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L’evoluzione di reddito e ricchezza delle famiglie italiane secondo Banca d’Italia. Un impoverimento generale che muta gli assetti istituzionali.

Avete l’impressione di essere meno abbienti rispetto ad alcuni anni fa? Vi sembra che il vostro reddito sia diminuito? Non si tratta di una impressione: è la realtà. Lo certifica la Banca d’Italia nella sua “Indagine sui bilanci delle famiglie italiane”, pubblicata il 12 marzo scorso.

Banca d’Italia mette in fila i dati degli ultimi 10 anni, dal 2006 al 2016, e il quadro che ne sortisce è molto eloquente e bisognoso di pochi commenti: una débâcle lunga, persistente, acuta.

 

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In valore assoluto, il reddito annuo familiare, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è stato in media pari a circa 30.700 euro. Un valore, tenuto conto della variazione dei prezzi, non solo analogo a quello rilevato nelle indagini 2012 e 2014 ma inferiore di circa il 15 per cento a quello registrato nel 2006, prima dell’avvio della crisi finanziaria globale.

Capite perché, quando qualcuno da Palazzo Chigi ti racconta che stai meglio, ti parte il vaffa automatico? Comprendete perché mandi al diavolo chi ti narra le sorti magnifiche e progressive dell’euro, quando tu continui a vedere riduzioni del tuo portafoglio?

Non pensate che quella sottile linea rossa che vedete nel grafico dia così tante speranze. Il “reddito medio equivalente” è, come scrive Banca d’Italia, una misura che approssima il benessere economico individuale tenendo conto della dimensione familiare e delle economie di scala che ne derivano. Riesci in sostanza a risparmiare un pelo di più e ti senti meno affogato di prima ma pur sempre nella melma. Inoltre dipende da chi sei e come anagraficamente ti collochi, perché la media dei numeri esprime quanto segue:

 

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Ora si comprende anche meglio perché i pensionati abbiano mantenuto, alle ultime elezioni legislative, scelte di voto in continuità con il recente passato secondo Ipsos. Sono la sola componente sociale che vede diminuire il tasso di povertà per caratteristiche del capofamiglia:

 

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Passiamo ora dal flusso (il reddito), allo stock di ricchezza (il patrimonio). Per la serie: non ho entrate mensili ma sono ricco di famiglia e me la cavo. Va ancor peggio:

 

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Il tutto, spiega Banca d’Italia, è dovuto prevalentemente alla riduzione del valore degli immobili, ossia la casa di proprietà, che costituisce la parte principale dello stock di ricchezza.

 

I trend e i numeri della Banca d’Italia non servono però a nulla contro il dogma a-scientifico del “ce lo chiede l’Europa”. L’approccio religioso vince su qualunque razionalità e i mediatori culturali di tale regressione dell’intelletto diventano, ma guarda un po’, alcuni giornalisti. Qui sotto la risposta che arriva da uno di questi (come vedete sono equamente distribuiti in tutte le testate):

 

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La prosa è netta, come si addice a tempi che non ammettono tentennamenti: «E come si riduce il debito? Tagliando la spesa primaria - che in Italia significa sanità, dipendenti statali e, per quel che si riesce, acquisti della pubblica amministrazione». Avete capito Stefano Feltri? Dovete morire prima, perdere il lavoro se pubblico e voi imprenditori fornitori dello Stato non solo dovete aspettare una vita per il saldo fattura ma anche accontentarvi di meno soldi. Perché, se tutti voi non vi comportate come si conviene, Feltri lo scrive cosa succede: «E non è colpa dei politici, è proprio colpa degli elettori». Attenzione: colpa, roba religiosa e  non laica responsabilità se non auspicate «lasciar salire l’Iva, rimettere l’Imu sulla prima casa, introdurre una seria imposta di successione».

Finale con Michele Serra (e non per le polemiche degli ultimi giorni sul bullismo). Il corsivo sul quale vorremmo portare l’attenzione risale al 28 Marzo. Tema: la sinistra negletta in Italia.

 

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Svolgimento di Serra: dipende dal Paese «cattolico, provinciale, familista, laborioso, indifferente alle ideologie» se la sinistra non viene votata, poiché avvertita come «aliena, estranea alle sue tradizioni e alla sua anima». Per la serie: se non votano come vogliamo, aboliamo gli elettori. E si dicono pure democratici…

Gli autori di Vorrei
Ivan Commisso
Ivan Commisso

Vado per i quaranta, mi occupo di soluzioni pubblicitarie online in una grande concessionaria. La mia formazione universitaria è economica. Sono giornalista pubblicista e su Vorrei scrivo per lo più di economia perchè da lì verranno (ulteriori) problemi e su quel tema si dicono un sacco di fesserie. Nota Bene: mi piacciono le metafore, i dolci e la Calabria.

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