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Terza puntata della nostra indagine sulle grandi imprese internazionali che scelgono (o meno) il territorio di Monza per insediarsi. Intervista all'Amministratore Delegato di SAP Italia.

Ingegner Abbarchi, cominciamo con uno scenario: Lei come immagina la Brianza in una prospettiva di medio-lungo termine, e la presenza del vostro insediamento in questo territorio?
Dirò prima di tutto che ci sono diversi aspetti che noi apprezziamo della Brianza. In primo luogo il fatto che essa si trova in una posizione geograficamente strategica nel Nord Italia, da cui è possibile raggiungere agevolmente sia il Nord Est, sia il Piemonte. Originariamente SAP aveva come principali clienti le industrie manifatturiere, e da questo punto di vista la Brianza è un bacino di particolare rilevanza. Ed è molto più accessibile rispetto a Milano. In secondo luogo, ma non come importanza, il fatto che le persone della Brianza hanno una grande professionalità. I nostri professionisti provengono da ogni parte d'Italia, ma lo staff è locale e ha nel DNA un grande senso del dovere, capacità di applicazione nel lavoro, sono buoni giocatori di squadra, non sono portati alla polemica (come toscano, mi fa sorridere il pensiero di poter fare le stesse cose che faccio qui in Toscana!). Hanno la dote dell'umiltà, ma nello stesso tempo vogliono emergere, crescere socialmente, ma meritandoselo, senza éscamotage, cosa preziosa per una azienda che produce idee. Così, anche quando abbiamo deciso di cambiare sede, nessuno ha pensato di andar via da questa zona, per esempio a Lodi o a Pavia.

Il prolungamento della MM2 a Vimercate è molto importante per noi. Poi ci auguriamo che altre imprese ad alta tecnologia vengano ad insediarsi in quest'area.

Quindi Lei pensa che questi aspetti positivi siano destinati a durare nel lungo termine?
Senz'altro. Tanto è vero che per la nuova sede, situata nel Parco tecnologico di Vimercate, abbiamo firmato un contratto per 12 anni. Questo dimostra che ci crediamo.

Quindi avete una visione positiva del futuro della Brianza. Ma secondo Lei quali sono gli aspetti che potrebbero favorire o ostacolare questa prospettiva?
Sicuramente il problema dei collegamenti con la metropoli milanese e con gli aeroporti. Il prolungamento della MM2 a Vimercate è molto importante per noi. Poi ci auguriamo che altre imprese ad alta tecnologia vengano ad insediarsi in quest'area. Per questo lavoriamo con Segro, la società inglese che sta realizzando il Parco tecnologico di Vimercate sull'area ex Celestica, per creare un bacino di utenza per altre imprese, nostre partner o comunque del nostro settore, che guardino a questo polo con favore, realizzando e usufruendo di un nucleo di servizi comuni. Riteniamo inoltre auspicabile lo sviluppo di un sistema universitario.

A suo parere perché imprese come la Celestica o la IBM hanno abbandonato o ridimensionato le loro presenze in Brianza?
Sono scelte che rispondono ad esigenze di ottimizzazione internazionale che, a mio parere, vanno al di là del rapporto con il territorio. Non credo che queste scelte siano state fatte "contro" l'ambiente brianzolo. Noi non abbiamo problemi di questo tipo, e crediamo, scommettiamo sulla nostra scelta di crescere qui.

Qual è il vostro giudizio sulla pubblica amministrazione locale?
Abbiamo ottimi rapporti con le amministrazioni locali. Rapporti semplici, con gente che guarda alla sostanza, senza inframmettenze politiche. Anche da questo punto di vista riscontriamo comportamenti di disponibilità e di efficienza.

Non a caso anche il Tribunale di Monza è citato come il più efficiente del Paese.
È per le stesse ragioni dette prima. Il Nord Est ha un tessuto di piccole imprese analogo a quello della Brianza, ma c'è molto più individualismo, un po' come in Toscana. In Piemonte c'è forse più capacità di fare squadra, ma forse una minor fioritura di idee diverse. Altre zone, come il Bergamasco o il Bresciano, hanno una forte base manifatturiera come la Brianza. Il nostro lavoro è però prevalentemente di tipo intellettuale, per il quale assumiamo solo laureati, che è più facile trovare o attrarre in questa zona.

Cambiamo argomento: il tessuto di piccole e medie imprese che caratterizza la Brianza costituisce per voi una buona clientela?
Noi lavoriamo soprattutto con grandi e medie imprese, ma anche molte piccole imprese possono essere destinatarie dei nostri servizi, in particolare quelle che si internazionalizzano. Noi auspichiamo una crescita dimensionale delle imprese, ma si tratta di un fatto culturale: la cultura imprenditoriale da noi è recente e risente ancora delle radici agricole, a differenza di quella inglese. Però anche da questo punto di vista è in atto una evoluzione. I fattori di scala hanno sempre un loro peso ma tendono a contare di meno, conta di più la capacità di fare rete a livello internazionale, di inserirsi in una casella di una catena del valore che non può più essere locale. Questa evoluzione coinvolge anche le piccole imprese più dinamiche, che debbono adottare sistemi gestionali e tecnologie di comunicazione avanzate.

Non sono un politico e non credo che mai lo sarò, ma se lo fossi punterei moltissimo su questi aspetti: l'istruzione e la cultura.

È opinione di molti che gli aspetti culturali e ambientali di un territorio possono costituire una leva importante anche per lo sviluppo economico. Lei cosa ne pensa?
Sono perfettamente d'accordo. Non sono un politico e non credo che mai lo sarò, ma se lo fossi punterei moltissimo su questi aspetti: l'istruzione e la cultura. È l'unica strada per lo sviluppo, gli altri sono palliativi, delle toppe sui problemi. L'investimento più importante sta nel far crescere le persone. Ormai da tempo si è capito che lo sviluppo non è legato alla disponibilità di materie prime. Vedi da una parte l'Argentina, che ne ha ma è economicamente disastrata, e dall'altra il Giappone (e la stessa Italia), che non ne hanno ma sono economicamente sviluppate. Ma oggi l'economia dipende anche meno dalle attività manifatturiere. Come nell'esempio di Detroit, che essendo cresciuta con l'industria automobilistica, non è stata capace di evolversi, mentre Milano è diventata un gioiello passando dalle produzioni tangibili ad attività intangibili come il design, la moda e in una certa misura della finanza. Ha cavalcato la nuova ondata dell'economia puntando sulle idee invece che sulla produzione materiale. Il design non è meno "economia reale" della manifattura.

Ma diversi economisti sostengono che per l'Italia, che è un paese trasformatore ed esportatore, le attività manifatturiere rimangono importanti. D'altra parte queste sono ancora un elemento portante proprio dell'economia brianzola. E voi lavorate molto con le industrie.

È vero, ma lavoriamo ormai molto con i servizi, come ad esempio la sanità e le banche. Se ragioniamo sul breve termine, per esempio tre anni, la crisi delle attività manifatturiere può rivelarsi drammatica. Ma se ragioniamo sul lungo termine, come per esempio dieci anni, è fatale che queste attività si trasferiscano verso paesi che hanno forza lavoro e capacità a costi molto inferiori, a cui si aggiungerà una qualità crescente. Sarà quindi necessario fare ogni sforzo per reindirizzare le attività produttive.

La qualità della vita diventerà in futuro sempre più determinante per l'attrattività di un territorio. Le imprese che non sapranno intercettare questo cambiamento sono destinate a perdere i talenti migliori.

Vi sono dati che mostrano una scarsa corrispondenza, in Brianza, tra sistema scolastico e mondo del lavoro. Da una parte si riscontra un alto livello di abbandoni del sistema educativo da parte di molti ragazzi, probabilmente allettati da una relativa facilità di inserirsi nel mondo del lavoro, dall'altra un domanda di competenze di livello elevato da parte delle imprese che non trova riscontro nell'offerta. Qual è il Suo giudizio su questo fenomeno?
Certamente sarebbe necessaria una maggiore corrispondenza tra l'istruzione e la domanda di lavoro. Le associazioni imprenditoriali e dei lavoratori e gli enti che gestiscono la formazione dovrebbero interagire maggiormente per armonizzare formazione e mercato del lavoro, non in modo dirigista.

Perché avete deciso di trasferirvi?
Il luogo dove ci trasferiremo consisterà in un nuovo building ecologicamente all'avanguardia, con un altro standard di risparmio energetico, con ampi spazi verdi e servizi. I nostri collaboratori svolgono un lavoro molto faticoso e stressante, in un mondo frenetico, con orari invadenti rispetto alla vita famigliare. In queste condizioni l'ambiente di lavoro diventa fondamentale. Da noi è possibile servirsi di una lavanderia, mettere in frigorifero la spesa, c'è un asilo nido e una palestra. Le cose cambiano: una volta i collaboratori a cui noi ci rivolgiamo avrebbero sacrificato tutto allo stipendio e alla carriera, oggi non più. L'ambiente di vita e di lavoro è determinante nelle loro scelte. La qualità della vita diventerà in futuro sempre più determinante per l'attrattività di un territorio. Le imprese che non sapranno intercettare questo cambiamento sono destinate a perdere i talenti migliori. Io stesso abito non lontano dal Parco, un asset fondamentale per Monza, dove trascorro spesso la domenica con la mia famiglia.

Come mai avete deciso di ridurre il personale?
Si tratta di un'azione congiunturale. La crisi ci ha costretto ad abbassare il budget, e noi dobbiamo proteggere la bottom line (l'"ultima riga", il saldo tra costi e ricavi, n.d.r.), essendo quotati alla borsa di Francoforte e di New York. Abbiamo discusso e concordato le uscite, aiutando le persone a trovare lavoro nel sistema, con trasferimenti dall'azienda alla rete di specialisti che vanno nelle aziende a far funzionare i sistemi SAP (noi vendiamo un prodotto software, che viene poi implementato nelle imprese da società e consulenti a noi legati). Occorre tener presente che i nostri dipendenti sono circa 550, ma la rete di professionisti che opera per noi nel Paese consta di 8000 persone, ed è in crescita.

Come mai il vostro Education Center è a Sesto S. Giovanni?
È una collocazione contingente, conseguente all'acquisizione di una società ivi localizzata. Con il nostro trasferimento a Vimercate anche il centro di formazione verrà nel Parco tecnologico.

Lei ha modo di viaggiare in giro per il mondo, e di conoscere altre realtà. A suo parere il nostro Paese, rispetto ad altri, è o no in declino?
Domanda difficile. Tutto sommato sì, anche se gli Italiani hanno mostrato in altri frangenti risorse incredibili per risollevarsi. Ci sono obbiettivamente molti aspetti negativi: scarsi investimenti nella ricerca e nell'innovazione, procedure pubbliche troppo complesse e farraginose in un mondo nel quale la velocità è importante, incomprensioni tra il mondo politico e quello delle imprese. Ad esempio non vi è, come in altri paesi, un passaggio naturale e frequente di appartenenti alla classe dirigente imprenditoriale verso quella politica e viceversa. Mondo politico e mondo del lavoro non dialogano, sembra quasi che ne abbiano perso la voglia. E questo contribuisce alla perdita di competitività del Paese.
In questo contesto, la Brianza si distingue per una competitività diffusa e altissima, per un tessuto di piccole e medie imprese dotate di una grande reattività al mutare degli eventi. Ma non c'è dubbio che il contesto del Paese può pesare anche sul nostro territorio. C'è di buono che la crisi può avere effetti positivi: può contribuire a un cambiamento di cultura imprenditoriale. Può convincere molti piccoli imprenditori a diminuire il loro egoismo e a comprendere che il mettere insieme le forze e cooperare con altri costituisce il fattore vincente per il futuro.

 

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Chi è Augusto Abbarchi

Laureato in Ingegneria Meccanica all'Università di Firenze, ha successivamente conseguito il Master in Ingegneria per la Gestione d'Impresa presso il MIP (Politecnico di Milano). Ha iniziato la sua carriera all'interno del gruppo Fiat (Sesam), come Consulente in Computer Integrated Manufacturing e, successivamente, ha aperto la filiale di Roma.

Dopo questa esperienza, ha intrapreso la carriera imprenditoriale creando una piccola impresa manifatturiera che l'ha portato nei primi anni '90 ad approdare sul mercato cinese.

Nel 1998 entra in SAP dove ricopre prima il ruolo di Global Account Manager del gruppo FIAT e, quindi, la posizione di responsabile della Business Unit Manufacturing. Nel gennaio 2002 diviene Direttore Commerciale di SAP Italia, carica che ha ricoperto per circa tre anni.

Dopo una breve esperienza in un'azienda di servizi, rientra in SAP per occuparsi a livello South West EMEA delle strategie mirate al segmento della PMI.

E' stato nominato Amministratore Delegato di SAP Italia nel luglio 2005.

 

Sap in pillole

SAP è  leader mondiale nella informatizzazione dei processi aziendali.
Fondata nel 1972, ha il suo quartier generale a Walldorf, in Germania.
Conta  oltre 50 mila dipendenti in 120 paesi, un fatturato che supera i 10 mila milioni  di euro, di cui quasi il 15% investiti in Ricerca & Sviluppo.
I suoi prodotti consistono in software (programmi informatici) aventi lo scopo di rendere più veloci, sicuri, integrati tra loro, meno costosi, flessibili    e facili da gestire i diversi processi aziendali (da quelli strettamente produttivi, ai rapporti con  clienti e  fornitori, alla contabilità, eccetera).
La sede italiana di SAP è attualmente ad Agrate Brianza, ma  verrà trasferita entro l’anno a Vimercate, in un Parco tecnologico in corso di realizzazione.
In Italia SAP conta 550 dipendenti  e 8 mila professionisti attivi  in tutto il Paese nell’applicazione dei prodotti SAP in oltre 3mila imprese clienti, appartenenti sia al settore manifatturiero che dei servizi, pubbliche e private, dalle più grandi alle piccole e medie imprese tecnologicamente avanzate.

 

Le puntate dell'inchiesta

Introduzione - Monza e Brianza: cosa li rende attraenti?

1 - L'intervista ad Adriano De Maio (Distretto HiTech Brianza)

2 - L'intervista a Stefano Venturi (AD Cisco Italia)

3 - Augusto Abbarchi (SAP Italia)

4 - Pietro Palella (STMicroelectronics)

5 - Giuseppe Crippa (Brianza Plastica)