20091013-berlusconi-marcegaglia

All'assemblea degli imprenditori della Brianza spunti interessanti ma nessuna soluzione

Sono stato ospite dell’Assemblea degli imprenditori briantei. Temevo di dover assistere a un noioso rituale e a una passerella di personaggi politici, ma mi sono sbagliato.
Ricca di contenuti è stata la relazione del nuovo, giovane presidente Renato Cerioli. Ho drizzato le orecchie sin dall’inizio, quando il relatore ha detto: “Potremmo dividere in due il sistema economico italiano: da un lato i protagonisti del “capitalismo relazionale” formato da grandi realtà produttive, alcune delle quali controllate dallo Stato, con al seguito le loro filiere, dall’altra le imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, che si riconoscono nel “capitalismo di Mercato”. Sono queste, che si confrontano quotidianamente con la competizione internazionale, a dover subire il maggior carico fiscale e le inefficienze di un sistema di cui il “capitalismo relazionale” è parte integrante. Purtroppo a questa analisi non è seguita la considerazione del fatto che l’attuale governo è proprio espressione e difensore di quest’ultimo, e dovrebbe quindi vedere i medi e piccoli imprenditori, esclusi dai privilegi, in posizione critica.
L’intervento della Presidente nazionale degli imprenditori Emma Marcegaglia è stato un notevole excursus su tutti i problemi economici del Paese (tanto che il Presidente del Consiglio ha dichiarato che la vorrebbe come vice). Il tema centrale del suo discorso è la riduzione delle tasse a carico delle imprese e dei lavoratori. Ma anche qui, alla giusta richiesta non segue una severa rampogna nei confronti del governo: come è possibile ridurre le tasse sul sistema produttivo nell’attuale situazione critica del bilancio dello stato e del debito pubblico, se non bloccando la spesa pubblica che continua ad aumentare, abbandonando i progetti faraonici (leggi Ponte di Messina, nucleare) ed eliminando gli sprechi ingenti (Alitalia, enti inutili da liquidare) causati o tollerati dalla politica governativa? Purtroppo può esserci una spiegazione: i progetti del governo sono tutto cemento e ferro, e potrebbe essere pericoloso opporsi a questa tavola imbandita.
Nel suo intervento, il Ministro del Lavoro Sacconi ha dato un abito di coerenza alla politica del governo di preferire - rispetto alle proposte della sinistra per un salario minimo per tutti i lavoratori e per interventi automatici e non discrezionali nell’economia - una politica di interventi ad hoc sulle situazioni di crisi che si presentano di volta in volta, in un certo senso “personalizzandoli”. Qualsiasi attento osservatore potrebbe tuttavia rilevare che questa politica finisce per privilegiare chi è o grida più forte, e per alimentare la propaganda populista del Presidente del Consiglio, a danno degli esclusi, cioè della generalità dei lavoratori e alla fine della maggioranza delle stesse imprese. Oltre a gonfiare senza fine ed equità la spesa pubblica.
Deludenti sono state invece l’introduzione del Presidente uscente dell’Associazione Carlo Edoardo Valli, ora Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza, e del Presidente del Consiglio. Il discorso del primo è consistito sostanzialmente in un semplice e sperticato elogio del secondo. Quanto al Presidente del Consiglio dei Ministri, non ha fatto altro che continuare nelle sue sparate provocatorie, infarcite di bugie. Tra queste in particolare l’affermazione di aver ereditato il debito pubblico dai governi di centrosinistra, quando è noto che questo debito è stato fatto negli anni ottanta, Craxi e Andreotti regnanti; che il salvataggio dalla bancarotta fu opera di Ciampi, Amato e Prodi; e che attualmente lui stesso, con il suo fidato Ministro dell’economia Giulio Tremonti, stanno guidando, di nuovo e sempre allegramente, il Paese verso il disastro.
Occorre dire che gli applausi sono stati tutt’altro che una ovazione, cosa significativa in un consesso di questo tipo.