Alfredo Viganò scrive alcune note a margine del seminario voluto dal PD monzese
Bella iniziativa e interessante, ieri al Binario 7 (qui il comunicato, Ndr). il PD come gruppo che si interessa della questione Parco reale, ha indetto un seminario con presenti molte associazioni che hanno raccontato la loro. Un panorama non usuale di conoscenza complessiva, Il tempo non mi ha consentito di dire la mia e per Novaluna aveva già fatto un intervento la Bemporad, da molti ricordata per il suo lavoro innovatore come assessore. Era la mia compagna di banco in Giunta con Faglia Sindaco.
Avrei detto poche cose, alcune stimolate anche dall’evento. Una prima cosa che mi sembra utile è sottolineare che il Parco e i Giardini, più ancora che la Villa sono una presenza straordinaria che deve essere sovente centrale alle scelte di Monza, siano culturali, di tempo libero che di pianificazione. Purtroppo questo non è ancora vero anche se qualcosa è stato fatto. Sono in particolare critico col nuovo PGT presentato che di fatto relega il Parco a componente del Parco della valle del Lambro senza capirne a pieno il ruolo per la Città e la sua storia.
Una seconda considerazione è che sovente si pone attenzione alla compatibilità degli eventi nel Parco con la situazione eco sistemica e di tutela del verde. Tutto giusto, ma quasi più importante è la compatibilità culturale. Il Parco non è un generica presenza naturale nel territorio, ma una ricostruzione ideale della natura, opera dell’uomo e qui non voglio segnalare il grande percorso filosofico, scientifico e tecnico, del rapporto uomo natura e la nascita dei Parchi in tutta Europa. Mi basta ricordare Bacon e poi Silva.
Una terza considerazione concerne la necessità che è emersa dal Seminario di organizzare una rete delle presenze culturali in città che possano seguire filoni specifici di valorizzazione del complesso parco, Giardini e Villa. Non mancano esperienze, alcune promosse da Novaluna per coordinare eventi tra più associazioni e con buoni risultati. Ricordo l’esperienza su Eugenio de Beauharnais e quella in corso sugli artefici del Parco e che vedrà luce nei prossimi mesi anche con la pubblicazione di un nuovo quaderno, il n. 8. Manca però ancora un programma che ponendo al centro il complesso storico, monumentale e paesaggistico, determini filoni coordinati delle varie esperienze in modo che ogni anno si registri questa centralità negli eventi. Sicuramente la importante storia del Parco deve ancora ributtare Monza in Europa e il complesso Parco Giardini e Villa è strumento chiave per questo rinnovamento culturale.
Oltre al filone specifico di compatibilità culturale e di legame con l’Europa, mi sembra importante sottolineare l’importanza, sulla base della sua presenza di grande museo botanico vivo, della idea di museo di storia dei Giardini, e della sua tradizione e di esperienze già in corso, come ad esempio la scuola di agraria al Frutteto, svolga un ruolo nazionale e internazionale sulla tematica del verde, su tecniche, scienza, pensiero e storia. Bisogna fare ancora molto con calendari di iniziative, presenze permanenti insediate nel Parco.