Coordinatore della Commissione Diritti Umani COA Monza
Dott. Lara Comi – Europarlamentare
Dott. Antonio Ferrari – Editorialista del Corriere della Sera
MODERA: Tony Capuozzo - Giornalista Mediaset
La nostra stella polare è la giustizia e siamo sempre alla sua ricerca...
Unir KocasaKal
Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Istanbul
L’evento è stato accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Monza per 3 crediti formativi in materia di deontologia. Per partecipare all’evento è necessario inviare una mail all’indirizzo eventi@camerapenalemonza.it La partecipazione è gratuita. I crediti verranno riconosciuti solo a coloro che seguiranno l’intero evento registrando la partecipazione all’inizio – inizio registrazione ore 13.30 – ed al termine dello stesso. Non è ammessa tolleranza.
Aydın Sefa Akay,
giudice speciale presso il Meccanismo Internazionale ONU
per i tribunali Criminali Internazionali (MICT),
incarcerato dal governo turco in violazione della sua immunità diplomatica
15/02/20016
Docente universitario di Diritti umani e ex ambasciatore turco in Burkina Faso, Aydın Sefa Akay è un giudice speciale per il MICT, il Meccanismo delle Nazioni Unite per i tribunali penali per il Ruanda (ICTR) e ex Jugoslavia (ICTY). Dopo aver trascorso molti anni ad Arusha, Akay è stato recentemente riconfermato nel suo ruolo internazionale, acquisendo una piena immunità diplomatica ai sensi dello Statuto del MICT, adottato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.
Il giudice Aydın Sefa Akay è stato arrestato il giorno 21 settembre in Turchia, nella repressione seguita al colpo di stato avvenuto in Turchia il 15 luglio 2016.
Il giorno 09/11/2016 Theodor Meron, Presidente del MICT, denunciava all'Assemblea Generale della Nazioni Unite l’arresto e la detenzione illegale del giudice, dettata dalla generica accusa, non ufficialmente scritta, di “implicazioni con eventi del luglio 2016, dirette contro l'ordine costituzionale della Turchia ", chiedendone (per la prima di molte volte) il rilascio immediato.
Il giudice veniva arrestato con l’accusa non scritta e non formalizzata di aver scaricato (legalmente, da GOOGLE play store) l’ applicazione di chat BYLOCK, secondo fonti governative creata ed usata per lo più da gulenisti, nonché quella di possedere due libri (in una biblioteca di
2000), entrambi pubblicati e comperati legalmente in Turchia. Un libro su Fethullah Gülen, l’altro scritto da un editore di un giornale che (a posteriori) sarebbe stato messo al bando, come tanti altri, dal governo turco.
Come riportato da Theodor Meron al Consiglio di Sicurezza dell’ ONU, per la prima volta nella storia un giudice di un tribunale penale internazionale si trova in stato d’arresto, in palese violazione della sua piena immunità diplomatica, e la cosa rappresenta un pericoloso precedente per le future attività di ogni tribunale internazionale a livello mondiale. Lo stesso Presidente MICT ha anche dichiarato che nessuna documentazione sulle cause - o sulle condizioni - della detenzione del giudice, è mai pervenuta alle Nazioni Unite. Le sue richieste di poter vedere il
giudice arrestato, così come quelle dei rappresentanti che venivano incaricati dall’ ONU, sono sempre state respinte dalle autorità turche.
Nel novembre 2016, il MICT portava di nuovo la questione all'attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a New York, affermando che il giudice gode tuttora di piena immunità diplomatica e richiamando la Turchia, ancora una volta, al rispetto dei suoi obblighi internazionali.
Il 28/12/2016, senza che nessuna risposta fosse pervenuta alle Nazioni Unite, la Turchia veniva quindi formalmente convocata presso L’Aia, a riferire sulla questione presso il processo ICTR, in cui Akay è giudice, contro Augustin Ngirabatware, imputato Ruandese, condannato a 35 anni di detenzione e il cui avvocato, Peter Robinson, ne chiedendo il rilascio sotto dichiarate “evidenze esoneranti”. Nessuna delegazione nazionale turca ha mai risposto all'invito.
Nell’ occasione, lo stesso Peter Robinson sottolineava dunque come la detenzione del giudice Akay costituisse quindi una violazione dei diritti umani non solo per il giudice Akay, ma anche di persone terze, bloccando un processo per genocidio.
Il giorno 31/01/2017, il tribunale delle Nazioni Unite ordinava ufficialmente al governo Turco di liberare Aydin Sefa Akay entro il 14/02/2017, in modo che egli potesse riprendere il suo ruolo presso la corte ICTR, sottolineando ancora una volta la gravità della violazione dell’ Indipendenza della magistratura.
Il giudice Akay, ancora una volta, non è stato liberato e fino ad oggi, gli avvocati della difesa, non hanno avuto accesso ai fascicoli del proprio assistito, sempre definiti secretati da parte delle autorità turche.
Il giorno 10/02/2017 il nuovo segretario generale ONU, Antonio Guterres, giungeva in Turchia per avviare dei colloqui sul processo di riunificazione di Cipro. Solo il giorno 11/02/2017, dopo 4 mesi di detenzione un giorno dopo la visita in Turchia di Guterres, Il giudice Akay riceveva un capo d’accusa scritto e una data di celebrazione di un prossimo processo, che dovrebbe celebrarsi in Turchia il 15 di marzo. A suo carico esiste una richiesta di pena, da parte del Pubblico Ministero, di 15 anni di reclusione.
E’ attualmente attivo un ricorso presso la Corte Europea per i Diritti Umani, unitamente ad un ricorso presso la Corte Costituzionale Turca e tutti i passi precedenti necessari sono stati effettuati.
TURCHIA E DIRITTI UMANI – “Mustang” – Milano, Cinema San Fedele, 22 febbraio ore 19.30
Terzo appuntamento del cineforum organizzato dall’associazione di magistrati AREA al cinema San Fedele di Milano: il prossimo mercoledì, 22 febbraio, parleremo della situazione della Turchia nel quadro del dopo golpe avvenuto in Turchia il 15 luglio 2016.
La serata è organizzata in collaborazione con la Camera Penale di Milano, appartenente ad U.C.P.I. - Unione delle Camere Penali Italiane, associazione nazionale di avvocati penalisti.
Gia nel luglio dello scorso anno magistrati e avvocati hanno manifestato insieme, nei pressi del consolato turco, per stigmatizzare i gravissimi accadimenti in corso nel paese, quali arresti di massa e rimozioni dal servizio di magistrati, avvocati, professori, giornalisti, forze dell’ordine e funzionari pubblici. La comune protesta si è fondata sulla naturale condivisione dei valori che sostengono la democrazia, quali la libertà di espressione e di dissenso e la possibilità di agire per l'affermazione dei diritti inderogabili che attengono alla dignità di ogni persona anche nell’ambito del processo penale che, costituendo in ogni caso esperienza traumatica per chi vi è sottoposto, deve essere caratterizzato dal rispetto di regole chiare e condivise.
Ospiti del confronto, che seguirà alla proiezione del film “MUSTANG” del regista turco D.G. Erguven, il giudice Gualtiero Michelini (Presidente dell’associazione internazionale di magistrati MEDEL), l’avv. Ezio Menzione (delegato dell’Unione delle Camere penali per il progetto Endangered Lawyer – Avvocati minacciati, www.endangeredlawyers.com che insieme ad altri avvocati si è recato più volte in Turchia per prendere atto della situazione degli avvocati e magistrati arrestati, e osservatore con l’avv. Nicola Canestrini, del coprifuoco nella città curda Dyarbaykir), il giornalista Stefano Scacchi (La Repubblica) e la giovane Merik Akay (figlia di Aydın Sefa Akay, giudice speciale presso il Meccanismo Internazionale ONU per i tribunali Criminali Internazionali (MICT), incarcerato dal governo turco in violazione della sua immunità diplomatica).
Il progetto dell’Unione delle camere penali ha lo scopo di promuovere una campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei tanti avvocati, nel mondo e specificamente in Turchia, ingiustamente incarcerati e tuttora in attesa di giudizio o comunque posti nell’impossibilità di esercitare il proprio mandato difensivo, soprattutto se a favore di persone arrestate dal governo turco per motivi politici.
Nel corso del suo ultimo viaggio in Turchia nel novembre 2016, l’avv. Menzione ha raccolto precise informazioni in ordine alla situazione dagli avvocati turchi, preoccupati per la piega drammatica degli eventi a danno di chi esercita la professione forense e di conseguenza per i soggetti che necessitano di difesa in ambito penale.
Era, ed è, infatti possibile anche per un avvocato essere arbitrariamente fermato dalla polizia e se questi sia anche solo indagato in un processo politico non può difendere in processi analoghi. D’altro canto chiunque può essere interrogato sia dalla polizia sia dal PM senza la presenza di un avvocato e le dichiarazioni rese sono ciononostante utilizzabili ai fini di una condanna. Se nel corso del processo il difensore non può comparire è il PM che sceglie un sostituto. È consentito ascoltare e registrare i colloqui fra avvocato e assistito. Sono possibili perquisizioni nella casa, nello studio e nell’auto degli avvocati al di fuori di ogni garanzia (mentre prima occorreva la presenza di un membro del Consiglio dell'ordine). E ancora, la tradizionale possibilità, per qualsiasi imputato, di avvalersi di un numero non predeterminato di difensori è stata eliminata da decreti emanati con lo stato di emergenza, evidentemente allo scopo di impedire all'avvocatura di far sentire il proprio peso all’interno di un processo, ciò che invece era frequente prima del colpo di stato dell'estate 2016.
Nel gennaio di quest'anno, a breve distanza dal rientro in Italia di Menzione e, se fosse necessaria, a conferma dei dati raccolti dallo stesso, la durezza del regime turco ha colpito l'avvocato bolognese Barbara Spinelli, che si era a sua volta recata in Turchia per seguire ad Ankara una conferenza internazionale quale osservatrice. A Barbara Spinelli è stato impedito di raggiungere la propria destinazione ed essa è stata respinta e rimpatriata in Italia dalle autorità turche, non prima di avere subìto 24 ore di privazione della libertà personale con trattenimento in aeroporto.
Aydın Sefa Akay, giudice speciale presso il Meccanismo Internazionale ONU per i tribunali Criminali Internazionali (MICT) per il Ruanda (ICTR) ed ex Jugoslavia (ICTY), docente universitario di Diritti umani ed ex ambasciatore turco in Burkina Faso, è stato incarcerato dal governo turco in violazione della sua immunità diplomatica.
Dopo aver trascorso molti anni ad Arusha, Akay è stato recentemente riconfermato nel suo ruolo internazionale, acquisendo una piena immunità diplomatica ai sensi dello Statuto del MICT, adottato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.
Il giudice Aydın Sefa Akay è stato arrestato il giorno 21 settembre in Turchia, nella repressione seguita al colpo di stato.
Il giorno 09/11/2016 Theodor Meron, Presidente del MICT, denunciava all'Assemblea Generale della Nazioni Unite l’arresto e la detenzione illegale del giudice, dettata dalla generica accusa, non ufficialmente scritta, di “implicazioni con eventi del luglio 2016, dirette contro l'ordine costituzionale della Turchia ", chiedendone (per la prima di molte volte) il rilascio immediato.
Il giudice veniva arrestato con l’accusa non scritta e non formalizzata di aver scaricato (legalmente, da GOOGLE play store) l’applicazione di chat BYLOCK, secondo fonti governative creata ed usata per lo più da gulenisti, nonché quella di possedere due libri (in una biblioteca di 2000), entrambi pubblicati e comperati legalmente in Turchia. Un libro su Fethullah Gülen, l’altro scritto da un editore di un giornale che (a posteriori) sarebbe stato messo al bando, come tanti altri, dal governo turco.
Come riportato da Theodor Meron al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per la prima volta nella storia un giudice di un tribunale penale internazionale si trova in stato d’arresto, in palese violazione della sua piena immunità diplomatica, e la cosa rappresenta un pericoloso precedente per le future attività di ogni tribunale internazionale a livello mondiale. Lo stesso Presidente MICT ha anche dichiarato che nessuna documentazione sulle cause - o sulle condizioni - della detenzione del giudice, è mai pervenuta alle Nazioni Unite. Le sue richieste di poter vedere il giudice arrestato, così come quelle dei rappresentanti che venivano incaricati dall’ ONU, sono sempre state respinte dalle autorità turche.
Nel novembre 2016, il MICT portava di nuovo la questione all'attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a New York, affermando che il giudice gode tuttora di piena immunità diplomatica e richiamando la Turchia, ancora una volta, al rispetto dei suoi obblighi internazionali.
Il 28/12/2016, senza che nessuna risposta fosse pervenuta alle Nazioni Unite, la Turchia veniva quindi formalmente convocata presso L’Aia, a riferire sulla questione presso il processo ICTR, in cui Akay è giudice, contro Augustin Ngirabatware, imputato Ruandese, condannato a 35 anni di detenzione e il cui avvocato, Peter Robinson, ne chiedendo il rilascio sotto dichiarate “evidenze esoneranti”. Nessuna delegazione nazionale turca ha mai risposto all'invito.
Nell’ occasione, lo stesso Peter Robinson sottolineava dunque come la detenzione del giudice Akay costituisse quindi una violazione dei diritti umani non solo per il giudice Akay, ma anche di persone terze, bloccando un processo per genocidio.
Il giorno 31/01/2017, il tribunale delle Nazioni Unite ordinava ufficialmente al governo Turco di liberare Aydin Sefa Akay entro il 14/02/2017, in modo che egli potesse riprendere il suo ruolo presso la corte ICTR, sottolineando ancora una volta la gravità della violazione dell’indipendenza della magistratura.
Il giudice Akay, ancora una volta, non è stato liberato e, fino ad oggi, gli avvocati della difesa non hanno avuto accesso ai fascicoli del proprio assistito, sempre definiti secretati da parte delle autorità turche.
Il giorno 10/02/2017 il nuovo segretario generale ONU, Antonio Guterres, giungeva in Turchia per avviare dei colloqui sul processo di riunificazione di Cipro. Solo il giorno 11/02/2017, dopo 4 mesi di detenzione un giorno dopo la visita in Turchia di Guterres, Il giudice Akay riceveva un capo d’accusa scritto e una data di celebrazione di un prossimo processo, che dovrebbe celebrarsi in Turchia il 15 di marzo. A suo carico esiste una richiesta di pena, da parte del Pubblico Ministero, di 15 anni di reclusione.
E’ attualmente attivo un ricorso presso la Corte Europea per i Diritti Umani, unitamente ad un ricorso presso la Corte Costituzionale Turca e tutti i passi precedenti necessari sono stati effettuati.
Appuntamento al Cinema San Fedele, ingresso da via Hoepli, 22.02.2017 ore 19.30.