Dossier. Startup, green economy, innovazione. Rho è la sfida più evidente nel percorso di riqualificazione del milanese per tutti i livelli politico amministrativi degli ultimi quindici anni. Qui è nato LABCake, ispirandosi a esperienze simili a Copenaghen e Rotterdam.
Siamo a Rho, una complessa periferia di Milano se vogliamo ragionare in termini di area metropolitana, come piace ai pianificatori territoriali più accreditati, che in nome di una “razionalizzazione” delle risorse e del raggiungimento di un facile consenso popolare sono pronti ad uccidere l’identità di un luogo. Identità, che è fatta anche dalle parole che si usano per nominarlo.
Rho è la sfida più evidente nel percorso di riqualificazione del milanese per tutti i livelli politico amministrativi che si sono avvicendati negli ultimi quindici anni. Qui è nata la “nuova fiera”, qui si terrà Expo’2015 comportando una serie di mutamenti infrastrutturali e conseguentemente sociali, politici ed economici.
In questo contesto i BonoboAffair, lo studio che si occupa di strategie, architettura e design basato sulla ricerca di approcci alla progettazione alternativi e fondato da Matteo Radaelli (33 anni - architetto), Gianandrea Piccinini (32 anni - architetto), Emiliano Fiorenzoni (34 anni - urban planner) a cui si è recentemente aggiunto Alessio Vitale (31 anni - falegname) decidono di fondare LABCake, uno spazio di co-working e co-manufacturing, ispirandosi a esperienze simili a Copenaghen e Rotterdam. LABCake nasce in Italia, più precisamente a Mazzo di Rho, con il forte convincimento di invertire il processo della “migrazione” di cervelli verso altre nazioni e trova sede a due passi dalla Fiera e da Expo, forte della consapevolezza che questa zona sarà sotto gli occhi del mondo, divenendo (si spera) la vetrina efficace che il nostro paese allestirà per mostrarsi all’estero. Questo spazio dalla forte connotazione estetica, è strutturato con l’idea di generare un flusso continuo di idee che nascono dalla contaminazione dei saperi: la zona “co-working” vera e propria si affianca ai laboratori di “co-manufacturing” (Falegnameria, laboratorio di Sartoria e laboratorio di Modelli). La più recente innovazione nello spazio è lo “YouTubeR studio”, un teatro di posa ottimizzato per le produzioni YouTube.
Come in ogni co-working che si rispetti il clima è giovane e informale, gli spazi condivisi fungono da stimolo per collaborazioni genuine, a partire dalla condivisione della comunicazione in chiave social con un occhio al comarketing. In tal modo la cerchia dei contatti, degli stakeholders, cresce.
A differenza di molte strutture analoghe, qui tutti i “workers” hanno un mazzo di chiavi, che li rende liberi di gestire il proprio tempo (tra il lavoro che ti permette di pagare l’affitto e quello che vorresti diventasse la tua attività vera e propria) con la massima flessibilità, sette giorni su sette, 24 ore su 24.
Ad oggi, oltre ai BonoboAffair, fanno parte di LABCake: DUDOT DESIGN, lo studio di comunicazione specializzato in editoria e video composto da Elisa Zampaglione (30 anni – graphic designer) Valerio Labano (31 anni – video maker) www.dudotdesign.com; STMA, il laboratorio di fashion design e serigrafia che per filosofia vive di contaminazioni di stili e di competenze tra sartoria, grafica, illustrazione, e serigrafia, composto da Stefania Marra (29 anni – fashion designer) e Andrea Capiluppi (28 anni – serigrafo), www.stefaniamarra.com - www.weloverock.it; AD-HOC, il laboratorio artigianale di Alessandro Ugo (28 anni), www.laboratorioadhoc
Una domenica sono andata a trovare questi ragazzi che, come avrete capito, sono dei cittadini dalla forte volontà di contribuire al miglioramento della comunità attraverso il loro agire. Era il primo di febbraio, a breve distanza dall’inaugurazione effettiva del “Lab” ( il 25 ottobre 2013- attenzione lo spazio senza questa precisa identità esiste già da un paio d’anni), i nostri si cimentavano in un’attività socio progettuale molto interessate: la 24ore Design Marathon.
I BonoboAffair partecipavano al concorso bandito dal comune di Milano per la progettazione di una Ludoteca “Padiglione-Infanzia” dedicata ai bambini con disabilità, da collocarsi nel futuro Parco “La Biblioteca degli Alberi” nell’area “Garibaldi-Repubblica”.
Trattandosi di un progetto destinato alla comunità e caratterizzato dalla necessità di mettere in campo esperienze molteplici, i nostri Bonobo hanno pensato di coinvolgere tutte le persone potenzialmente interessate attraverso una maratona, un workshop no-stop di 24 ore (dalle 11.00 di sabato 1 Febbraio alle 11.00 di domenica 2 Febbraio) sulla scorta delle nottate fatte nell’età dello studio universitario per consegnare un progetto... ma dieci anni dopo...
Si sono rivolti a designer, architetti, makers, mamme, bimbi, grafici, pedagoghi, assistenti sociali e curiosi. In pratica hanno aperto LABCake a chiunque avesse voglia di contribuire attraverso la propria esperienza. Il tutto con l’obiettivo di sperimentare nuove vie di progettazione, cercando una modalità alternativa per partecipare ad un concorso di architettura, concependo il workshop come contenitore di competenze e approcci differenti, allo scopo di generare soluzioni alternative.
Alla fine delle 24 ore il progetto è stato prodotto con tutti i crismi del caso..ma purtroppo non è stato selezionato. Il metodo Design Marathon, però, ha suscitato l’interesse del pubblico così i nostri hanno deciso di crearne un format replicabile da chiunque voglia seguire questa esperienza. A breve sarà online il sito del progetto con regole, suggerimenti…Intanto potrete vedere cosa è successo sulla pagina facebook dei Bonobo https://www.facebook.com/bonoboaffairStaff.
E se alla fine di tutto vi state domandando «ma questo approccio di co-working è vincente?» la risposta è: con tanta piacevole fatica e nel lungo periodo sì, ma si tratta di una grande scommessa in termini di energie fisiche, intellettuali ed economiche. Tenendo presente che LABCake è un’iniziativa totalmente privata, che non beneficia di alcun contributo pubblico, nell’Italia in cui tutto sembra stalattitico comunque andranno le cose questi giovani ci stanno provando con coraggio e concretezza. A noi non resta che fare il tifo per loro! Perché giocano nella nostra squadra, quella di chi crede ancora in questa nazione.