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Ore di lezione che forse non aiutano a trovare lavoro ma fanno guadagnare le "scuole". La torta  della formazione è ricca. E qualcuno se ne è  accorto.

L

ungi dall’essere entrata nella parabola discendente, la recessione globale continua a mietere vittime tra i lavoratori. I più colpiti sono quelli a bassa specializzazione, soprattutto nella fascia di età over 40. Per loro, spesso con famiglia a carico, le possibilità di reinserimento sono solitamente minori che per i colleghi più giovani. L’età e l’evoluzione tecnologica hanno messo fuori gioco un’ampia fetta di manodopera, in alcuni casi anche i quadri e persino i dirigenti. La crisi generalizzata ha dunque posto nuove sfide al sistema del welfare e della previdenza sociale.

Sfide che sono state raccolte dal Governo e dalle Regioni, che hanno attivato piani di intervento. In Lombardia il Pirellone, avvalendosi dei fondi strutturali europei 2007-2013, ha messo in piedi il cosiddetto sistema delle “doti”. Si tratta di bonus di entità variabile che ogni lavoratore disoccupato porta, “in dote” appunto, ad enti di formazione accreditati e che vengono erogati direttamente dalla Regione all’ente stesso. In questo modo dovrebbe instaurarsi un meccanismo virtuoso: da una parte il disoccupato viene ri-orientato e formato; dall’altra si crea lavoro nel settore della formazione.

Premettendo che tralasciamo volutamente di occuparci di dote Scuola, meno rilevante ai nostri fini, le due tipologie che riguardano i lavoratori sono dote Formazione e dote Lavoro. Abbiamo preparato alcune schede che permettono di prendere confidenza con la terminologia tecnica che useremo: potete trovarle in fondo all'articolo.

Formare sì, ma per che cosa?

È innanzitutto importante sapere che l’erogazione di ogni dote è subordinata alla predisposizione di un “piano di intervento personalizzato” (PIP) definito dall’utente (il lavoratore) in accordo con l’operatore accreditato scelto (l’ente di formazione).

Sono gli enti stessi a creare percorsi da proporre ai lavoratori in attesa di essere riqualificati. Si tratta di corsi ad hoc che per essere approvati devono essere in linea con le linee guida previste dal Quadro Regionale degli Standard Professionali. Ma i requisiti lasciano un certo margine di discrezionalità; e gli enti accreditati non sempre lavorano seriamente. Può accadere ad esempio che gli enti che dovrebbero aggiornare professionalmente i disoccupati diventino “progettifici” dove si sfornano corsi a raffica col solo fine di fare soldi. Ovviamente, più corsi si progettano, e più iscritti si riescono a raccogliere, più finanziamenti ricevono le strutture. Gli enti percepiscono i fondi in relazione a una percentuale di frequenza dei corsisti che non può essere inferiore al 75 % delle ore totali previste per il corso. Che poi i profili finali siano poco in linea col mercato del lavoro e con le tendenze professionali emergenti, poco importa.

Il vincolo del 75% ha creato un marketing feroce per strapparsi i corsisti, i cui nomi provengono da banche dati e a volte persino dalle università. Ma manca una reale analisi del fabbisogno formativo del territorio. Così ci si ritrova a frequentare insegnamenti completamente inutili dal punto di vista delle prospettive lavorative, che più che riqualificare sembrano essere un modo per ingannare il tempo in attesa che la tempesta passi. A spese dei contribuenti. E che spese. Le “doti” possono raggiungere infatti anche i 4/5000 euro per persona. Chi scrive ha avuto modo di assistere personalmente a svariate telefonate di signorine che proponevano con voce melliflua corsi post-lauream di dubbia valenza formativa con insistenza quantomeno sospetta. “E’ importante che lei ci confermi subito la sua presenza” recitava l’operatrice all’altro capo ai primi segni di indecisione.

Si tratta, spiega chi se ne intende, di un fenomeno più diffuso di quanto si creda. E infatti la disoccupazione all’ombra del Pirellone resta alta. Mentre le ore complessivamente autorizzate a livello nazionale di CIGO, CIGS e CIG in deroga sono 918 milioni, contro i 223 milioni del 2008 (+ 311%), nella sola Lombardia nel 2009 le sole ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria sono state 273 milioni (+492%, erano 46 milioni nel 2008, fonte: CGIL); 12.000 aziende hanno richiesto la cassa in deroga per oltre 90.000 dipendenti; 53.000 sono stati i licenziamenti ufficiali (+90%), mentre il tasso di disoccupazione è aumentato al 5,2% e le persone in cerca di un posto di lavoro sono circa 100.000 in più. Ciliegina sulla torta (indigesta), il 73% delle nuove assunzioni avviene utilizzando forme contrattuali precarie e a tempo determinato.

Le più recenti elaborazioni della Camera di Commercio di Milano su dati Union Camere Prometeia non rallegrano il quadro: le proiezioni parlano di una ripresa dell’economia per il 2010, trainata soprattutto dalla domanda estera, ma di strascichi negativi per chi cerca lavoro. La disoccupazione, insomma, resterà alta. Il business della formazione fa guadagnare chi la fa, ma (non sempre) chi la riceve.

 

Piccoli e grandi misteri

Non è tutto. La “dote ammortizzatori sociali in deroga”, che mirava a integrare politiche del lavoro attive e passive ed è destinata ai soggetti con contratti atipici, pone diversi problemi. Esempio: un’azienda in crisi chiede la cassa integrazione in deroga alla Regione dopo aver siglato un accordo sindacale. Ai suoi dipendenti consegna copia dell’Accordo e la famosa DID (Dichiarazione di Immediata Disponibilità all’impiego) nella quale si esplicita che ogni singolo lavoratore ha 45 giorni di tempo per rivolgersi ad un ente accreditato e sottoscrivere il Piano di Intervento Personalizzato (PIP).

Ma è importantissimo sapere che l’indennità della CIG in deroga è strettamente collegata alla sottoscrizione del Piano: insomma chi non lo fa, non prende i soldi che gli spetterebbero. Servirebbe una campagna di informazione capillare. Invece le informazioni che “girano” al riguardo sono scarse. E’ facile rendersene conto facendo un giro tra i lavoratori fuori dalla agenzie interinali. Si è così venuto a creare un sistema che responsabilizza il lavoratore, ma per nulla le imprese. Le aziende sono tutelate da subito, mentre i lavoratori devono attivarsi in autonomia, spesso con informazioni lacunose e contraddittorie. Anche le informazioni  disponibili sul  sito web della Regione servono a molto: la gran parte dei lavoratori che accede ai corsi non sa neanche accendere un PC quando arriva. Riesce a stento a compilare autonomamente i questionari di customer satisfaction somministrati alla fine del percorso.

E si ripropone la solita vecchia storia. Molti datori di lavoro approfittano alla grande egli ammortizzatori sociali in deroga. Vista la crisi generale, è possibile chiedere la cassa anche in via preventiva. Ma molte ditte fanno richiesta di CIG in deroga pur non avendone realmente bisogno: in questo modo pagano meno stipendi, mentre i lavoratori vengono messi in CIG a rotazione, magari solo con una piccola riduzione d’orario. Morale della favola, ai dipendenti viene chiesto di fare in 6 ore esattamente quello che prima facevano in 8. Chi ha bisogno di lavorare, naturalmente, non protesta, né si lascia avvicinare facilmente. Potere della crisi.

La crisi, come una livella, ha riportato tutti sullo stesso piano. Le aziende familiari, ad esempio, mettono in CIG i dipendenti italiani e gli extracomunitari, ma non i titolari e i figli dei titolari (dipendenti pure loro), che invece continuano a ricevere lo stipendio pieno. E non è tutto. Esistono aziende che hanno dichiarato lo stato di crisi, hanno chiesto ed ottenuto la CIG in deroga per i propri dipendenti a tempo indeterminato - che si sa costano parecchio - per poi assumere un venditore esterno a partita IVA. Uguale, meno costi per l’azienda.

Conclusione

Troppe buone intenzioni, verrebbe da dire, possono portare al fallimento. Fatti salvi i propositi che animano il sistema delle “doti”,  va da sè che qualcosa, nella maniera in cui è stato realizzato, non funziona. L'idea sarebbe intelligente: riqualificare i disoccupati per inserirli nuovamente sul mercato del lavoro aggiornati. Ma servono maggiori controlli per evitare che una serie di opportunità diventi un'occasione di business per i professionisti dell'investimento. Una strada  inevitabilmente destinata ad allargarsi. Intanto, nell’attesa che la bufera passi, restano le statistiche a parlare. E i numeri, nella loro freddezza, non sono confortanti.

 

Dote Formazione


La Dote Formazione è un insieme di risorse destinate alla persona per favorirne l’occupabilità e garantirle la possibilità di rafforzare le proprie conoscenze e competenze.  Permette di accedere  a servizi di formazione all’interno del sistema di istruzione e formazione professionale regionale per aggiornarsi, acquisire nuove conoscenze e abilità e rimanere competitivi nel mercato del lavoro.

La Dote Formazione permette di  fruire di uno o più sistemi formativi erogati da un operatore accreditato dalla Regione per la formazione per una durata massima di 12 mesi complessivi a partire dalla data di assegnazione. Il valore della Dote Formazione varia in funzione della durata e della tipologia dei corsi scelti, per arrivare a un massimo di 5000 euro complessivi. Per accedere alla dote formazione è necessario essere residenti o domiciliati in Lombardia, avere un’età inferiore ai 64 anni alla data di invio della domanda.  Si deve possedere inoltre uno dei seguenti requisiti:

1. - essere inoccupati di età non superiore a 35 anni e in possesso di attestato di IV annualità, diploma di scuola secondaria superiore o laurea;
2. - essere imprenditori o titolare di piccole imprese da 1 a 49 dipendenti  che hanno intrapreso un’attività prima del 2009;
3. - essere lavoratori autonomi di età non inferiore ai 40 anni che hanno intrapreso un’attività autonoma dopo essere stati espulsi dal mercato del lavoro nel corso del 2009, presso un’azienda diversa da quella di provenienza.


Una persona può essere titolare di una sola dote (Formazione  o Lavoro) nello stesso anno solare.

La Dote Formazione o la Dote Lavoro non sono cumulabili con altre doti richieste negli anni precedenti, i cui Piani di Intervento Personalizzati non siano ancora conclusi.

Per accedere ai servizi previsti dalla Dote Formazione, i destinatari inoccupati devono rilasciare apposita Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DID) e copia del titolo di studio. Nel caso di titolo acquisito all’estero, la persona dovrà fornire titolo equipollente a quelli rilasciati da istituzioni italiane, con traduzione asseverata del titolo.

Fonte: Regione Lombardia.

 

 

PIP (Piano di Intervento Personalizzato )

Il PIP descrive il percorso che la persona può realizzare grazie alla Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali e indica i servizi utili a raggiungere gli obiettivi di inserimento professionale o di miglioramento delle competenze. Gli interventi e i servizi indicati dal PIP devono essere coerenti con i fabbisogni professionali connessi all’evoluzione del profilo aziendale e coinvolgere attivamente l’azienda nella segnalazione dei profili e degli ambiti di specializzazione necessari.

Inoltre il PIP, e le attività in esso previste, devono risultare coerenti con le indicazioni eventualmente contenute nell'Accordo sindacale aziendale (o territoriale/settoriale) o con le Intese eventualmente definite da parte degli Organismi di concertazione.

La progettazione del Piano di Intervento Personalizzato deve tener conto pertanto della condizione contrattuale e occupazionale del beneficiario e ne valorizzerà l’esperienza e le competenze.

Tutto il processo di redazione del PIP è realizzato dall'operatore attraverso il sistema informativo. Una volta completata la compilazione del PIP e della documentazione necessaria per la domanda della Dote Lavoro, l’operatore invia tutti i documenti sottoscritti (da destinatario e operatore) per via telematica a Regione Lombardia.

Il PIP potrà essere inviato a partire dal primo giorno di effettivo avvio della CIG e non oltre il 45°. La data di inizio del periodo di sospensione deve essere indicata nella domanda di partecipazione.


Realizzazione del PIP


Ricevuta la comunicazione di accettazione del PIP tramite il Sistema Informativo Regionale il destinatario della dote e l’operatore possono avviare le attività previste all’interno del piano. Tutte le attività realizzate saranno registrate sul Sistema Informativo da parte dell’operatore. Il lavoratore sospeso è tenuto al rispetto del PIP sottoscritto con l’operatore e alla partecipazione attiva ai servizi definiti all’interno del PIP.

La Regione Lombardia potrà disporre la chiusura dell’avviso nel caso di esaurimento delle risorse disponibili.

Fonte: Regione Lombardia

 

 

Dote Lavoro

La Dote Lavoro punta a favorire l’occupazione e ad accompagnare la persona nell’inserimento e reinserimento lavorativo o nella riqualificazione professionale.  Permette, infatti,  alla persona di accedere a servizi di formazione e inserimento lavorativo finalizzati all’ingresso o al rientro nel mercato del lavoro, erogati da un operatore accreditato, per un valore massimo di 3000 euro.

La Dote Lavoro fornisce inoltre un sostegno economico per favorire la partecipazione ai percorsi di reinserimento.

All’interno di questo massimale, la persona potrà fruire di servizi al lavoro per un valore minimo di 500 euro e un valore massimo complessivo di 1500 euro.

I destinatari disoccupati possono richiedere un’indennità di partecipazione, fino ad esaurimento delle risorse disponibili.


Una persona può essere titolare di una sola dote (Formazione  o Lavoro) nello stesso anno solare.  La Dote Formazione o la Dote Lavoro non sono cumulabili con altre doti richieste negli anni precedenti, i cui Piani di Intervento Personalizzati non siano ancora conclusi.


La Dote Lavoro si rivolge ai cittadini residenti o domiciliati in Lombardia di età inferiore ai 64 anni in possesso delle seguenti caratteristiche.


-       inoccupati: persone alla ricerca di occupazione

-       disoccupati: lavoratori espulsi dal mercato del lavoro che non percepiscono o indennità di    disoccupazione o altre indennità connesse alla posizione occupazionale;

-       disoccupati ex collaboratori a progetto di aziende in crisi;

-       disoccupati iscritti nelle liste di mobilità  e non percettori di indennità.


Per accedere ai servizi previsti dalla Dote Lavoro, le persone devono rilasciare apposita Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID). Non possono accedere a questa dote i disoccupati che percepiscono indennità di disoccupazione o altre indennità connesse alla posizione occupazionale, rientranti nel target della Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali.

Fonte: Regione Lombardia

 

 

Dote Lavoro e  ammortizzatori sociali in deroga



Gli Ammortizzatori Sociali in deroga sono strumenti che garantiscono le tutele previste dagli ammortizzatori sociali ordinari (Cassa Integrazione Guadagni, Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, e Indennità di Mobilità) a tutti i lavoratori subordinati, compresi apprendisti, lavoratori con contratto di tempo determinato, interinali e a domicilio.


La Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali è una seconda linea di Dote Lavoro che affianca e amplia la platea dei destinatari della Dote Lavoro, permettendo ai lavoratori destinatari degli Ammortizzatori Sociali in deroga di fruire di servizi personalizzati finalizzati al reinserimento lavorativo e all’innalzamento delle proprie competenze.  Viene così realizzata un’integrazione tra politiche attive per il lavoro e politiche passive. Il trattamento di sostegno al reddito previsto dagli Ammortizzatori Sociali in deroga e la Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali sono inscindibili. Chi rinuncia ai servizi offerti dalla dote perde anche i benefici economici.


Tutti i lavoratori subordinati sospesi dal lavoro per crisi aziendale (apprendisti, interinali e lavoratori a domicilio compresi) potranno ricevere un trattamento di sostegno al reddito e la Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali in deroga. Grazie a quest’ultima, il cittadino ha la possibilità di partecipare a percorsi di formazione, riqualificazione professionale e reinserimento lavorativo offerti dalla rete dei centri accreditati dalla Regione.


La CIG in deroga



La Cassa Integrazione Guadagni in deroga è un sostegno attivo per operai, impiegati e quadri sospesi dal lavoro che non hanno accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria (Cigo e Cigs).  Sostiene economicamente anche apprendisti, lavoratori interinali e a domicilio.  La durata massima dei trattamenti è di 12 mesi complessivi, anche nel caso di utilizzo di più ammortizzatori in deroga.


L’ammontare della CIG in deroga  può arrivare  fino all’80% della retribuzione.   Questa forma di sostegno economico sarà erogata dall’INPS.  Per ottenerlo il lavoratore deve aver sottoscritto una dichiarazione di immediata disponibilità  (DID) al lavoro e a partecipare a percorsi di politiche attive del lavoro.


A chi si rivolge la CIG in deroga

La CIG in deroga è destinata alle imprese e ai lavoratori dipendenti, cioè con un contratto di lavoro subordinato, compresi apprendisti, somministrati/interinali e lavoratori a domicilio.

In particolare possono accedere alla CIG in deroga:

* lavoratori dipendenti da datori di lavoro titolari di unità operative anche artigiane e cooperative, in stato di crisi e non rientranti nei requisiti d’accesso ai trattamenti previsti dalla legislazione ordinaria per le sospensioni dell’attività lavorativa (CIGO e CIGS);
* lavoratori dipendenti da imprese, anche artigiane e cooperative, in stato di crisi che presentino domande in deroga ai limiti di durata dei trattamenti previsti dalla legislazione ordinaria per le sospensioni dell’attività lavorativa.

Come si accede alla CIG in deroga

Per accedere alla CIG in deroga il lavoratore deve firmare, davanti al datore di lavoro, la Dichiarazione d’immediata disponibilità (DID) a seguire percorsi di riqualificazione professionale e a essere immediatamente disponibile ad aderire a una proposta di lavoro congruo (questa ultima ipotesi solo per i lavoratori in cassa integrazione senza possibilità di rientro).

Contestualmente il lavoratore s’impegna ad accettare una Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali. L’accettazione di questa Dote si completerà con la sottoscrizione da parte del lavoratore di un Piano d’Intervento Personalizzato (PIP) presso un operatore accreditato entro 45 giorni dalla data di sospensione in CIG.

Raccolte le DID dei lavoratori il datore di lavoro presenta le domande di CIG in deroga alla Regione e all’INPS.

La non partecipazione ai percorsi di formazione/riqualificazione o il rifiuto di congrue offerte di lavoro comportano la decadenza di tutti i benefici connessi all’intervento (Dote Lavoro e sostegno al reddito)


La Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali


Il lavoratore che beneficia della CIG in deroga è tenuto ad accettare una Dote Lavoro Ammortizzatori sociali. Lo deve fare aderendo a una proposta che gli venga formulata, in base all’accordo sindacale che è stato sottoscritto per potere accedere alla Cassa integrazione in deroga, ovvero in base ad eventuali accordi sindacali territoriali e/o settoriali.

Nel caso in cui gli accordi di cui sopra non lo prevedano, può aderire in uno dei modi seguenti:

* può contattare gli operatori accreditati della Regione Lombardia e aderire alle proposte che essi siano in grado di comunicargli. L’elenco degli operatori è disponibile sul sito di Regione Lombardia nella sezione “Operatori” o telefonando al numero verde 800 318 318;
* può aderire a una proposta che gli pervenga, formulata sulla base degli obiettivi e indirizzi definiti in intese territoriali sottoscritte da associazioni aderenti alle organizzazioni firmatarie dell’Accordo quadro sugli ammortizzatori in deroga del 4 maggio 2009;
* può aderire a una proposta che gli pervenga direttamente da un operatore accreditato.


La proposta scelta o accettata dal lavoratore è formalizzata in un Piano di Intervento Personalizzato (PIP) che definisce, sulla base dei suoi bisogni specifici (aggiornamento, formazione, riqualificazione, ricerca di un nuovo lavoro), gli interventi e i servizi più adeguati ai quali il lavoratore deve partecipare.


Come richiedere la Dote Lavoro Ammortizzatori Sociali


Il lavoratore deve rivolgersi a un operatore accreditato per i servizi al lavoro per stipulare il Piano di Intervento Personalizzato (PIP). Il PIP può essere inviato a partire dal primo giorno e non oltre il 45° giorno dalla data di sospensione in CIG.

Se lo desidera, prima di farlo può accedere al Sistema Informativo regionale e inserire i dati del proprio profilo per verificare se possiede i requisiti necessari ad ottenere la Dote.

Documenti necessari

Per richiedere la Dote bisogna recarsi dall’operatore scelto muniti dei seguenti documenti:

* Carta Regionale dei Servizi (CRS) con relativo Pin oppure, in mancanza di CRS, un documento di identità in corso di validità e il codice fiscale;
* copia della DID e dell’adesione all’Offerta di servizi sottoscritta insieme alla DID.


Fonte: Regione Lombardia

Gli autori di Vorrei
Antonio Piemontese
Antonio Piemontese