La medaglia d'argento per la lotta al nazifascismo è l'occasione per ricordare la staffetta scomparsa pochi giorni fa e per ritrovare lo spirito di una città
Riceviamo e pubblichiamo
Il conferimento della Medaglia d’Argento al merito civile per la Resistenza attribuita alla nostra città non è evento comune, né banale. Il riconoscimento attribuito a Vimercate da parte dello Stato, della Presidenza della Repubblica per il tramite del Ministro dell’Interno, non è rilasciato con facilità. E’ stato quindi per me un onore ricevere la medaglia dalle mani del Prefetto di Milano, a nome di noi tutti, davanti ai Sindaci di tutta la Provincia di Milano. E’ avvenuto lo scorso 2 giugno, durante l’ultima Festa della Repubblica vissuta da appartenenti a quell’ambito territoriale. Nella nuova Provincia di Monza e Brianza ci presenteremo, ci risulta, come l’unica città ad avere ottenuto questo riconoscimento. Ma, soprattutto, l’evento non è banale. Il riconoscimento non è attribuito a singole persone fisiche, o a singoli gruppi, ma alla città intera. Vimercate è definita, nella motivazione ufficiale, “centro strategico della Resistenza della brianza orientale, che partecipò coraggiosamente all’insurrezione contro l’oppressione nazifascista”. Viene quindi richiamato il giogo di oppressione e coercizione che il regime fascita e l’occupazione tedesca imponevano alla società civile, alle donne ed agli uomini d’Italia e della nostra città, alle forze politiche, sociali e sindacali, ai singoli cittadini. Vimercate si oppose. Non genericamente, non occasionalmente. “La popolazione”, richiama ancora la motivazione, “aiutata da gruppi di partigiani, tra cui donne e giovani, si contrappose ad ogni forma di prevaricazione e di violenza, sopportando la perdita di numerose vite umane”. Non posso non ricordare come questo spirito comune, trasversale ad appartenenze politiche, culturali o religiose, che la motivazione ufficiale celebra, sia derivato dal sommarsi di tante, individuali generosità. Molte donne, giovani, lavoratori, alla più facile indifferenza o collaborazione al regime hanno opposto il loro animo ed il loro coraggio di spiriti liberi.
Proprio questa settimana abbiamo perso una protagonista ed una testimone di quei giorni, Bambina Villa, staffetta partigiana e donna lavoratrice mai doma ai soprusi. Nel 1945 Vimercate ha pianto anche alcuni di coloro che, fatta la scelta della lotta partigiana, aiutati e sostenuti da molti, sono giunti a perdere la loro vita, a donare la loro vita, a seguito di una coraggiosa azione di fuoco. Da allora li ricordiamo, ogni anno, il due febbraio, il giorno della fucilazione di molti di loro. Quello spontaneo pellegrinaggio di tanti vimercatesi al cimitero di Arcore, dove furono in un primo tempo deposti i loro corpi, con i fascisti ed i tedeschi ancora per le nostre strade, fu il primo gesto di una città riconoscente, ormai definitivamente libera nell’animo. Un altro lo faremo domenica mattina, quando dovremo essere capaci di un forte atto di partecipazione, quando la cerimonia di presentazione della medaglia a tutta la cittadinanza vorrei diventasse un nuovo gesto di una città che, unita, vive con generosità il presente per costruire il proprio futuro.
Paolo Brambilla
Sindaco di Vimercate