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na Brianza, mille Brianze. Quale vorreste domani? La domanda non è scontata. Un territorio variegato presenta molte identità , e qualche contraddizione. C’è il comparto industriale di Desio, quelle a vocazione residenziale di Besana, quello ad alta tecnologia di Vimercate e il distretto amministrativo di Monza. Modi differenti di vivere.
Foto di mauroPPP
La neoprovincia finora è esistita solo sui giornali. Cinquantadue comuni ricchi e produttivi sotto la stessa bandiera sono una bella occasione di crescita . Ma è evidente la necessità di trovare una direzione comune, un progetto condiviso che impedisca di disperdere le energie o peggio ancora di andare ognuno per la sua strada. Flavio Sangalli è amministratore delegato di Sviluppo Brianza, network di enti, amministrazioni locali e imprese che si occupa di individuare e suggerire trend di sviluppo . Tre le sue parole chiave. Qualificazione dell’attività produttiva, sviluppo della conoscenza ed equità sociale. La palla passa agli attori in campo. Che si alzi il sipario.
A pochi mesi dal via sembra che manchi ancora la sinergia fra gli attori. Che ne pensa?
“Bisogna partire dal futuro, e dimenticarsi dei particolarismi del passato. Un voto da uno a dieci? Siamo a quattro. Cioè ai blocchi di partenza. C’è un gran bisogno di linee guida ottimali e condivise, che devono provenire da una classe dirigente che pensi alla qualità e non ai particolarismi.
La Brianza, quindi, è ancora alla ricerca di una identità?
“Direi di si. In questo senso, la vicinanza con Milano dovrebbe essere intesa da tutti come un vantaggio, non un limite”.
Quali sono le criticità su cui è necessario insistere?
“La mobilità, innanzitutto. Spostarsi e spostare merce costa troppo in termini di tempo e denaro. La rete dei trasporti non è adeguata per sorreggere un’economia in crescita. E l’inquinamento: ci sono strade congestionate e’aria irrespirabile. Bisogna puntare sullo sviluppo sostenibile”.
Faccia un esempio.
“Non è un caso che il record di pannelli solari installati sia detenuto da Bolzano che è una città fredda e non da una capoluogo di provincia, poniamo, siciliano. Significa che qui manca la volontà di fare certe scelte. Adesso è il momento di pensarci. Un discorso a parte va fatto per la produzione. Bisogna recuperare le produzioni tipiche e puntare sulla qualità. C’è una tradizione secolare di imprenditorialità manifatturiera che è necessario riportare alla luce. Ci sono troppe attività finanziarie e immobiliari, è tipico delle economie mature, ma i soldi che girano sono sempre gli stessi.
C’è altro?
Dalle nostre ricerche emerge una distribuzione del reddito poco equilibrata, sia tra le varie aree del territorio che tra i diversi segmenti della popolazione. Una politica di lungo periodo deve necessariamente tenerne conto. L’istruzione va migliorata e adeguata ai flussi migratori degli ultimi anni. Chi governa deve rendersi conto che la conoscenza ha un alto valore produttivo e sociale. Livello e qualità di scuole e università sono fondamentali per lo sviluppo del territorio e in prospettiva potrebbero anche produrre il non trascurabile effetto di forgiare una classe dirigente migliore e più preparata di quella attuale. Monza a mio parere non ha bisogno di atenei propri, ma di portare in Brianza le facoltà che servono a valorizzarne le qualità innate. Si tratta di un’area che possiede un know -how artigianale di tutto rispetto. Ma non accontentiamoci di produrre dei bei mobili in legno. Trasformiamo piuttosto un pezzo d’artigianato in un prodotto di design che soddisfi anche bisogni di tipo estetico”.
Dal punto di vista dell’accoglienza il territorio non sembra pronto.
Infatti. L’autodromo, un ospedale importante e le fiere sono strutture di eccellenza in grado di attrarre visitatori. Ma manca il supporto di un sistema alberghiero all’altezza. Non si può attirare la gente se poi non si è in grado di riceverla”.