nada LAmore Devi Seguirlo e1450221665771

BandAutori 19. I nuovi dischi di due tra gli artisti più continui della scena italiana: Nada e Giorgio Canali. Oltre a "Libri che suonano" da questo numero spazio anche per "Note, notti e luoghi" e per "CineMusiche & Cult Movies".

Nada “L’amore devi seguirlo” (Santeria/Audioglobe)

Lei la cantante non la voleva fare. Nonostante ciò si trovò quindicenne ad incidere il suo primo 45 giri e l’anno dopo apparì sul palco del Festival di Sanremo. Abbinati a Lei, c’erano i Rokes e la canzone in gara era “Ma che freddo fa”. Anche se non vinse fu boom: indicata come la vera sorpresa della kermesse, conquistò tutti e nel giro di pochi mesi si vendettero circa 700mila copie della sua versione. Livornese, astro nascente e al femminile, tra il Maestro Piero Ciampi e il suo discepolo Bobo Rondelli, che diversi anni dopo entrò anche lui in scena (con gli Ottavo Padiglione). Nada Malanima continua ad essere una delle artiste più coinvolgenti del panorama musicale del nostro Paese. Una carriera costellata dall’incisione di numerosi singoli e album, un’intensa attività concertistica e la partecipazione a diverse manifestazioni canore (vince nel 1971 il Festival di Sanremo, nel 1983 Vota la Voce, nel 2004 il Premio Lumezia, nel 2007 il Premio M.E.I., nel 2008 il Premio Piero Ciampi, nel 2012 riceve la targa alla carriera a Musica da Bere). Il misurarsi anche con la poesia e la letteratura (“Le mie madri”, “Il mio cuore umano”, “La grande casa”), attrice in sceneggiati televisivi e film, collaborazioni teatrali (con Dario Fo ne “L’opera nello schignazzo”) e quello che più intriga il suo mettere da parte certezze e facili percorsi, eludere consuetudini, superare il “solo mestiere”. Un’anima, il riposizionarsi, l’impeto evolutivo. Tanto da essere carismatica: gareggiare tra quel che fu e quel che sarà, obiettivi alti, ulteriori domande da porre e da porsi. Lei, eterna sbarazzina con un seguito intergenerazionale alle prese con l’abbattimento del già sentito e collaudato. Cosa che fa meravigliosamente (l’altra è Antonella Ruggiero). Il non temere nuove collaborazioni: alcuni membri della Piccola Orchestra Avion Travel, i Tetès de Bois, Cristina Donà, John Parish (che produce l’album “Tutto l’amore che mi manca”), l’ex-CCCP Fedeli Alla Linea Massimo Zamboni (con cui realizza “Sorella sconfitta”), gli Zen Circus, i Criminal Jokers, i Sacri Cuori, le voci e i cori di The Dreamers. “L’amore devi seguirlo” è un disco che rasenta la perfezione: è presente, a venire, ricordando… E’ intriso di forti passioni, marca le distanze dai soliti formalismi, racchiude brani (nessuno escluso) di alto livello. Tanto che diviene particolarmente difficile menzionarne uno invece che un altro. Ma tant’è: “Aprite le città” è una delle più belle canzoni sentite negli ultimi anni, un testo che scava tra quello che vedi e quello che non vedi (o non vuoi vedere), voce penetrante e un titolo che è già proclama, “La canzone dell’amore” e “Non capisci più” vanno a toccare umanesimi e rock’n’roll, mentre “Non sputarmi in faccia” è una love-song tra sguardi così vicini, così lontani e le foto mosse dell’amore, “nonostante tutto…” un buffetto sulla guancia e di più. Un album dove la forma canzone si muove tra respiri della vita e contagiose energie. Voto: 9 (Massimo Pirotta)

 

 

Giorgio Canali & Rossofuoco “Perle per porci” (Woodworm)

L’album di cover è una prova con cui tutti i musicisti prima o poi si cimentano. Quello che non tutti riescono a fare è evitare i cliché di quel tipo di dischi, che spesso si riducono a tributi poco sentiti o a meri riempitivi per periodi in cui l’ispirazione non è al massimo. Giorgio Canali con i suoi Rossofuoco ha invece trovato, in linea con quanto ha sempre fatto nel corso della sua carriera, un modo davvero personale e sentito per superare questa prova. “Perle per porci” è infatti una compilation di brani di musicisti italiani che piacciono davvero a Canali: la dimostrazione è nel fuoco che scorre in tutti i pezzi, fatti propri dal cantante e chitarrista ferrarese ammantandoli dell’elettricità e del nervosismo che sono ormai il suo marchio di fabbrica musicale. La dimostrazione della vera passione di Canali sta anche nella scelta delle canzoni, tutte o quasi sconosciute non solo al grande pubblico ma probabilmente anche a quello indie: è il caso in particolare di “Tutto è così semplice” di Macromeo, di “Gambe di Abebe” (veramente notevole) dei Luc Orient e di “Canzone Dada” dei Plasticost su testo di Tristan Tzara. Il pezzo più noto è “Storie di ieri” di Francesco De Gregori, già da qualche anno affrontata da Canali nei concerti in solo, in una versione livida e rabbiosa. L’album diventa così l’occasione per scoprire e riscoprire pezzi di storia più o meno nota della musica italiana, oltre che per certificare una volta di più la caratura artistica di Canali, uno dei pochi di cui fidarsi sempre all’interno della nostra scena. Nell’attesa di un disco con pezzi autografi, che manca ormai dal 2011 (“Rojo”). Voto: 8 (Fabio Pozzi)

 

 

Libri che “suonano” (un estratto)

Docu in Italy. Nella terra del neorealismo, sia prima, sia dopo, da sempre insomma, l’Italia difetta di una vera e propria scuola documentaristica. E, nonostante l’esempio funzionante di appositi istituti in altri Paesi, in Italia dovrebbero essere le film commissioni regionali, e i trascorsi paleotelevisivi di buona divulgazione, oggi invece le emittenti statali hanno a cuore solo i grossi numeri e non i diritti e doveri di un’utenza acculturabile, l’Italia ormai latita di riferimenti sicuri, in particolare a livello lavorativo, per i giovani documentaristi. Tuttavia proprio nel ventunesimo secolo il “docu” torna in parte di moda in tutto il mondo, con proiezioni nelle sale, qualche titolo al box office e nuove generazioni interessate, anche lungo la Penisola, ad approfondire un’attività dai nobili fini, senza i personalismi di registi despoti, primedonne o vaticinanti. In tal senso, ancor più della fiction nazionale, il docu in Italy è attentissimo alla vivacità del jazz sul territorio e coglie al volo l’occasione per offrire interessanti contributi sia a fotografare il già noto sia invece a cogliere realtà musicali emarginate o emergenti (…) si dà concretezza di una diversità di approcci: la ricerca su una regione (“Video-story del jazz ligure” di Giorgio Lombardi), il ricordo di un celebre locale (“Al Capolinea: Quando a Milano c’era il jazz” di Marianna Cattaneo), l’inchiesta su un artista figurativo (“Giancarlo Cazzaniga pittore dei Jazz Men” di Paolo Mosca), il reportage sull’Instabile Jazz Orchestra (“Il suono instabile della libertà” di Marco Bergamaschi e Giampaolo Gelati), la prova d’autore sul gruppo del marito (“La strana storia di Banda Sonora” di Francesca Archibugi), la monografia di un ancor giovane “jazz-divo” tricolore (“Stefano Bollani Portrait In Blue” di Michele Francesco Schiavon), l’ultimo docu-clip “afroamericano” di una geniale videomaker “(Non Sempre) Merci Beaucoup” di Elisabetta Sgarbi), dedicato a Nicola Arigliano. (da “Il Jazz-Film” di Guido Michelone, Arcana, 2016)

Note, notti e luoghi

Arci Matatu e la rassegna “Acrobatici Anfibi”. Aveva un suo “genius luci” questo luogo: un genietto un po’ sghembo e bislacco. In via de Castilla al 20, Milano, giusto al confine fra il quartiere Isola e Melchiorre Gioia, c’era questa unica vetrina ingresso, scura e senza insegna, che introduceva in un locale molto “cabaret francese”, 150 metri quadri a occhio, lungo lungo con un palco in fondo. Fra gli anni ’80 e ’90 era stato uno storico locale gay: il Querelle. Ci entrai nel 2002 che era appena stato ripreso in mano dalla proprietaria che lo aveva ribattezzato “Matatu”. Maddalena “Madda”, Antonia Traversa è una rampolla della borghesia bene lombarda, radicale storica, simpatizzante anarchica. Cominciammo a organizzarci una rassegna di canzone d’autore dal terribile nome “Acrobatici Anfibi”. Poi le cose andarono avanti da sé e quello stretto locale divenne un punto di riferimento per la rinascente scena della Canzone nella città di Milano. I Musicisti arrivavano qui a sbevazzare alle 11 di sera. “Pagati” in natura dalla “Madda” in birra pane e salame del “discount”, sono nati gruppi e progetti su quelle scomodissime fredde sedie di metallo. Per quel palchetto, su quel piano scordato s’è affacciata più d’una vecchia gloria degli anni ’70, contenta di ritrovare uno spazio che si proponesse d’essere luogo d’incontro, più che un “concertificio” (che anche a riempirlo per intero “Madda” non aveva né l’intenzione, né la capacità di cavarci del denaro), una sorta di salotto letterario-musicale un po’ fricchettone. Inseguito da una serie di esposti per il rumore dai vicini, il Matatu, dopo un intenso lustro, cominciò a decadere e intristirsi: sarà anche che noi che ci eravamo fatte le ossa lì, eravamo sempre in giro per l’Italia a suonare… finchè Maddalena non s’è stufata e non se n’è andata a vivere in una sterminata campagna nei dintorni di Ragusa. Il luogo ha provato a restare un Circolo Culturale per un po’. Poi, per sfregio contro i nostri propositi anarchici, divenne un comitato elettorale per Pisapia… altro che “vento che cambia” e “Milano l’è bela”, abbiamo visto questi posti tristemente abbandonarsi alla fighetteria senz’anima, all’Isola del Bosco Verticale e del progetto Porta Nuova… pare che il Matatu sia stato venduto per diventare un’inutile galleria d’arte, dove si potrà riaffermare la nobile arte del vernissage, in piena coerenza coi Sushi-Bar e le Bakery da 15 euro a panino, dove sarà impossibile incontrare ancora Mauro Pagani che accorda il suo violino per suonare con Lorenzo Riccardi, Gualtiero Bertelli, Luigi Grechi, Renzo Zenobi, Claudio Lolli, i Gang, Riccardo Tesi. Lì ho visto e suonato per l’ultima volta con Stefano Rosso, ma lui era ubriaco, quindi non so se se n’è accorto. O anche Max Manfredi, Marco Ongaro, Massimo Bubola, Flavio Giurato, Bobo Rondelli, come pure il meglio della nuova musica d’autore friulana (Straulino, Maieron), quasi tutti i cantautori degli anni zero: Giromini, Mirco Menna, Isa, Pino Marino, i Mariposa, i Guignol, Cesare Basile… (intervento di Alessio Lega, da “Che musica a Milano” di Giordano Casiraghi, Editrice Zona, 2014)

 

CineMusiche & Cult-Movies

Autori Vari “Gangs Of New York”. Uno staff attento al minimo dettaglio, coordinato dallo stesso Martin Scorsese, con la supervisione di Robbie Robertson e la produzione di Hal Wilner. Archivi personali da cui tirare su alcune star della musica rock (ma non solo) che concepiscono per l’occasione. Gli U2 siglano “The Hand That Built America”, dove la carismatica voce di Bono è un tutt’uno con l’ensemble di archi (arrangiati da The Edge) che la sostiene, mentre Peter Gabriel esegue “Signal To Noise”, un ruvido e lusinghiero strumentale. Arie dense (Howard Shore in “Brooklyn Heights”), celtiche e avveniristiche (Afro Celt Sound System in “Dark Moon, High Tide”), orientali (Da-ca Chen in “Beijing Opera Suite”). Parentesi folk che tramandano: Sidney Stripling (“Breakway”), Finbay Furey (“New York Girls”), l’italiano Mariano De Simone (“Morrison’s Jig-Liberty”). E poi, due tracce di assoluto splendore. Quella minimalista di Jocelyn Pook (“Dionysus”) e quella malinconica di Linda Thompson (“Paddy’s Lamentation”). In un collage candidato a essere un classico delle cinemusiche di tutti i tempi. (Massimo Pirotta, “Duel”, febbraio 2003)

 

 

Novità, ristampe, prossime pubblicazioni discografiche

99 Posse “Il tempo. Le parole. Il suono”, Acid Brains “Thirty Three”, Acqua Fragile “Acqua Fragile” (LP), Acquapazza “O Nirone”, Adriano Celentano “Golden Hits” (box set), Alessia Ramusino “An Incurable Romantic”, Angela Esmeralda & Sebastiano Lillo “Raw”, Angelo Sicurella “Orfani per desiderio”, Anna Caliente “Spine e rose”, Arcana 13 “Danza macabra”, Bidiel “Senza dire una parola”, Bolla Trio “So Fat”, Bologna Violenta “Discordia”, Capvto (Valeria Caputo) “Supernova”, Claudia Is On The Sofa “Time Of Me”, Confusional Quartet “In The Box” (LP box set), Dardust “Birth”, Dario Muci “Barberia e Canti del Salento Vol.2”, Delirium Project “Con i nostri occhi”, Dino Rubino “Roaning Heart”, Duo Tafic & Barbara Casini “Terras”, Edo e I Bucanieri “Canzoni a soppalco”, Elio e Le Storie Tese “Album biango” (LP) e “Gattini” (LP), Elisa “On”, Enzo Pietropaoli & Eleonora Biachini “Dos Insight”, Equipe 84 “ID” (LP), Ergot Project “Beat-less”, Eros Ramazzotti “Dove c’è musica” (LP), Faz Waltz “Callin’ Loud”, Filippo Gambetta “Otto baffi”, Francesco De Gregori “La valigia e l’attore” (LP), Francesco Renga “Scriverò il tuo nome”, Gaetano Liguori “Solo piano”, Gianni Coscia “Frescobaldi per noi”, Giorgia Del Mese “Nuove emozioni post-ideologiche”, Giulia Spallino “Giulia Spallino” (EP), Gli Imbroglioni “Swing da trattoria”, Goblin “Blood Anthology” e “Profondo rosso”(col. sonora) , Humanoira “Fedeliallalinea”, I Nuovi Angeli “I successi dei Nuovi Angeli”, Il Paradiso degli Orchi “Il corponauta”, Inutili “Elves, Red Spiritis, Blue Jets”, Ivano Fossati “Macrame” (LP), Jack The Smoker “Come il fumo, come l’alcol: Jack uccide”, Jasmine Tommaso “Nelle mie corde”, John De Leo “Vago svanendo” (LP), L’Ipotesi di Aspen “Cronache da un assedio”, L’Orso “Un luogo sicuro”, Lascimmia “Lascimmia”, Le Forbici di Manitù “Automitoantologica 1983-2013”, Le Orme “Felona e Sorona 2016”, Lo Zoo di Berlino “Rizoma-Elements”, Letti Sfatti “Lo scherzo di Dio”, Loredana Bertè “Streaking” e “Tir”, Lou Dalfin “Musica endemica”, Luciano Zadro “Meeting In Milan”, Magni Animi Viri “Heroes Temporis World Edition”, Manuel Volpe “Albore”, Mao Medici “Volo Pindarico”, Marco Corrao “Storto”, Marianne Mirage “Quelli come me”, Marta Sui Tubi “Lostilelostile”, Martino Vercesi “6 Halku”, Massimiliano Larocca “Un mistero di sogni avverati”, Mauro Gargano “Suite For Batting Sky”, Melody “Ci sarà da correre”, Mikeless “Il maniaco”, Morgan “Non al denaro non all’amore ne al cielo” (LP), Motta “La fine dei vent’anni”, Orchestra Bailam “Taverne, Cafè Arman e Tekes”, Os Argonautas “Samba delle streghe”, Piero Piccioni “Bora Bora” (LP col. sonora), Pollock Project “Ah!”, Purple Buddha Cash “Pop Filtred”, Quartaumentata “The Best Of”, Radio Days “Back In The Day”, Rescue “Silence Is Here”, Rich Apes “Giovedì”, Riz Ortolani “Non si sevizia un paperino” (LP, col. sonora), Roberto Sarno “Endorfina”, Rosario Giuliani “The Hidden Side”, Seby Burgio “Bounce”, Selton “Loreto Paradiso”, Siberia “In un sogno è la mia patria”, Stefano Meli “Ghostran”, Temple Of Dust “Capricorn”,The Lemon Squeezers “Pop Hurt”, The Chanfrugen “Shah Mat”, The Mama Bluegrass Band “Dogs For Bones”,  The Midnight Kings “Band Of The Thousand Dance”, The Please “Here”, Theo Allegretti “Memorie del principio”, Yo Yo Mundi “Evidenti tracce di felicità”, Zucchero “Black Cat” (m.p.)

TOP 5: i dischi italiani (di ieri e di oggi) più ascoltati negli ultimi giorni

Giorgia Del Mese “Nuove emozioni post-ideologiche”, Mara “Ottobre ‘66”, Cinzia Roncelli “Sings Swallow”, Casino Royale “Sempre più vicini”, Nidi d’Arac “Tarantulae” (Massimo Pirotta)

Vale & The Varlet “Believer”, The Folk Messengers “All For One”, Roberto Ottaviano “Astrolabio”, Fuzz Orchestra “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”, Il Muro del Canto “Fiore de niente” (Fabio Pozzi)

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi & Massimo Pirotta