Dossier. Ecologia dell’informazione. Qualche dato sulla comunicazione italiana per meglio definire il perimetro in cui l’informazione si muove.
In
un interessante articolo ripreso da www.doppiozero.com e pubblicato su Vorrei qualche giorno fa dal titolo “Ma chi li compra più i giornali?” si faceva giustamente rilevare un fenomeno sociale: i più giovani dell’esperienza cartacea dell’informazione non sanno che farsene poichè si rivolgono “nativamente” al mondo digitale.
Sacrosanto. Ma se saliamo dall’ecosistema dell’informazione all’insieme più ampio della comunicazione massmediale qual è la fotografia complessiva dell’Italia, includendo giovani e meno giovani? Proviamo ad andare per punti.
Punto 1 – La televisione comanda.
Se pensate che la tv sia in crisi di ascolti perchè qualche conoscente vi ha detto “io non la guardo più” e anche voi non siete più soliti riunirvi con gli amici per vedere la partitona che più vi interessa, state commettendo un errore. L’esperienza personale e quella della cerchia amicale non è un campione statistico affidabile. I numeri Auditel dicono che la copertura della tv è passata da 46,3 milioni di utenti al giorno nel 2002 agli attuali 49,5 (+6,9%). Aumenta anche l’ascolto nel minuto medio, passando da 9,1 milioni a 11,3 milioni (+24,2%). Aumentano anche i minuti visti a testa: dai 281’ del 2002 ai 330’ del 2012 (+17,4%).
Punto 2 – Per metà della popolazione italiana Internet non è nemmeno il presente.
Sapete quanti sono coloro che ogni mese accedono a Internet? Secondo Audiweb sono poco meno di 27 milioni di persone nel mese di luglio del 2013, in calo del 4,2% rispetto al luglio del 2012. Si tratta del 50% della popolazione di riferimento Audiweb potenzialmente raggiungibile (definita come individui con più di +2 anni con conteggio degli over 74 solo se vivono in nuclei familiari in cui ci siano componenti con età da 11 a 74 anni). Se si passa al giorno medio, il confronto con la tv è impietoso: 12,8 milioni di utenti attivi con un tempo trascorso online di 77 minuti.
Il confronto Internet vs resto del mondo è perdente per il web anche se cambiamo i temini di relazione. Secondo Audipress, i lettori giornalieri dei quotidiani italiani sono 20,8 milioni. Secondo Gfk Eurisko gli ascoltatori della radio in un giorno medio sono 35,3 milioni. Ok, sono confronti grossolani tra indagini demoscopiche ben diverse ma il polso della situazione è quello.
Ma andiamo oltre verso elementi tecnologici. In Italia il 50% dei nuclei familiari ha una connessione veloce (“broadband”) contro il 69,9% delle media dell’Europa Occidentale secondo l’International Data Corporation.
Punto 3 – Il device con cui si comunica non è un dettaglio.
Attenzione al trend decrescente riportato qualche riga più su dai citati dati Audiweb. È molto probabile che la percentuale di coloro che accedono al web, anno su anno, sia in crescita e non in calo. La magagna è nello strumento di rilevazione: Audiweb per ora becca solo coloro che fruiscono di contenuti web da pc, escludendo la crescente quota di traffico in mobilità (smartphone e tablet). Inoltre, se si guarda a diverse rilevazioni (che però non sono standard di mercato), emerge un dato significativo, banale ma significativo: la fruizione in mobilità, soprattuto quella da smrtphone, è concentrata sui segmenti anagrafici più giovani. La conseguenza sociologica potrebbe essere un nuovo e più marcato digital divide tra giovani e anziani.
Punto 4 – Dal punto di vista commerciale, si lotta con il coltello tra i denti, anche sul web.
Dato il quadro della comunicazione sin qui brevemente illustrato, come vanno gli investimenti pubblicitari? Male, grazie. Male su tutti i mezzi, senza distinzioni. Se fino a pochi mesi fa c’era una sola luce nel tunnel, quella degli investimenti sul web (web disply, poichè la search non viene conteggiata perchè il monopolista Google non rende noti i suoi dati), ora non c’è nemmeno quella. Nel 2013 anche il web arranca.