Intervista all'autore de “La vera storia di Matteo Salvini”, scritto dopo mesi di osservazione e racconto del fenomeno leghista, Il personaggio, la persona, il politico e lo stratega, il comunicatore e l'amministratore di partito.
Chi lo conosce per le ormai celebri felpe, chi per i suoi tweet coloriti, chi lo vede da anni alle più varie trasmissioni tv, o girare per le città mescolandosi ai suoi followers, ai suoi seguaci. Lui è Matteo Salvini, il leader della Lega Nord. Se finora si è giocato in modo scontato sull'omonimia con il premier, ora c'è un terzo Matteo che spunta a scompigliare le carte armato di penna. Matteo Pucciarelli, si chiama, e il suo nome compare sulla copertina di "Anatomia di un populista. La vera storia di Matteo Salvini" (Feltrinelli).
Un libro scritto dopo mesi di osservazione e racconto del fenomeno leghista, per il quotidiano La Repubblica, mesi passati a stretto contatto con Salvini, come personaggio, ma anche come persona, politico e stratega, comunicatore e amministratore di partito.
Perchè un libro su Salvini proprio adesso? Da quanto lo segui da giornalista?
Il libro su Salvini, devo essere sincero, è stata un’idea dell’editore. Ma mi è sembrato comunque interessante a livello professionale analizzare più nel profondo un fenomeno fatto di luci e ombre e comunque molto popolare. Ho cominciato a seguire la Lega Nord per il mio giornale poco più di un anno fa. Il problema è che oggi come oggi la Lega è soprattutto Salvini. E quindi significa troppo spesso stare dietro alle numerose esternazioni del segretario del Carroccio.
Da giornalisti si ha spesso l'opportunità di vedere il politico ritratto dai media (tv e giornali e radio) e lo stesso politico anche “live”, a riflettori e telecamere spenti. Confrontando questi due Salvini cosa ne esce?
Il Salvini a riflettori spenti è sicuramente più umano di quello comunemente inteso, un po’ “becero” ecco. Ma del resto la politica è anche show. Uno spettacolo che a Salvini riesce molto bene. In questo credo si differenzi molto rispetto a Bossi, che era un tutt’uno come personaggio politico e come tratto caratteriale.
Il populista è colui che ha l’ambizione di rivolgersi direttamente al “popolo” bypassando i corpi intermedi, semplificando questioni complicate e omettendo le contraddizioni e i conflitti interni al “popolo”.
Populista. Parola ormai molto popolare, affiancata a tanti nomi. Tu cosa intendi per populista? Salvini lo è in modo particolare?
Il populista è colui che ha l’ambizione di rivolgersi direttamente al “popolo” bypassando i corpi intermedi, semplificando questioni complicate e omettendo le contraddizioni e i conflitti interni al “popolo”. Il populista poi è generalmente un tribuno accentratore di potere. Nel discorso pubblico di Salvini, poi, il “popolo” è senza macchia, incolpevole e vittima di poteri forti lontani, non ben definiti e incontrollabili. Ma sono tempi in cui il populismo va molto di moda: sia Matteo Renzi che Beppe Grillo sono caratterizzati da tratti populisti. Così com’era avvenuto con Silvio Berlusconi.
Alla luce di come si stanno gestendo attualmente i migranti in arrivo sulla nostra zona, secondo te la posizione di Salvini su questo tema sarà una leva importante nelle prossime campagne elettorali dell'hinterland e della Brianza?
La questione dei migranti tocca corde sicuramente redditizie a livello elettorale, in questa fase più che in passato. Anche se va detto che a Milano la Lega non ha raccolto ciò che si aspettava. Storicamente il Carroccio è più debole nelle grandi città e più radicato in provincia. Per questo credo che alla fine la Lega otterrà dei buoni risultati nell’hinterland.
Pubblicato il libro, hai ricevuto feedback e commenti particolari da chi lo ha letto? Da Salvini stesso?
Diversi dirigenti della Lega lo hanno letto e seppur sia stato scritto da un giornalista di sinistra per un editore di sinistra, quindi con tutte le criticità del caso nel raccontare Salvini e la Lega, lo hanno trovato onesto nel cercare di capire pregi e difetti del nuovo corso lumbard. Aspetto il giudizio di Salvini adesso…. Vi farò sapere!
A proposito, tu hai letto il suo libro? Cosa te ne è sembrato?
L’ho letto ed è scritto bene, conosco i due colleghi (Matteo Pandini e Rodolfo Sala) che lo hanno aiutato e si vede la qualità dal punto di vista “tecnico”. Il contenuto del libro in sé è naturalmente di parte, è più un manifesto politico che un focus sul personaggio. Diciamo che il libro di Salvini è per chi simpatizza, il mio è per chi problematizza. Sono due prodotti diversi.
Salvini ha un rapporto particolare con i suoi elettori e in generale con i cittadini? nel bene e nel male, coi social e quando si rapporta con la gente per strada. Secondo te è studiato un po' è anche così lui?
Penso che Salvini funzioni bene perché appare decisamente naturale e credo lo sia soprattutto quando è a contatto diretto con le persone. Ha un rapporto alla pari con i suoi interlocutori, non ama figurare come il politico tout court ma come il ragazzo della porta accanto che quasi casualmente fa politica e vuole risolvere i problemi della gente. Anche l’utilizzo che fa dei social è spontaneo ed è una qualità che su Facebook paga molto. Nel libro racconto una cosa banale ma significativa: Salvini ha la macchina con l’autista ma non siede mai dietro come il politico medio, ma davanti. Sono piccole cose, ma che le persone osservano.
Se dovessi scrivere un altro libro su un politico quale sceglieresti? Ne scriveresti uno su Roberto Maroni o non sarebbe "interessante" come Salvini?
Giornalisticamente i due politici “futuribili” più interessanti da raccontare, secondo me, sono Luigi Di Maio e Luigi de Magistris. A me sarebbe piaciuto raccontare da vicino Maurizio Landini, che però non è diventato un politico. La storia di Maroni è interessante, dalla gioventù in Democrazia proletaria alla guida della Lombardia con i ciellini e la destra: se mai dovesse diventare candidato premier del centrodestra, chissà, potrebbe tornare alla ribalta anche a livello editoriale.
La foto di apertura è tratta da YouReporter.it