Come anche l’INPS perora eventuali misure perequative delle pensioni che accorcino la vita media. Il lessico è forbito ma la sostanza è quella.
Questo pezzo è dedicato ai pensionati innamorati persi della loro rendita e, di conseguenza, amanti dell’euro che da tanta inflazione li protegge. Quando si ama, si sa, si è ciechi. Qui, ci permettiamo di incrinare la bolla sentimentale solo perché ne va della vita dei nostri amici pensionati e amanti. O aprono gli occhi o schiattano prima, ecco.
Il 13 Dicembre scorso si è tenuto un convegno avente a tema “La mortalità dei percettori di rendita in Italia”, ossia un simposio su quanto campano e come i pensionati italiani di diverse tipologie. Organizzatore: l’Ordine Nazionale degli Attuari (come l’ordine stesso spiega, «l’attuario si occupa di determinare l'andamento futuro di variabili demografiche ed economico-finanziarie, disegnando quale sarà la realtà nel breve, medio e lungo periodo»).
Fornitore dei dati di analisi: INPS, quindi roba serissima
Introduzione ai lavori fatta da: Tito Boeri, presidente INPS, quindi avallo pieno e fiducioso delle evidenze scientifiche presentate.
Sì, proprio quel Boeri nuovo eroe della cosiddetta sinistra italiana. Quello illuminato e riformista contro la deriva liberista del resto della truppa, avete presente? L’uomo sempre in camicia bianca senza cravatta e completo scuro che si abbina al crine sale e pepe e che tanto piace alle signore. Ecco, quello qui sotto:
Il nostro ha introdotto i lavori con un intervento di 9 minuti e 43 secondi, che potete rivedere qui. Presenza, la sua, più che giustificata poiché, come egli stesso ha spiegato, si tratta di un «progetto di ricerca iniziato 7-8 anni fa», con «osservazioni che coprono 30 anni, dal 1980 al 2011» e che si basa sull’esame di «15 milioni di posizioni, 200 miliardi di rendite erogate con prestazioni medie intorno ai 14mila euro».
L’esito dello studio è del resto sorprendente: «le prestazioni più generose, più alte, hanno tassi di mortalità significativamente più bassi degli altri», come riassume Boeri («un risultato interessante», aggiunge pure).
Ma va? Se hai più soldi in tasca vivi più a lungo. E chi lo avrebbe mai detto? Con più soldi mangi meglio, ti curi meglio e puoi goderti più a lungo i nipoti. Con meno soldi a qualcosa devi rinunciare, anche in termini di anni di vita.
La dottoressa Grazia Graz.lla dell’Arkansas non avrebbe saputo dir di meglio.
E fin qui: un Arkansas in più, uno in meno…
Boeri il meglio di sé lo fa partire dal minuto 2’50” e fino al minuto 4’30”, quando arriva all’insegnamento che lo studio offre ai decisori politici. Usa queste alate parole: «Delle misure che dovessero intervenire in termini perequativi sugli strumenti pensionistici in essere […] probabilmente avrebbero un impatto sulla sostenibilità del sistema pensionistico ancora più forte di quello che è stato stimato assumendo che i tassi di mortalità (coefficienti di trasformazione), fossero gli stessi per ogni categoria di percettore-beneficiario di rendite pensionistiche. […] Questo ulteriormente rafforza la convinzione che possibili interventi perequativi possano essere fonte di risparmi non irrilevanti per il nostro sistema pensionistico».
Hai capito il nostro alfiere del progresso? Se tagliamo a chi ha di più, il tagli(eggi)ato mi schiatta prima e io Stato risparmio. Anzi, perequo.
Da umile servo, mi permetterei di suggerire che è il caso di portare TUTTI su livelli pensionistici più alti per vivere TUTTI più a lungo invece di mettere in difficoltà chi ha di più per abbassargli la vita media e avvicinarlo alla durezza del vivere di chi ha meno e campa di meno. Anche perché parliamo di “prestazioni medie intorno a 14mila euro” lordi.
Ma loro, si sa, non ascoltano. Loro perequano. Anche in Arkansas.
Giacomo e Alfredo, amici cari, queste righe sono (anche) per voi.