Condivisione di spazi, ma soprattutto condivisione di idee e prospettive. Raccontiamo la storia di Roberto Befera e del suo "Share Maker Space" di Cusano Milanino: da un'impresa tessile in chiusura ad uno spazio condiviso con attività artigiane e giovani laureati.
La scelta di creare un maker space condiviso può essere concepita come un bisogno di evadere dalla normale routine di un lavoro tranquillo, sereno, possibilmente stabile, oppure come un desiderio di incontrare persone e idee sul proprio cammino, tali per cui valga la pena investire tempo e denaro; nella nostra conversazione con Roberto Befera si sono palesate immediatamente entrambe le questioni, però sono fortemente convinto che la seconda motivazione sia nettamente la prevalente. Riprendo proprio una frase di Roberto: "...anche io ho imparato ad usare la stampante 3D, un po' per necessità, un po' per passione e curiosità...", ecco la chiave del discorso relativo ai vari Maker Space: curiosità, passione, condivisione, e, perchè no, ridiscutere competenze e necessità.
Quali sono le scelta e le esperienze alla base di Share Naker Space Cusano?
Creare uno spazio nel quale condividere delle idee nasce dopo aver visto le potenzialità della stampa 3D: questo mi ha spinto verso un nuovo mondo fatto di makers, che grazie alla loro creatività, al loro ingegno e alle loro competenze sono in grado di realizzare dei prototipi funzionanti o dei prodotti finiti, con dei costi notevolmente più bassi rispetto alla prototipazione più classica utilizzata ancora nella maggior parte delle aziende. Inoltre incontrare giovani laureati e trovarci in sintonia sul progetto ci ha permesso di fare nascere l'associazione "Share Maker Space Cusano". Lo spazio si trova all'interno di un vecchio stabilimento tessile, la "Gerli Rayon", chiuso negli anni '70, che in seguito, tramite lottizzazione, ha visto nascere nuove imprese artigiane; come artigiano tessile nato dalle ceneri della "Gerli Rayon", ho pensato subito a come uno spazio creativo potesse aiutare le piccole imprese, così ho cominciato a creare una rete tra gli amici imprenditori, chiedendo di mettere a disposizione dei makers i loro macchinari industriali, per poter realizzare quei progetti che all'interno del makerspace sarebbero impossibili: in questo modo si sostengono le idee e si aprono gli orizzonti.
Immagino che spesso vi venga chiesto cosa fate esattamente nel vostro maker space.
Alla domanda che mi viene rivolta "...si ma cosa fate?", normalmente rispondo "non lo so". Siamo un'associazione e come tale richiede la partecipazione degli associati alle attività: abbiamo creato un contenitore ma saranno gli associati a valorizzarlo, utilizzando le tecnologie disponibili e mettendo a disposizione degli altri le proprie competenze. Non penso solo a ingegneri, architetti e designers, ma anche a chi al momento non ha un occupazione, ma che grazie ai corsi che terremo (gratuiti per disoccupati e inoccupati), possono crearsi nuove opportunità o inventarsi un nuovo lavoro.
Proviamo a fare qualche esempio di esperimento condiviso realizzato nel vostro maker space?
Nel nostro maker space abbiamo realizzato prototipi 3D di soggetti ludici per una ragazza che doveva sostenere un colloquio alla Lego in Danimarca, progetti per esami universitari di alcuni ragazzi, una lampada per ufficio azionata da una scheda Arduino, che controlla la presenza della persona alla scrivania e si spegne quando si allontana, e sempre con una scheda Arduino controlliamo accessi e uso delle macchine, che si accendono solo se l'associato è abilitato all'uso in autonomia e i dati vengono inviati via wi-fi al server. Sono sono alcuni esempi di cosa si può fare con un'idea, con la tecnologia e le giuste competenze.
Quale può essere l'utilità sociale in un momento di crisi economica profonda e di cambio continuo di competenze?
In questo momento le amministrazioni stanno dando molta attenzione al fenomeno dei Maker Space o FabLab e mi chiedono di raccontare la nostra esperienza nei loro Comuni con l'intento di aprire degli spazi simili per i cittadini. Non nascondo che le difficoltà esistono, come associazione viviamo del tempo dedicato dai soci al progetto e viste le molteplici attività, avremmo bisogno di aiuto, qualcuno per esempio che ci segua la comunicazione, o che possa tenere aperto lo spazio anche qualche pomeriggio per agevolare gli studenti più giovani.
Accennavi prima anche alla questione "disoccupati" o "inoccupati" che possono acquisire competenze anche tramite la frequentazione dei Maker Space.
Esatto, per esempio organizziamo corsi e workshop per far conoscere i software necessari all'uso delle stampanti 3D, del taglio laser e delle altre macchine a nostra disposizione. Lo scopo dovrebbe essere quello di preparare le persone che oggi, a causa della difficile situazione economica, si trovano senza un'occupazione, a poter accogliere le richieste presto in arrivo da parte delle aziende attualmente in fase di innovazione organizzativa, attraverso questa nuova forma di produzione comprendenete anche i FabLab e i Maker Space.