Far vivere i luoghi e le realtà che viviamo, non da turisti ma da viaggiatori, nel rispetto reciproco della comunità, dell’ambiente, dell’economia locale e promuovere principi e pratiche del turismo responsabile
Ogni estate che arriva o che finisce, rievoca i ricordi infantili delle vacanze con la mia famiglia, dei castelli di sabbia e dei giochi in riva al mare che si inoltravano finché non moriva il giorno.
Ancora oggi, ogni volta che sento l’odore dei fichi maturi mi sorprendo a ripensare a quelle immagini di vita vissuta, quando non era mio il compito di pensare ad un itinerario di viaggio, ma mi limitavo a guardare mia madre preparare le valigie che mio padre avrebbe sistemato nella nostra Renault 5 rossa con un abile esercizio di incastri che, a noi figli degli anni ’80, ricordava tanto il gioco del tetris.
Da allora sono cambiati itinerari e mete a cui affidare i ricordi non più infantili, ma dell’adolescenza e della giovinezza. Conservo ancora quel gusto speciale per dei particolari apparentemente insignificanti: gli odori, come quello dell’aria che anticipa l’estate, o le canzoni di Guccini su musicassetta con annesso suono del riavvolgimento del nastro. Sono immagini care che per qualche istante mi riportano a quel senso di tranquillità e spensieratezza vera, il tempo del riposo e del gioco e che fanno riaffiorare i racconti delle persone che abitavano quei luoghi.
In fondo, sono le persone che raccontano un luogo.
Oggi a distanza di tanti anni da quei ricordi mi ritrovo a parlare con Angela Masi, che lavora con il duplice ruolo di socia attiva e dipendente apprendista, per Il Vagabondo, un’impresa culturale nata a Napoli nel 2000 per promuovere il turismo responsabile nel Sud Italia , una delleprime imprese a proporre viaggi di turismo responsabile con destinazione Italia.
Rifletto sulle incredibili connessioni che riportano me e Angela in quella piazza assolata del nostro paese, a prendere un caffè sedute al tavolino di un caotico bar dove intravedo anche qualche disorientato turista. Racconto ad Angela dei ricordi delle mie vacanze, dei viaggi infiniti in macchina, delle persone incontrate in quei luoghi, e lei mi racconta di un altro modo di viaggiare nato in quegli anni a cui risalgono i miei ricordi, fatto di incontri, di relazioni e di coinvolgimento attivo della popolazione: storie che vanno al di là dei soli paesaggi da vedere.
«Il Vagabondo, socio attivo di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), oggi è presente con tre comunità di soci a Napoli, Matera e Altamura» – mi racconta Angela, e aggiunge – «ciò che cerchiamo di fare con tutta la nostra passione è: far vivere a chi si affida a noi i luoghi e le realtà che viviamo, non da turisti ma da viaggiatori, nel rispetto reciproco della comunità, dell’ambiente, dell’economia locale e promuovere principi e pratiche del turismo responsabile affinché fare turismo sia sempre più sinonimo di rispetto, di conoscenza vera delle tradizioni, di attenzione reciproca».
Dalle parole di Angela colgo un’espressione che mi interroga e mi affascina allo stesso tempo: l’arte di narrare i paesaggi. È un’espressione che possiede tre parole a me care: arte, narrazione e paesaggio. Tre ingredienti fondamentali per considerare un viaggio pienamente riuscito.
Narrare con le parole e con le immagini un paesaggio è un’arte che aiuta ad essere più attenti ai particolari, a prestare attenzione. Sono i particolari quelli che conserviamo, gli odori, i sapori, i colori che anche a distanza di anni siamo in grado di raccontare seduti al tavolino di un bar come è successo tra me in un pomeriggio di agosto.
«Quello che facciamo è fare in modo di esplorare il territorio fuori e dentro di noi» – mi dice Angela – «ogni luogo ha una propria geografia emozionale, ogni sguardo muove qualcosa in noi. Saperlo raccontare è un’arte oltre che un piacere. Un’esperienza in cui chi viene da fuori vive una vacanza attiva e creativa e trasforma le idee in narrazioni, mentre i locali si approcciano al loro territorio in modo nuovo, trovando ispirazione anche dal confronto con i partecipanti esterni».
Quest’anno i “vagabondi” hanno scelto come mete per le loro vacanze narrative Laterza e Satriano di Lucania, due luoghi che loro definiscono “cari”, intesi come qualcosa di prezioso e da preservare, di cui avere premura, luoghi dove tradizione e rinnovamento si incontrano e si mescolano grazie alla grande attività delle associazioni locali.
Per Il Vagabondo ogni vacanza prevede un atto creativo. Sono fabbriche vere e proprie dove le cose si costruiscono: momenti di creazione, di scoperta del territorio e di incontro con la comunità locale. Le chiamano factory creative e narrative, dei laboratori artistici di pochi (intensi) giorni, per raccontare un territorio e il suo genius loci.
«Quello che si è preso da un territorio, viene restituito», ci tiene a precisare Angela.
La Factory è quindi, una residenza artistica itinerante in cui i partecipanti, sotto la guida di esperti, si cimentano per un week-end a raccogliere ed elaborare storie del territorio utilizzando diverse tecniche fra video, foto, disegno, scrittura per realizzare un vero e proprio racconto.
Il Vagabondo propone anche passeggiate narrative, cioè passeggiate tematiche in cui si ripercorrono momenti storici importanti per la città o si prende spunto da ricorrenze, libri, autori per raccontare nuove storie e viverle in collettiva.
Accanto alle passeggiate narrative ci sono poi le passeggiate d’architettura, urbane ed extraurbane. Si esce dal centro storico, si ri-conosce la città e si cerca di interagire con i residenti di quei quartieri che sono gli unici in grado di arricchire la passeggiata con le loro storie, i loro racconti, i loro ricordi.
«In queste passeggiate si va alla ricerca dei quartieri popolari, dove i turisti difficilmente arriverebbero» – mi dice Angela – «e lì si vede quanto possa essere importante, per esempio, la parrocchia di quartiere come catalizzatore sociale, o di come ci sia realmente una collaborazione dal basso, si riconosce la centralità delle associazioni di quartiere che coinvolgono i cittadini nella pianificazione territoriale.
Le cose più belle che abbiamo visto in queste passeggiate sono le cose semplici che per esempio nei grandi centri stiamo perdendo, come la vecchietta che mette la verdura in mostra su una sedia sulla soglia di casa o gli artigiani che danno nuova vita alle cose nelle loro botteghe».
Sono immagini non tanto diverse dai miei ricordi, per questo le faccio subito mie.
Gli appuntamenti e le opportunità con i vagabondi sono tante, dai corsi di scrittura creativa al corso di turismo responsabile, agli “incontri con i viaggiatori”, giornate pensate per chiunque abbia un racconto di viaggio da condividere con qualsiasi metodo, dalla scrittura al fumetto.
Quest’ultimo è un modo per diventare parte attiva di un progetto che non è solo turistico ma è anche educazione e scoperta di luoghi e persone.
Insomma, basterebbe riorganizzare il concetto di viaggio come tema sociale, fermarsi ad assaggiare i fichi maturi esposti sulle sedie per strada, o fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare, per riacquistare il vero senso del viaggio. Come ci insegnano i nostri amici vagabondi, viaggiare è una scoperta reciproca: per chi arriva e per chi resta.
Per saperne di più: www.ilvagabondo.org