La mostra di Raùl Zecca Castel, una trentina di pannelli fotografici e un cortometraggio, ha mostrato in modo impressionante cosa c’è dietro i dolciumi che mangiamo tutti i giorni ed in particolare nelle feste natalizie.
No, non è il solito cinepanettone natalizio tanto caro al popolo italiano, è semplicemente una prepotente considerazione che si è imposta alla nostra mente dopo aver visitato la mostra di Raùl Zecca Castel appena conclusa al Binario 7 di Monza intitolata “Come schiavi in libertà”.
Raùl, 29 anni, monzese, laureato in filosofia, già autore di diversi documentari di carattere antropologico per conto della Televisione della Svizzera Italiana e della Rai, che abbiamo avuto il piacere di conoscere, ha vissuto per quattro mesi in uno dei tanti bateyes (agglomerati di baracche sorte vicino ai campi di lavoro della canna da zucchero) dell’isola dominicana, documentando e fotografando la vita dei migranti haitiani che vanno a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Lontano dalle spiagge dorate del turismo internazionale, costretto a migrare da tempo immemorabile a causa della povertà e della miseria che regna ad Haiti, nonostante o forse a causa della “assistenza” dei paesi occidentali storicamente influenti come gli Usa e la Francia e nonostante il “più grande flusso di aiuti che gli Usa abbiano mai prodotto “ tanto pubblicizzato ai tempi del terremoto dal trio Obama-Bush-Clinton e mai arrivato, si consuma il dramma del popolo haitiano nell’indifferenza del mondo. La raccolta della canna da zucchero è storicamente legata a pratiche di schiavitù. Alcune stime affermano che per il taglio di circa dodici tonnellate giornaliere di canna, il singolo lavoratore, in dodici ore di lavoro, percorre circa otto chilometri perdendo la bellezza di otto litri di acqua e piagandosi le mani con migliaia di colpi di machete. Nei paesi in cui non esistono cooperative di lavoro o sindacati con un potere diretto sulle terre, come la Repubblica Dominicana, la durezza del lavoro, l’esposizione alle droghe e alle pessime condizioni igieniche di vita determina un abbruttimento e un consistente accorciamento della stessa. L’intermediazione internazionale, in mano a società che determinano il prezzo di acquisto e di vendita in regime di quasi monopolio, non consente di sperare in un futuro migliore.
Il lavoro di Raùl, documentato da una trentina di pannelli fotografici e da un cortometraggio, ha mostrato in modo impressionante cosa c’è dietro i dolciumi che mangiamo tutti i giorni ed in particolare nelle feste natalizie.
L’essere nati per caso in questa parte del mondo non ci esime dal saperlo e dal rifletterci.