Un progetto fotografico analogico con cui porre domande a poeti, musicisti, attrici. Chi sei, cosa fai. In cerca della verità
Cerchiamo tutti la verità, chi in fondo ad una bottiglia, chi al termine della notte, chi fra le braccia di un’altra, chi fra le righe. Valentina Tamborra ha deciso di cercarla nella grana della pellicola, nella luce catturata dalla sua Rolleiflex, che poi sarebbe la macchina fotografica “a pozzetto” usata anche dalle amate Vivian Meier e Diane Arbus. Con il progetto “Doppia luce” fa visita a musicisti, attrici, poeti e pone due semplici, terrificanti domande: chi sei e cosa fai. Alla prima risponde uno scatto, alla seconda le parole dell’ospite. Centellinati i primi, spesso fluviali le seconde.
Le fotografie (alcune le vedete in questa pagina, tutte le altre sul Tumblr del progetto) sono “pure”, Valentina — che abitualmente scatta in digitale — ha voluto mettere da parte sensore e Photoshop e si è affidata solo all’attimo dello scatto: impreciso, imperfetto. Vero, appunto. Con l’aiuto di una luce continua da 100 watt e di Andrea Lanzeni in camera oscura, ricorre allo scanner solo per poter poi pubblicare gli scatti online. Per il resto è tutto analogico, a cominciare dai pelucchi incistati sul medio formato di quella macchina così fuori tempo. Arrivata fra le sue mani come regalo, è ora una sfida e un’arma per svelare la verità dietro una domanda, la terza, pesante come una spada medievale: siamo quello che facciamo?
Il punto d’arrivo dovrebbe essere una mostra e forse un libro, con i ritratti di Roberta Carrieri, Folco Orselli, Federica Fracassi, Vincenzo Costantino Cinaski, Leonardo Coen e i tanti che stanno comparendo sul vetro smerigliato della Rolleiflex.
Sappiamo bene tutti che quella non è la verità, è solo un attimo catturato, un punto di vista, uno sguardo personale. Ma ce lo faremo bastare. Il resto continueremo a cercarlo in fondo ad una bottiglia, al termine della notte, fra le braccia di un’altra, fra le righe.