LUTA PICCOLA

Dossier. Brianza che vieni, Brianza che vai. Da Monza a Murcia a Bruxelles: laurea in communication design al Politecnico di Milano, tesi sulla “città arredata”, un premio europeo.

L

uta Valentina Morciano, cominciamo con la più classica delle domande: cosa ti ha spinto ad andare all’estero?
Avevo il desiderio di imparare una terza lingua, oltre all'italiano e  all'inglese, e di vivere un'esperienza all'estero prima di diventare "vecchia". Il mercato del lavoro è molto competitivo e, allo stesso tempo, da quando è iniziata la crisi, la domanda nel campo della comunicazione è calata di molto. Un'esperienza all'estero e la conoscenza di più lingue può fare la differenza.

Qual è stato il tuo percorso di studi?
Dopo le superiori ho frequentato un corso di 600 ore + stage del Fondo Sociale Europeo in tecniche di grafica editoriale on-line ed off-line; quindi ho conseguito la laurea triennale in Industrial Design al Politecnico di Milano e la magistrale in Communication Design, sempre al Politecnico.  Per ragioni economiche durante gli studi non ho potuto fare un Erasmus. Sono però riuscita ad andare all'estero vincendo una borsa di studio chiamata "Dote Europa", erogata dal Comune di Monza per aiutare i giovani a vivere esperienza formative (di studio o lavoro) all'estero.

Come ti sei trovata? Quali sono state le difficoltà principali?
L'inizio è stato difficile, soprattutto perchè non padroneggiavo la lingua. Molta frustrazione quando cercavo di esprimere un concetto, ma la gente si stancava di stare ad ascoltarmi.

Come sono considerati l’Italia e gli italiani oltre confine?
Sicuramente su di noi ci sono molti luoghi comuni, ma niente di troppo diverso da quello che diciamo anche noi italiani sugli altri paesi. La cosa che mi infastidisce di più, però, è quando dicono che siamo "vengativi" (tradotto: vendicativi) a causa della presenza in Italia della mafia.

Quali sono le differenze fondamentali che hai trovato tra la Spagna e l’Italia?
La Spagna è un paese molto simile all'Italia. Personalmente, essendo io un'italiana del nord trapiantata nel sud della Spagna, ho avuto modo di riscoprire tradizioni e feste che in città come Monza e Milano sono state dimenticate.

Con la tua tesi di laurea hai vinto un riconoscimento a livello europeo. Ci racconti questa esperienza?
Il mio progetto  si chiama"HE/DE - la guía a la ciudad amueblada" (HE/DE – la guida alla città arredata) ed è stato recentemente premiato con un "At Diversity Award". Si tratta di un premio UE a sostegno di progetti che, utilizzando tecnologie dell’informazione, apportassero idee innovative per la creazione e/o diffusione della cultura all'interno dell’eurozona. Ricevere questo riconoscimento è stata una grande emozione: il lavoro di un anno e mezzo (la mia tesi) era stato riconosciuto a livello europeo. Ho anche avuto modo di raccontarlo a Bruxelles, sul palco dell'European Culture Forum 2013.

 

photo giorgio majoli

 

Di cosa si tratta esattamente?
HE/DE è un progetto di innovazione sociale, che si appoggia su un sito web e un'applicazione mobile. Il progetto ha come tema principale un particolare fenomeno di costume che si realizza nelle città spagnole e che ho voluto chiamare  “la città arredata”. Si tratta di un fenomeno che, come emerso nel corso di una prima fase di analisi, è profondamente legato alle stesse pratiche urbanistiche, economiche e sociali che hanno portato alla crisi che il Paese sta vivendo oggi. Lo scopo di HE/DE è diffondere stili di vita più sobri tra la popolazione e aiutarla a (ri)scoprire modi alternativi di vita e di consumo.

Spiegaci qualcosa in più.
In Spagna è costume abbandonare i mobili ai lati delle strade in attesa del passaggio del camion della nettezza urbana. Sono davvero moltissimi, e se ne trovano persino nel centro città. Con HE/DE, il territorio svolge il ruolo fondamentale di intermediario tra chi si disfa di un mobile e chi è disposto a riusarlo. L’app è composta da due sezioni: Hechos, tradotto “fatti”, e Desechos, “scarti”. I desechos sono tutti quei mobili abbandonati per le strade delle città spagnole in attesa di incontrare un nuovo proprietario. Gli hechos sono invece tutti quei locali, associazioni, centri culturali e eventi collegati alla rivalutazione dei desechos. Entrambe le sezioni vengo o aggiornate dagli utenti.  Esiste anche una sezione di transformación creativa, in cui gli utenti possono condividere tutorial su come hanno restaurato/trasformato i mobili recuperati dalla strada.  La partecipazione attiva degli utenti non solo è ricercata, ma è la chiave per la riuscita di HE/DE, che presuppone l’aggiornamento continuo del database di hechos e desechos, nonché la condivisione delle schede sui principali social networks.

Un'idea molto interessante! Adesso parliamo del futuro: come te lo immagini? Dove  vorresti andare prossimamente?
Al momento sto lavorando come designer freelance in Spagna, ma non mi dispiacerebbe trovare lavoro all'interno di un'agenzia creativa europea; magari stavolta spostandomi nel nord Europa. Con l'appoggio del team di At Diversity e della Comunità Europea sto anche ricevendo un servizio di coaching, appositamente studiato per aiutarmi a trovare potenziali finanziatori e sponsors che vogliano collaborare allo sviluppo di HE/DE... non sarebbe male se il mio progetto diventasse realtà!

 

Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.