Ci possono essere mille idee per rendere il nostro territorio economicamente attrattivo, dal punto di vista dell’economia dei servizi alla persona. E qualsiasi cosa sarà bene accetta, pur di non morire lentamente.
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Durante una delle tante discussioni che si fanno di questi tempi sulla crisi economica, quando voglio essere provocatorio me ne esco con una frase che è certo un po’ irritante, ma che è fatta apposta per indurre almeno a una riflessione. E la frase è questa: non esistono problemi, esistono solo opportunità.
Facile dirlo, direte anche voi lettori. Eppure è proprio nei momenti di difficoltà che si prende il coraggio a due mani e si salta il fosso, si colgono opportunità e si fanno scelte che in periodi normali si tenderebbe a procrastinare. Non c’è occasione migliore di una forte crisi per mettere in discussione i propri prodotti, la propria attività, i propri valori aziendali osservando l’evoluzione della società, che muove in direzione ignota.
Nulla sarà più come prima, ammoniscono gli economisti: le aziende che si rendono conto del cambiamento epocale modificano le strategie tenendo conto delle nuove tendenze sociali e di mercato; quelle che invece si ostinano a pensare che basterà un piccolo rialzo del PIL o un apprezzamento del dollaro contro l’euro per tornare a svilupparsi, temo faranno (di certo non glielo auguro) una fine spiacevole.
Osservando la società come evolve, io credo che l’elemento che maggiormente caratterizza il cambiamento sia indotto dai mutamenti climatici e dall’incremento dei costi energetici, che impongono la necessità di implementare prodotti che consumino meno energia. Ciò accade ovunque nel mondo e quindi anche qui da noi, in Brianza: oggi tutti abbiamo un occhio all’ambiente e un occhio al contatore (e quindi al portafoglio).
Per il lavoro che faccio (sono consulente energetico) sono molto attento all’evoluzione del mercato manifatturiero e una delle cose che ho ultimamente notato è – assieme alla crisi dei cosiddetti settori portanti della Brianza (mobile, metalmeccanica, elettronica) - la grande capacità di molti imprenditori locali a modificare i loro prodotti in direzione delle energie rinnovabili.
Mi sono preso la briga di censire quanto sta avvenendo sul nostro territorio, mappando tutte le eccellenze industriali in ambito risparmio, efficienza energetica e rinnovabili che stanno emergendo: sta davvero prendendo corpo un vero e proprio distretto, una new economy non più “dot.com”, ma direi invece “dot.green”.
E’ un fenomeno industriale ancora agli albori, ma di certo da tenere sotto attenta osservazione. Complice la congiuntura economica, che vede in uno stato di forte criticità le filiere produttive più tradizionali, si sta assistendo in Brianza a un graduale fenomeno (per certi versi ancora “nascosto”, anarchico e per nulla governato) di riconversione della produzione standard verso una più variegata “filiera rinnovabile”, se non vere e proprie start up relative a un’amplissima fascia di applicazioni connesse all’area che ho appunto chiamato “dot.green”. Eccovi l’elenco dei settori che ho censito come già presenti e operanti in Brianza:
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Solare Fotovoltaico
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Solare Termodinamico
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Solare Termico
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Geotermico
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Biomasse
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Eolico
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Mini idroelettrico
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Efficienza energetica di prodotto e di processo
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Smart grid
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Contatori e attuatori
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Domotica – edificio intelligente
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Illuminazione ad alta efficienza
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Sistemi diagnostici e di risparmio nella produzione e distribuzione dell’aria compressa
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Edilizia ad alta efficienza (serramenti, murature, nuovi materiali, edifici in classe A/A+, ecc.)
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Catena del freddo e del condizionamento ad alto rendimento
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Recupero di cascami termici a bassa-media entalpia, termici o elettrici (con impianti ORC)
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Cogenerazione, trigenerazione
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Pompe di calore
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Inverter e motori elettrici ad alta efficienza
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Energy Management e certificazione energetica
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Caldaie a condensazione
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Emissioni Zero, filiera dell’idrogeno
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Pile a combustibile
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Incentivi di finanza agevolata alla filiera “verde”
C’è praticamente tutto quanto riguarda la filiera rinnovabile, se non di più. Fuori dalla nostra porta di casa. Un grande fermento industriale, vero? E sicuramente sarà compito della politica effettuare una mappatura più chiara ed esaustiva di quanto sta avvenendo: ciò è fondamentale per comprendere se il fenomeno industriale in atto in Brianza si sta imponendo, estendendosi a macchia di leopardo ovvero in “micro distretti di filiera”, per poterlo governare, coordinare e incentivarne le dinamiche di crescita.
Sarà questa la vera opportunità per il rilancio dell’economia del nostro territorio? E’ certo l’economia “verde” una via da percorrere, anche se è una strada difficile e non tutta rose e fiori, ma che ha anche qualche ombra. Quali? Io ne vedo almeno tre. La prima è che quello delle rinnovabili è un settore che oggi lavora soprattutto perché pesantemente incentivato. Riuscirebbe a sopravvivere, in un’economia senza incentivi?
La seconda e' che quello delle rinnovabili è un settore da tempo avviato a livello mondiale, con distretti industriali esteri (pensiamo ad esempio alle lampade ad alta efficienza, all’eolico, al solare) già forti e aggressivi sul mercato. Siamo già partiti in ritardo.
La terza e' che francamente faccio fatica a immaginarmi un mobiliere o un tessile (e relative maestranze), con culture di prodotto e di mercato del tutto diverse, mettersi di botto a produrre altro, in un ambito competitivo nuovo e inesplorato, che richiede competenza e esperienza tecnica tutte da assimilare. E’ una scelta per molti, ma non per tutti, il passare all’economia “dot.green”.
E allora, che ci resta da fare, se la green economy in Brianza non riuscirà a dare quella mole di lavoro che tutti auspicano? Fermo restando che tutto quello che si potrà fare nelle energie rinnovabili sarà benvenuto, le alternative sono poche. Ed io ne vedo solo due.
La prima e' fare meglio le cose che già sappiamo fare a costi più bassi. Non c'e' alternativa: se un mobiliere sa fare bene i mobili, è difficile che partendo da zero saprà fare bene un pannello solare fotovoltaico. Egli deve piuttosto pensare di continuare a fare mobili di qualità a costi inferiori per battere una concorrenza spietata. Tagliando il tagliabile e sburocratizzando il fare impresa, che è diventato un inaccettabile costo fisso: se apri una partita iva sono già costi certi che ti piovono addosso, prima ancora di pensare di fatturare un centesimo di euro.
Un’ulteriore strada da seguire è quella dei servizi alla persona. Nel turismo, innanzitutto, grazie a un territorio servito bene dagli aeroporti e con la vicinanza di Milano. Certo, occorre crearne ì presupposti, formare una nuova generazione di imprenditori turistici, far nascere una filiera fatta di luoghi ed eventi attrattivi: festival, mostre, fiere. Con idee non necessariamente complesse: ad esempio mediante la valorizzazione delle tante imprese florovivaistiche brianzole (grande eccellenza locale) in direzione agrituristica.
Oppure con una valorizzazione del turismo “breve”, tramite le spa - wellness (a Monticello Brianza ne abbiamo una, ben conosciuta ed affermata). Oppure con fiere ed eventi sull'editoria e l’industria multimediale, qui in Brianza ben impiantata. Oppure valorizzando una villa di delizia facendola diventare centro studi-incubatore industriale, prototipo di una specie di Sophia-Antipolis lombarda sulle colline brianzole.
Ci possono essere mille idee per rendere il nostro territorio economicamente attrattivo, dal punto di vista dell’economia dei servizi alla persona. E qualsiasi cosa sarà bene accetta, pur di non morire lentamente. Primum vivere, deinde philosophari. Gia' duemila e rotti anni fa il buon Aristotele aveva capito tutto.