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Intervista a Beghella Bartoli, direttore tecnico del circuito monzese. Due Gran Premi in Italia sono troppi. E a rischiare col Gp di Roma sarebbe l'occupazione.

 

Giorgio Beghella Bartoli, direttore tecnico del circuito di Monza dal 1983, non si scompone alle notizie di questi giorni.  Da  conoscitore dei fuochi di paglia che girano attorno alla corsa di Monza, sa che è meglio aspettare il corso degli eventi prima di pronunciarsi. Ma sulla possibilità di una coesistenza di due GP in Italia non le manda a dire. E anche sulle cifre in gioco a Roma...

Pensa che una coesistenza tra il GP di Monza e il nuovo di  GP Roma sia impossibile?
Con l’attuale situazione di crisi economica direi di si. Un singolo paese non può sopportare 2 Gran premi nella stessa nazione. In altri periodi, l’Italia aveva Imola in primavera e Monza subito dopo l’estate. Ma adesso la situazione è differente. Negli ultimi anni c’è stata una diminuzione di pubblico ed investitori: nonostante questo, nella sola Europa ci sono 9 Gran Premi, in media uno ogni 1000 kilometri. Roma ha indubbiamente più appeal  di Monza dal punto di vista mediatico, come lo avrebbe New York nel momento in cui decidessero di far correre un Gran premio a Central Park. Ma mi sembra abbastanza chiaro che un’azienda che investe a Roma non verrà a investire a Monza.

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Foto A.M.B.A.C. Veneto

 

Al di là della convenienza economica, mi pare di capire che non ci sarebbero preclusioni da parte della Fia riguardo ad un Gran Premio a Roma.
No, non ce ne sono. Si rischia però di fare indigestione, come quando si mangia troppo.  Monza cercherà in tutte le maniere di avere il suo Gran Premio, ma non è scritto da nessuna parte che il Gp d’Italia debba tenersi qui.  Stiamo parlando però di un’azienda che dà lavoro a 34 persone, e che nel periodo di settembre richiama 3000 addetti, di un marchio il cui valore dà lustro alla città e al territorio. La Sias non è in sofferenza, ma si tratta di un ente che si sostiene senza fondi pubblici. Se le cose dovessero cambiare con due  GP d’Italia e una diminuzione dei profitti,  certo potrebbe cominciare e esserci qualche problema anche per l’occupazione.

A Monza sono mancati gli “appoggi giusti”?
Assolutamente no.  Abbiamo avuto ampie disponibilità da parte di tutti gli enti locali, dal Comune alla Provincia alla Regione.

Il sostegno da parte degli enti locali, però, era scontato. Ci sarebbe da meravigliarsi del contrario.  Ma a giudicare  dagli eventi degli ultimi mesi, forse è mancata la spalla  giusta a Roma.   Prima Malpensa, poi il Gran Premio. Si può ipotizzare in un’ottica di medio periodo che nel giro di quattro-cinque anni  il Gran Premio d’Italia sia trasferito definitivamente  nella capitale.
Non ci sarà nessun trasferimento, Il GP per il momento  è a Monza  e resterà qui. Allo stato, le cose stanno in questo modo.  Quando a Roma si muoverà qualcosa, decideremo sul da farsi.

Si dice che vi siate sentiti, con quelli di Roma.
Non ci siamo sentiti. Con Maurizio Flammini ci conosciamo, è ovvio, perché si tratta  di un ex pilota che dopo il ritiro dalle corse ha cominciato a far l’imprenditore. Ma ognuno va per la sua strada. Mi sembra  che, allo stato, le cifre del gran premio di Roma siano state un po’ gonfiate…

Gli autori di Vorrei
Antonio Piemontese
Antonio Piemontese