Prima tappa: il ridimensionamento della Carrier di Villasanta
Con questo articolo la rivista Vorrei inizia un percorso di osservazione delle trasformazioni produttive in atto nei territori della Brianza. Dopo aver trattato in questo numero una delle aziende storiche dell'industria manifatturiera, la Carrier di Villasanta, si proseguirà con la Ibm e la Celestica di Vimercate, la Star e la St di Agrate, ripercorrendo anche un profilo storico delle aziende, con l'ambizione di narrare e cogliere il senso delle mutazioni in atto. Nei servizi saranno inserite anche interviste e reportage dei lavoratori coinvolti direttamente.
La Carrier ridimensionata a un solo stabilimento:
il peggio è passato, ma il futuro rimane incerto
e si continua a navigare a vista
È
abbastanza comprensibile lo stupore di un viaggiatore saltuario che, arrivando a Villasanta proveniente da Concorezzo o da Viale Monza, vede affisso sul capannone oltre la rotonda un nuovo marchio, Tagliabue Gomme, al posto di quello storico - Carrier - a cui l'occhio fugace dell'osservatore automobilistico era abituato. Il progetto di ridimensionamento del sito produttivo di Villasanta, in gestazione per diversi anni, è stato attuato e fortunatamente il capannone, nominato dai dipendenti “lo stabilimento nuovo”, ha trovato un acquirente che ha deciso di investire cospicue risorse, generando così ricadute positive sull'occupazione. Di questo ci scrive Luca Ornago, direttore de Il Punto di Villasanta.
Dal 1992 ad oggi: da 1200 dipendenti a 350, quasi un terzo. Il percorso è stato scandito da ben 7 mobilità.
E' una crisi molto grave quella della Carrier, la multinazionale che acquisì la Delchi, fabbrica villasantese di condizionatori d'aria con 100 anni di storia, che raggiunse negli anni '80 un periodo di floridezza con oltre 1200 lavoratori impiegati a tempo indeterminato. A partire dal 1992 fu avviato un processo di continuo ridimensionamento produttivo. "La politica del carciofo" cosi la definì la rappresentanza sindacale aziendale: dei 1200 dipendenti ne rimangono 350, quasi un terzo. Il percorso è stato scandito da ben 7 mobilità, fino ad ora concordate, usando soprattutto la mobilità volontaria, in pratica un accompagnamento alla pensione e da parte dell'azienda sono stati utilizzati alcuni incentivi alle dimissioni volontarie. Le tappe del dimagrimento sono state indirizzate dalle scelte strategiche dalla multinazionale americana. Dopo l'acquisto e la fusione con altri siti italiani, il sito di Villasanta fu destinato alla produzione di assemblaggio dei prodotti split e portatili, mentre fu trasferito in Francia il reparto più antico e di eccellenza, la produzione dei climatizzatori industriali. La gamma dei prodotti, di media e piccola grandezza legò in gran parte la produzione alle condizioni climatiche, alla delocalizzazione e ad alcune esternalizzazioni. L'azienda fece quindi un massiccio ricorso di lavoratori stagionali in diverse tipologie contrattuali.
Dopo aver concentrato tutta l'attività produttiva nello stabilimento di via Sanzio, la Carrier ha ripreso a sperare nel futuro, ma tuttavia non ci sono certezze sulla durata e lo sviluppo produttivo. La causa principale risiede nella crisi globale dei mercati, a cui la società multinazionale è esposta con aziende dislocate in tutto il mondo. Il sito produttivo di Villasanta, dopo il sostanzioso ridimensionamento in termini produttivi e occupazionali, per ora naviga a vista e cerca di adeguarsi alla schizofrenia del mercato, tentando di riorganizzarsi con una struttura produttiva più snella e flessibile. Rimane invariata la “Spada di Damocle”, ovvero quella configurazione manageriale che assegna alla Francia il centro decisionale per gli interessi della Utc in Europa, società proprietaria della Carrier: c'è il timore che in caso di peggioramento della crisi la direzione francese privilegi la salvezza dei siti produttivi d'oltralpe a scapito del sito italiano.
Tagliabue Gomme lontana dalla crisi
Un marchio storico del commercio brianzolo ha trovato a Villasanta l’area idonea per lo sviluppo di nuove risorse e l’installazione di una sede all’avanguardia nel proprio settore. Non è passata inosservata, là dove c’era la Delchi-Carrier, l’apertura, lo scorso 7 settembre, della moderna sede di Tagliabue Gomme Gross Srl, famoso distributore di pneumatici monzese. 60.000 mq, di cui 22.000 coperti; 90 dipendenti, un magazzino capace di 450.000 pneumatici (tra i più grandi d’Italia) con una potenzialità di scarico di 15.000 gomme al giorno ed una capacità di consegna di 1.000 all’ora; un software gestionale (per allocazione, picking e carico) brevettato dall’azienda: questi i numeri di un insediamento che segna per Tagliabue Gomme l’inizio di una nuova sfida targata Villasanta. Di sfide è puntellato il cammino dell’azienda sorta nel 1923 e capace di raggiungere nel 2010 i 56 milioni di fatturato, pari a circa 900.000 pneumatici per autovettura, motociclo e trasporto leggero. In Lombardia, un veicolo su due, monta pneumatici Tagliabue. Sembra uno slogan. È la verità familiare costruita attraverso la passione e l’intraprendenza degli albori, la lungimiranza dei “Fabulous 60’s” e l’innovazione della last generation ben rappresentata da Carlo e Andrea, cugini e nuovi capitani d’industria.
La vita in Carrier nell'epoca della crisi produttiva
Abbiamo chiesto a Ornella Fedeli, rappresentante Fiom-Cgil alla Rsu Carrier e a due lavoratrici, un'operaia e un'impiegata, come vivono questa fase di crisi. Dopo un lungo periodo di Cassa Integrazione Guadagni Speciale e le dimissioni volontarie di circa 200 dipendenti, il ricorso alla Cigo ( la cassa cosiddetta ordinaria ) sembra essersi cronicizzato, o peggio inserito in pianta stabile nell'orario di lavoro.
Ornella: c'è molta indifferenza per i problemi dei lavoratori.
sono molto preoccupata, nel corso di questa crisi vengono sistematicamente attaccate le conquiste contrattuali frutto di lunghe e faticose lotte, portate avanti dai lavoratori degli anni '70
Sono molto preoccupata, nel corso di questa crisi vengono sistematicamente attaccate le conquiste contrattuali frutto di lunghe e faticose lotte, portate avanti dai lavoratori degli anni '70. La generazione di lavoratori attuale è profondamente diversa da quella precedente, che ormai è quasi scomparsa dal mondo del lavoro ed è composta essenzialmente di persone entrate in attività negli anni '80, quando cominciavano a prevalere forme di individualismo nelle relazioni sociali, che ora hanno raggiunto un ulteriore stadio verso il disinteresse generalizzato. Sono investita quotidianamente da una molteplicità di problematiche, l'età media dei lavoratori si è elevata a causa del blocco del turnover; attualmente in fabbrica è prevalente una larga fascia di quarantenni, in cui sono anche in aumento le problematiche psico-fisiche, essendosi l'attività produttiva concentrata sull'assemblaggio di semilavorati, che parcellizzano il lavoro in operazioni ripetitive e aumentano di conseguenza l'esposizione verso alcune patologie fisiche. Con tutto quello che accade a livello nazionale, come ad esempio l'attacco che sta operando la Fiat sul contratto di lavoro oppure le non politiche sul lavoro, perpetuate anche qui nei nostri territori brianzoli soggetti a massicce riduzioni di posti di lavoro, mi aspetterei un minimo di reazione da parte dei lavoratori. Invece prevale l'indifferenza e la rassegnazione, l'interesse esclusivo per il proprio ambito personale, forse anche favorito dall'altrettanto disinteresse della politica e anche dall'azione poco incisiva e a volte deludente dei partiti di sinistra, che storicamente hanno rappresentato gli intessersi e i bisogni dei lavoratori. Il peso economico della crisi non viene avvertito in egual misura: ci sono infatti diversi casi particolari, soprattutto con problemi famigliari o di salute, in cui le difficoltà diventano anche molto critiche.
Elisa: insensibilità delle istituzioni e dell'azienda.
in queste vicende ho percepito una grande insensibilità sia del datore di lavoro ma anche e soprattutto delle istituzioni
La prima parte della Cigs è stata abbastanza pesante, il mio lavoro era infatti regolato in regime di part-time, quindi la cassa integrazione, soprattutto nei mesi estivi, ha decurtato notevolmente lo stipendio. A partire da gennaio 2010 l'azienda ha unilateralmente modificato il contratto, riportandolo a regime di tempo pieno. Il contratto part-time mi era molto utile per l'organizzazione famigliare, ma l'azienda aveva acconsentito solo a un forma non a tempo indeterminato, perché questa tipologia di contratti non le era molto congeniale. La modifica del contratto mi ha creato altri e nuovi problemi, ad esempio con la scuola di mio figlio: dopo avere abitato a Villasanta praticamente da sempre, mi sono trasferita con la famiglia ad Arcore. A settembre dello scorso anno la scuola Oggioni, in cui abbiamo pensato di lasciar completare gli studi il nostro ragazzo, per non creargli troppi disagi di cambiamento, ha modificato gli orari, spostando l'entrata alle 8.30, cioè dopo l'orario di apertura del giornaliero in Carrier e ha anche eliminato il servizio per il trasporto degli alunni. A nulla è valsa la protesta dei genitori: nonostante abbiamo manifestato anche con una numerosa raccolta firme, né la scuola né l'amministrazione comunale hanno accolto l'esigenza. Peraltro il servizio pullman è a pagamento e non incide sulle casse comunali. Il cambiamento degli orari mi ha costretto a utilizzare permessi non retribuiti, trovandomi nella condizione di dover accompagnare il figlio in orari sfasati. E' spiacevole dirlo, però in queste vicende ho percepito una grande insensibilità sia del datore di lavoro ma anche e soprattutto delle istituzioni. La scuola di oggi appare sempre di più come una scuola di classe, in cui riescono ad andare avanti solo i ragazzi delle famiglie benestanti. Ecco, forse anche in questi aspetti ci sono ripercussioni poco “narrate”di questa crisi.
Emma: più sobrietà nei consumi, per difendersi dal minor reddito.
permane un po di preoccupazione rispetto alle prospettive future dell'azienda
Personalmente non ho avvertito eccessivamente la crisi; nei primi mesi ho dapprima usato le ore di ferie al posto della Cigs, attenuando in questo modo la riduzione dello stipendio. Anche se mio marito è stato interessato a sua volta dalla cassa integrazione, abbiamo avuto la fortuna che nostra figlia ha trovato un impiego stabile, cosa molto rara di questi tempi, gravando di conseguenza meno sul bilancio famigliare. Durante l'inverno l'incidenza della Cigs sullo stipendio ha cominciato a farsi sentire di più. Tuttavia la quantità, nell'ordine di 150 euro mensili, siamo riusciti ad assorbirla con uno stile di vita più sobrio, eliminando il superfluo e non concedendoci lussi, come andare al ristorante o fare viaggi. E' difficile stabilire in generale quanto pesi questa crisi: mi sembra di vedere molte persone continuare a sprecare risorse in cose di cui si potrebbe fare a meno. Forse c'è un modello culturale da cui bisognerebbe imparare a difendersi. Mi riferisco a quella tendenza mediatica che spinge le persone ad attivare prestiti e mutui per le cose più disparate, dai viaggi, alle vacanze, all'acquisto di beni onerosi, spesso eccessivi, che in qualche modo creano un'illusione consumista. Non so quanto questa mia testimonianza possa essere indicativa di uno stato generale della condizione dei lavoratori, peraltro mi trovo anche ad essere in quella piccola parte della popolazione che si prodiga gratuitamente nel volontariato dell'economia solidale. Comunque permane un po di preoccupazione rispetto alle prospettive future dell'azienda.
La storia
Dalla dell'Orto alla Carrier: una storia prestigiosa
di produzione industriale a Villasanta
Willis Haviland Carrier è considerato l' inventore della scienza e della tecnica del moderno condizionamento dell'aria: nel 1902 realizza il primo impianto di climatizzazione modificando una semplicissima stufa a vapore, in modo che ricevendo acqua fredda facesse circolare aria fredda per mezzo di un ventilatore.
Iscritta all’Albo delle imprese storiche della Camera di Commercio della Brianza, la Carrier prosegue la tradizione della Delchi, una società produttrice di sistemi di ventilazione, riscaldamento e servizi fondata nel 1908 a Milano con il nome Dell'Orto dagli ingegneri A. Chieregatti e A. Donesana, esattamente sei anni dopo l'invenzione di Willis Carrier.
Durante la prima guerra mondiale si specializza nella costruzione di stufe da campo. Nel 1935, la società, legata anche a Aerimpianti, poi ceduta nel 1962 alla società Ansaldo S.Giorgio del gruppo Finmeccanica, cambia nome in Dell'Orto Chieregatti ed aggiunge al suo scopo societario anche gli impianti di condizionamento, producendo a Milano nel 1939 il lavoro del primo sistema di aria condizionata.
Nel 1943 durante la seconda guerra mondiale la fabbrica venne distrutta completamente e si sposta per breve tempo a Mariano Comense. Il 1945 è un anno fondamentale: il figlio del fondatore, Luigi Chieregatti, crea un nuovo sito produttivo a Villasanta, dove attualmente sorge lo stabilimento Carrier. Nel 1952 viene firmato dalla Dell 'Orto Chieregatti un accordo di licenza con White-Westinghouse per la produzione e la vendita di impianti di climatizzazione. Grazie al boom del dopoguerra nel settore delle costruzioni e il crescente interesse per il comfort residenziale, amplia il mercato per i sistemi di condizionamento dell'aria e vince prestigiose committenze per i teatri alla Scala di Milano e La Fenice di Venezia. La società installa impianti di condizionamento non solo in molti alberghi di lusso ed edifici commerciali, ma anche fornisce il sistema di ventilazione per il traforo del Gran San Bernardo, per l'atmosfera confortevole nel transatlantico "Raffaello" e gli impianti del Palaeur di Roma.
Nel 1966 un nuovo cambio di nome: l’azienda viene chiamata Delchi, contrazione dei nomi Dell’Orto e Chieregatti e vive una decade di rapida espansione come produttrice di sistemi all’avanguardia. Grazie alla continua crescita negli anni '60, l'azienda diviene rapidamente il principale fornitore di aria condizionata e di sistemi di riscaldamento sul mercato italiano. Nel 1968 la Westinghouse ne fa il principale fornitore per l'Europa, Medio Oriente e Africa. I primi anni '70 sono una fase di forte espansione con la realizzazione di un secondo impianto di produzione in Villasanta. Nel 1976 la società statunitense si ritira completamente dal business di aria condizionata e pone in vendita la quota societaria al gruppo Delchi Nocivelli. Fino al 1983 la Delchi si sviluppa come il più importante produttore di sistemi di condizionamento dell'aria in Europa.
Nel 1983 la Carrier acquisisce la Delchi con il 51% per cento delle azioni, formando la joint venture Delchi Carrier e completa l'acquisizione nel 1986 con il 100% del pacchetto azionario. La Società diventa prima Delchi-Carrier e successivamente, nel 1996, acquisisce definitivamente il nome Carrier S.p.A., proseguendo il suo cammino nella specializzazione di prodotti con funzionalità tecnologicamente avanzate. Dal 2002 lo stabilimento, situato a Villasanta, è una delle unità produttive principali del gruppo a livello globale ed è anche il World’s Lead Design Center di Carrier per i prodotti light commercial con particolare specializzazione alle pompe di calore aria-acqua, ai piccoli chiller e alle unità interne idroniche.