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"L’intero territorio è contrassegnato da stati di crisi conclamati anche in aziende storiche e in settori sin quì considerati di eccellenza". Così è scritto nel documento che Cgil Cisl e Uil unitariamente

Nei giorni scorsi sul sito Internet dell’Amsa l’azienda milanese che si occupa dei servizi ambientali è comparso il solito avviso con il quale vengono aperte le iscrizioni quasi fosse un concorso al mestiere di spalatore di neve. Una giusta precauzione per non trovarsi allorchè il fenomeno si verificherà impreparati come è capitato più di una volta anche nel recente passato. Quello dello spalatore è un lavoro duro assolutamente temporaneo remunerato – così dice il bando - con 70 euro al giorno e fino a qualche anno fa snobbato. Ora no. Nel giro di pochissimi giorni – racconta Il Corriere della sera nelle sue pagine di cronaca milanese – si sono registrati meglio ancora iscritti in 1608 . Roba da stropicciarsi gli occhi. Ma il dato ancor più sorprendente è che non si tratta di extracomunitari marocchini romeni od altro. Otto su dieci sono italiani: 1319 su 1608 vale a dire l’82 % .

Altra notizia: l’osservatorio di MeglioMilano dice attraverso le cronache de La Repubblica che nella capitale della Lombardia e un tempo anche capitale morale d’Italia una famiglia su dieci è povera e che i redditi hanno fatto un notevole passo indietro nel tempo sono tornati ai livelli del 1995.

Terzo: esiste in Italia un’area della sofferenza composta da otto milioni di disoccupati e precari. I giovani non hanno futuro. Rappresentano il problema dei problemi. Ma non è che quelli che lavorano stanno poi meglio. Qualcuno ha calcolato che le ore di cassa integrazione hanno raggiunto la cifra iperbolica (quasi difficile da pronunciare) di 33 miliardi. Ingente è la perdita di salario.

Abbiamo citato questi tre situazione (ma ne avremmo potuto dire di molte altre) allo scopo di dare il più rapidamente ed efficacemente possibile una idea della situazione nella quale ci troviamo.

E a Monza come stiamo? Qualcuno in passato ha parlato di isola felice e qualcuno continua a farlo. Ma sbaglia. La foto degli operai della Yamaha di Lesmo che protestano sul tetto della fabbrica sono diventati un simbolo. Ma di simboli di questo genere ce ne sono altri. A settembre i lavoratori in mobilità (che è un modo in realtà bizzarro per dire che sono stati licenziati) erano 1360 e mancano tre mesi alla fine dell’anno. C’è da scommettere che si raggiungerà la soglia dei duemila e forse anche di più. Quelli poi in cerca di lavoro (fra questi ci sono ovviamente i giovani) superano abbondantemente le 12 mila unità.

"Occorre superare una visione consolatoria delle difficoltà del nostro territorio" sostiene giustamente il segretario provinciale della Cgil Maurizio Laini. A rischio in Brianza ci sono 2400 posti di lavoro Che si aggiungano a quelli dello scorso anno. La Cassina di Meda la Feg di Giussano la Ibm o il polo tecnologico di Vimercate non sono fatti isolati . Quel che avviene nelle centinaia di piccole aziende disseminate su tutto il territorio provinciale è fuori da ogni controllo anche del sindacato. Le cessazioni di attività o le dismissioni non fanno nemmeno più notizia. La notizia la fa chi riesce a sopravvivere. Camera di commercio e Associazione degli industriali per non parlare di quell’ente fantasma che è la Provincia sembrano volere tenere nascosta una realtà che invece anche da noi è seria.

"L’intero territorio è contrassegnato da stati di crisi conclamati anche in aziende storiche e in settori sin quì considerati di eccellenza". Così è scritto nel documento che Cgil Cisl e Uil unitariamente (e anche questa è una notizia buona) hanno redatto e posto al centro della giornata di mobilitazione di oggi 24 novembre. Lavoratori e imprese sono stati lasciati soli eppure cose da fare ce ne sarebbero: lo testimoniano i 6 punti enunciati nel documento. E’ necessario – e usiamo le parole del segretario Cisl Marco Viganò – gestire le crisi con un’ottica condivisa prefigurare l’uscita dalle difficoltà attraverso l’individuazione di una nuova mission per il settore manifatturiero brianzolo mettere tutti attorno ad un tavolo a ragionare di futuro. Manca insomma una cabina di regia. La Provincia che fa?