Dossier. Startup, green economy, innovazione. Un possibile recupero di laboratori e spazi dismessi, a Sovico con Co.ra.
Il Co.ra di Sovico è un coworking nato alcuni anni fa da un’idea di Alberto Mariani, che si è ritrovato disponibili gli spazi di una piccola ex manifattura tessile del padre, posta nel centro della cittadina brianzola. Ha pensato così di renderli fruibili e condividerli con altri in questa nuova formula di lavoro. Oggi, il Co.ra è nella rete Cowo che comprende ben 92 coworking in 56 città in Italia, distribuiti soprattutto in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio.
La recente saggistica su questo nuovo modo di operare in un periodo di crisi, di lavoro precario e che spesso cambia, parla di circa 2500 coworking nel mondo, di cui circa 800 in Europa, ma che sono presenti anche in Asia, Africa e Australia. Il fenomeno è in continuo aumento.
Si tratta di postazioni di lavoro in un medesimo spazio condiviso, per periodi anche molto diversi, mesi o giorni, con professionalità altrettanto diverse tra loro, il tutto con un basso costo (circa 200/300 euro al mese). Quello di Sovico, non l’unico in Brianza, ha messo insieme nel medesimo spazio fisico, uno studio di grafica, design e arte, un informatico hardware e software, uno startupper, un musicista che insegna pianoforte, una giovane ingegnere ambientale che insegna in una scuola di Monza e che segue nel tempo libero il movimento delle Transition towns, le città di transizione, il movimento ambientalista fondato nel 2005 da Rob Hopkins per ridurre il consumo di energia e cercare forme di autonomia dal petrolio.
Piuttosto che lavorare ciascuno a casa propria, l’incontro tra professionalità molto diverse tra loro, consente di attivare confronti e idee che diversamente resterebbero isolate ciascuna nel proprio campo, capaci invece di attivare anche progetti comuni e iniziative in campo culturale e creativo, risparmiando sui costi di gestione, degli spazi e delle attrezzature e di socializzare. Anche una pausa caffè o un pranzo comune può essere utile a questo fine.
Lo spazio di Sovico, attivo ormai da alcuni anni, può essere anche di esempio per il recupero di parti di aree dismesse che, molto spesso, vengono invece lasciate alla speculazione immobiliare e alla loro totale demolizione, cancellando così ogni forma di memoria storica di quelle architetture e della immagine della città stessa. Nella Brianza dell’artigianato con i suoi laboratori, spesso ormai abbandonati, il coworking, se sostenuto anche dall’ente pubblico, potrebbe costituire una valida alternativa per un modo diverso di operare e di riattivare quegli spazi diventati oggi liberi, reinserendoli nel ciclo produttivo e della socialità.