In terra di ndrangheta Monsignor Bregantini diede vita nel 94 ad una rete che oggi conta 14 coop e 135 soci-lavoratori
Oggi si parla tanto di social network, di reti sociali. Ce n’è una, non virtuale, che ha una particolare valenza e potenzialità, che ho visitato recentemente, e che invito tutti (specialmente i calabresi sparsi nel mondo) ad aiutare a sopravvivere e a svilupparsi: il Consorzio Goel nella Locride, sulla costa jonica della Calabria.
E’ nato a partire dagli anni novanta grazie all’impulso di Monsignor Bregantini, vescovo mandato nel 1994 a presiedere la diocesi di Locri-Gerace, un trentino doc che si innamorò subito della Calabria e dei suoi abitanti.
Goel riunisce diverse cooperative, ciascuna focalizzata su un compito preciso: servizi sociosanitari, prevenzione e recupero di minori a rischio, assistenza domiciliare, cura e inserimento lavorativo di disagiati e malati mentali, ma anche attività economiche come turismo, agricoltura, moda, fino alla consulenza per la creazione d’imprese.
Si tratta di 14 cooperative, con 135 soci-lavoratori, con un fatturato aggregato di 1 milione 380 mila euro.
Ma oltre a presiedere a una rete locale, Goel è inserita in reti più vaste: una “Alleanza”, anch’essa calabrese, composta di 720 enti con 2970 persone coinvolte, e il Consorzio CGM, la più grande rete di cooperative sociali italiane, con 20 mila soci lavoratori e 36 mila occupati complessivi. Goel intrattiene inoltre rapporti di cooperazione particolari, come il Consorzio Con-Solida di Trento.
In generale, l’obiettivo che accomuna le cooperative consiste nell’aiuto a persone, soprattutto ai giovani, minacciate dalla esclusione, dalla disoccupazione, dallo sviamento criminale, a impegnarsi in “qualcosa che vale”. In un’ottica non assistenziale, ma produttivistica e imprenditoriale.
La matrice di tutta la rete è cattolica, e fa capo a un progetto (progettp Policoro) istituito dalla Conferenza Episcopale Italiana, promotrice delle Settimane sociali la cui 46esima edizione si terrà proprio a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010.
Tuttavia il nome, lo statuto e le iniziative del Consorzio Goel esprimono un intento esplicitamente civile e politico. In ebraico, Goel significa “redento”. E forse, della Calabria si può dire che è l’ultimo territorio irredento d’Italia: non dallo straniero, ma dalla criminalità.
L’Alleanza di cui Goel fa parte si pone come obiettivo la liberazione dalla ‘ndrangheta e dalle massonerie deviate. Esemplare è un facsimile di una scheda elettorale diffusa per le elezioni del 2008, che si articola in dieci principi: 1. Il voto è mio; 2. Mi informerò sui candidati e sui partiti; 3. Non farò campagna elettorale per nessuno; 4. Non darò il mio voto a nessuno in cambio di favori; 5. Non voterò per chi ha subito condanne; 6. Non voterò per chi è votato dai mafiosi; 7 Non voterò chi ha sprecato i soldi pubblici; 8. Non seguirò le indicazioni della mia famiglia; 9. Fiducia ai giovani e alle donne; 10. Vota sempre, comunque.
E’ facile immaginare che, date queste premesse, la vita do Goel non è stata e non è facile. Nel 2007 i terreni confiscati alla ‘ndrangheta e coltivati a frutti di bosco dalla cooperativa Valle del Bonamico sono stati avvelenati.
Ma il problema maggiore è costituito dalla sottile e continua azione di denigrazione a cui Goel è sottoposto. Come Roberto Saviano non si stanca di ripetere, il primo strumento di cui le mafie si servono per distruggere i loro avversari è la disinformazione, la denigrazione, i dossier falsi, la calunnia su di essi. Purtroppo l’opinione pubblica è molto esposta a questa azione, per paura o per senso di colpa rispetto a chi mette in gioco la propria vita per affermare scomodi principi etici, tra cui in primis la libertà.
Così, non è difficile sentir dire dai benpensanti che “quelli là” agiscono per proprio interesse, per protagonismo, addirittura che sono essi stessi in combutta con la ‘ndrangheta (rispetto a quest’ultima insinuazione un cooperatore, che si occupa del reinserimento dei carcerati, mi ha detto: “noi non distinguiamo tra i carcerati per reati di ‘ndrangheta e quelli per altri reati”. E un altro ci ha fatto rilevare che spesso è sufficiente procurare a un giovane un lavoro normale per sottrarlo al lavoro criminale). Più che dalla ‘ndrangheta, Goel è attaccata e isolata dal “fuoco amico”, addirittura di ambienti religiosi.
Ho incontrato Manuela Sfondrini, direttrice della cooperativa Alba Chiara che si occupa di “turismo responsabile”, a Gioiosa Marina, nel laboratorio della cooperativa Aracne, una sala piena di macchine per cucire ma con tre sole operatrici presenti. Mi è stato spiegato che avevano appena terminato una collezione di abiti ecologici con filiera tutta calabrese, consegnata per la settimana della moda a Milano, in corso in questi giorni. Alla collezione, (logo “Cangiari”, che significa “cambiare”, e slogan “Beauty is Different”), hanno lavorato stilisti giovani, con il contributo di Versace.
Alla domanda: “Cosa possiamo fare dalla Brianza per collaborare?”, la risposta è stata: “Impegnatevi anche voi dalle vostre parti, perché ce n’è bisogno”. Nessun accenno a contributi economici, che evidentemente non dovrebbero essere sgraditi dato il tipo di economia che caratterizza tutta la rete!
Nel 2008 Mons. Bregantini è stato destinato ad altra sede. Molto si è discusso su questo trasferimento: chi lo ha attribuito a un giudizio negativo sul suo operato da parte della gerarchia ecclesiastica, chi invece lo ha spiegato come un normale avvicendamento diretto ad evitare un eccessivo attaccamento di un prelato ai problemi materiali di un dato territorio.
Un religioso del luogo, con cui ho avuto occasione di scambiare poche parole, mi ha detto: “Mons. Bregantini ha operato bene, ma soprattutto sul piano sociale. Forse avrebbe dovuto ricordare maggiormente che la missione della Chiesa non è tanto sociale, quanto spirituale”.
E’ probabile. Ma mercoledì scorso ho avuto l’occasione di ascoltare e interloquire con Bregantini in persona, a Milano, all’auditorio di S. Marco gremito al massimo, per un discorso in cui l’azione pratica veniva ricondotta rigorosamente e continuamente ai dettami evangelici ed ecclesiali, senza cesure.
Goel continua oggi la sua opera, pur senza il sostegno diretto del grande vescovo che ha contribuito a fondarlo.
E’ sempre bene che le realtà sociali, e ancor più quelle economiche, viaggino con le proprie gambe, specie quelle a carattere economico. Ma se il contesto in cui operano è ostile, possono aver bisogno di stampelle che in ambienti più limpidi sarebbero non necessarie o addirittura dannose. il poter dimostrare che non operano in solitudine, che hanno alle spalle strutture e mezzi robusti, è essenziale per controbattere i malintenzionati.
Per questo mi sento di fare propaganda per Goel.