BandAutori 18. In questo numero due diversi modi di interndere l'impegno politico in musica oggi: Michele Anelli col suo cantautorato rock, Spartiti con elettronica e disincanto. Per "Libri che suonano" si cercano similitudini e differenza tra Gaber e De André.
Michele Anelli “Giorni usati” (Adesiva Discografica / Self)
Iniziò la sua carriera suonando rock’n’roll, garage e punk con il progetto Thee Stolen Cars. Poi, più di vent’anni con la band The Groovers (un Premio M.E.I. alla carriera) e diversi album all’attivo. Tra cui “September Rain” del 1997, giudicato dal mensile “Buscadero” migliore album made in Italy dell’anno. La stessa sorte toccata, alcuni anni dopo, a “That’s All Folks”, migliore disco italiano secondo il quotidiano “Liberazione”. Michele, indomito, va in più direzioni. E’ autore di due libri immancabili: “Siamo i ribelli. Storie e canti della Resistenza” e “Radio Libertà” (dall’emittente biellese, che durante la guerra, aveva la particolarità di avere una piccola orchestra a suonare in diretta radiofonica, sino alle radio libere ’70). La partecipazione al tributo a Fabrizio De Andrè e a sostegno di “A Rivista Anarchica”, con la riproposta di “Quello che non ho”. Sue le musiche per il cortometraggio “La divinità dell’acqua” di Enrico Omodeo Salè. Artista tutt’uno col sociale e per certi versi militante, la sua sfida di mettersi sempre alla prova tra passato, presente e futuro. Il nuovo album è frutto di un percorso personale, politico ed è l’occasione per sbandierare scrupolose liriche e un sostanzioso amalgama di suoni (rock, musica autorale, un po’ di jazzy, folky & bluesin’). Dieci brani: piglio diamantino. Piacciono, in particolar modo: “Leader” imbevuta di evoluzioni poetiche ( marcerò con voi, che siete la mia gente, condivido con voi, l’amarezza che vi cresce dentro), “Giulia” estensione scolpita nel cuore (fiori d’inchiostro a mezzanotte, scrivono verità nascoste), “Gospel” apice quando entra in scena un coro di voci soliste, tenori, soprani (e ora che il tempo, di fare qualcosa è tornato, con le mie parole ti racconterò, che tra queste mani, ci sarà una canzone che, io canterò, tu canterai), la title-track “Giorni usati” invito ad alzare il volume (alzalo ancora) con tanto di tromba e pianoforte che perfettamente si “intrufolano” in un album fortemente vitaminico (i saluti che non hanno anima, le parole che non hanno fame, le mani che non sono pugni, e gli occhi senza rabbia). Voto: 7,5 (Massimo Pirotta)
Spartiti “Austerità” (Woodworm)
Spartiti è il progetto messo in piedi oramai da qualche anno, prima sporadicamente a nome “Letture emiliane” e poi con sempre più convinzione, da Max Collini degli Offlaga Disco Pax e Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò, protagonisti dell’ultimo decennio con proposte tra le più interessanti della scena italiana. Spartiti è il primo disco del duo reggiano ed è, fortunatamente, uno dei casi in cui 1+1 fa davvero 2. Le esperienze dei due musicisti si fondono infatti alla perfezione nelle nove tracce dell’album: da una parte la voce narrante di Collini a trasmettere emozioni uguali ma diverse rispetto a quelle del suo gruppo originario, dall’altra la sperimentazione sonora di Reverberi che va a confrontarsi con la parte più elettronica del suo bagaglio, andando a lambire la ambient e restando comunque sempre in terreni a bassi bpm. Ciò che risulta dall’unione di questi elementi è non facile ad un primo ascolto, ma interessante ed emozionante al tempo stesso, grazie alle tessiture sonore di Reverberi che supportano, prendendosi il giusto spazio, le storie mai banali di militanza e non solo raccontate da Collini, che continua la sua opera di descrizione della profonda provincia emiliana ai tempi del PCI, tra fedeltà alla linea e contraddizioni di fondo, con qualche puntata anche in terreni più universali, ad esempio nel brano di chiusura “Ti aspetto” o in “Bagliore”. Brani migliori: l’ironico “Sendero luminoso”, il già citato “Bagliore”, il curioso “Nuova Betlemme”. Voto: 8 (Fabio Pozzi)
Libri che suonano (un estratto)
Gaber e De Andrè. Il teatro canzone è, potremmo dire, il contributo del cantautore milanese all’elevazione culturale e politica più generale della canzone, che avviene in particolare a partire dagli anni Settanta. E’ un’elevazione di cui oggi possiamo indubbiamente osservare alcuni limiti: pensiamo per esempio al rischio, in quella fase sempre dietro l’angolo, di subordinare gli aspetti estetici e qualitativi della canzone a quelli di carattere politico e ideologico. Possiamo però dire, e questo vale soprattutto grazie alla produzione di alcuni cantautori, che le contaminazioni con il campo culturale e letterario da una parte, e con il campo politico dall’altra, hanno contribuito a rendere la canzone d’autore assai autorevole, ovvero un canale espressivo a cui viene riconosciuto il diritto di avventurarsi laddove, in passato, era severamente proibito avvicinarsi. La produzione artistica di Fabrizio De Andrè rappresenta forse una delle massime espressioni del processo di elevazione culturale della canzone, in particolare per il tentativo di rielaborare e dare nuova vita a opere e capolavori della letteratura e affini. Se in “Tutti morimmo a stento”, del 1968, il riferimento diretto alla produzione del poeta Francois Villon non va oltre il titolo e le atmosfere dell’album, “La buona novella”, del 1970, e “Non al denaro, non all’amore né al cielo” dell’anno seguente, sono esplicitamente ispirati ai Vangeli apocrifi e all’ “Antologia di Spoon River” di Lee Masters. E’ evidente che, per poter realizzare tali accostamenti, è necessario ridefinire l’idea stessa e l’impostazione del massimo veicolo espressivo e commerciale dei cantautori, il 33 giri. Esso non è più una semplice raccolta di brani slegati tra loro, ma un prodotto d’insieme, in cui ogni traccia è legata alle altre. E a De Andrè e a Gaber, tra gli altri, la canzone di tre o quattro minuti, che pure era la forma artistica privilegiata con cui i cantautori si erano espressi fino a quel momento, non basta più. I due cantautori ridefiniscono con le proprie traiettorie e le proprie produzioni artistiche nella medesima direzione, ma con sbocchi diversi. De Andrè va oltre la canzone pur rimanendo all’interno della produzione e del mercato discografico, riorganizzando lo spazio del 33 giri come un corpo unico, mentre Gaber, pur non rompendo in modo assoluto e definitivo con la canzone, opta per un cambiamento, per molti aspetti, ben più radicale. (da “La magnifica illusione. Giorgio Gaber e gli Anni ‘70” di Nando Mainardi, Vololibero, 2016)
Novità, ristampe, prossime pubblicazioni
666 “Perchè in fondo lo squallore siamo noi”, Actores Alidos “Galanias”, Adriano Celentano “New Orleans” e “Peppermint Twist”, Alessandro Sipolo “Eresie”, Alex Carpani “So Close, So Far”, Alì “Facciamo niente insieme”, Amarcord “Vittoria”, A Morte L’Amore “A Morte L’Amore”, Autori vari “Decades Of Joy. Tributo ai Joy Division” (LP), Autori vari “Italian Graffiati 20+20”, Calavera “Funerali alle Hawaii”, Cecco e Cippo “Flop”, Charlie Cinelli “Rio Mella”, Cherubino “Cherubino e I Cherubini”, Clectus “Clectus”, Coma Familia “Quelli che non piacciono a tua madre”, Cristina Zavalloni “Special Dish”, Dade City Days “VHS”, Daniele Sepe “Capitan Capitone e i fratelli della costa”, Dente “Anice in bocca” (LP), Detto Mariano “Amore tossico” (col. sonora, LP), Diabolico Coupè “Little Carmine”, Donatella Luttazzi “I Love You Chet”, Elias Nardiè “Flowers Of Fragility”, Elisabetta Guido “The Good Storyteeler”, Emily Sporting Club “Emily Sporting Club”, Ennio Morricone “Paura. A Collection Of Scary & Thrilling Soundtrack” (LP), Etta Scollo “Cuoresenza”, Fabrizio Rispoli “White & Blue”, Faz Waltz “Good Time Is Callin’ Loud (7”), Filippo Gambetta, Mario Moro, Fabrizio Forte “Chocochoro”, Fingus “Stati uniti nel nulla”, Fiordispina “Live In Vio”, Francesca Gramegna “Nothing Else”, Francesco Camattini “Solo vero sentire”, Franco Bixio “A pugni nudi” (col. sonora, LP), Frank Get “Rough Man”, Fuzz Orchestra “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”, Gaetano Liguori “Un pianoforte per i giusti”, Giacomo Sferlazzo “Giostre per giovani vecchi”, Giovanni Scacciamacchia Quartet “My Romance”, Giorgieness “La giusta distanza”, Goblin Rebirth “Alive”, GRZ “Ultrasexual”, I’m Not A Blonde “Introducing”, Il Cielo di Bagdad “No Bad Days”, Inutili “Elves, Red Spirites, Blue Jets”, Iron Mais “Nausea” (EP), Julius Paolo Lazzeri “Gothic Power”, Killi Billi “God Save The Queen” (7”), La Batteria “Fegatelli” (EP), La Crus “Prima e dopo La Crus” (LP), La Fabbrica dell’Assoluto “1984. L’ultimo uomo d’Europa”, Lello Petrarca Trio “Musical Stories”, Liquido di Morte “II”, Lorenzo Fragola “Zero gravity”, Mara “Ottobre ‘66”, Matrioska “Occhi mossi”, Mondo Marcio “La freschezza del marcio”, Motta “La fine dei vent’anni”, Nanco “Acerrimo”, Nibiru “Teloch” (EP), Nino Rota “Toby Dammit” (col. sonora, LP), Overload “The Jaugar Chronicles”, Pierluigi Balducci & Vincenzo Maurogiovanni “Cinema. Volume 1”, Piero Umiliani “La legge dei gangsters” (col. sonora, LP), Prozac+ “Testa plastica” (LP), Riccardo Arrighini “La donna cannone”, Rino Gaetano “… e cantava le canzoni” (cd box set), Ritmo Tribale “Kriminale” (LP), Ron “La forza di dire sì”, Santa Margaret “Sangue e vita” (EP), Steel Flowers “Kleptocracy”, Stefania Dipierro “Natural”, Temporal Sluts “Modern Slavery Protocol”, The Clan “All The Name Of Folk”, The Clipper “Second Hand Market”, The Orange Beach “Amateurs”, Tiromancino “Indagine su un sentimento”, Unalì “Persone”, Vasco Rossi “Tutto in una notte km.2015 (cd+dvd+blu-ray box set) e “Vivere o niente”, Vittorio Cosma “La facoltà dello stupore”, Zero Assoluto “Di me e di te”, Zippo “After Us” (m.p.)
TOP 5 i dischi (di ieri e di oggi) più ascoltati negli ultimi giorni
Lalli “Tempo di vento”, Dead Shrimp “How Big Is Your Soul”, Not Moving “Flash On You”, 24 Grana “Loop”, Ivan Della Mea “Il rosso è diventato giallo” (Massimo Pirotta)
Guignol “Abile labile”, Sorge “La guerra di domani”, Nicola Sani “RAW”, 666 “…Perché in fondo lo squallore siamo noi”, Righeira “Righeira”