Teatro. Lo spettacolo-evento della Compagnia della Fortezza con oltre 50 attori in scena e la partecipazione attiva del pubblico inaugura la stagione del Teatro Menotti di Milano
Nell'anno del 25° anniversario dalla sua fondazione la Compagnia della Fortezza di Armando Punzo torna a Milano, dopo una prolungata assenza, per inaugurare la nuova stagione del Teatro Menotti.
Nata all’interno del Carcere di Volterra, la Fortezza è la più antica e celebre compagnia di detenuti-attori d’Italia. Ne fanno parte attori che sono ormai celebrità, tra tutti Aniello Arena, il pluripremiato protagonista di Reality di Matteo Garrone.
Mercuzio non vuole morire è un kolossal contemporaneo: quasi 50 attori in scena per portare sul palco, ribaltandolo e tradendolo, il classico dei classici: Romeo e Giulietta di Shakespeare. Al centro della vicenda per questa volta non ci saranno i due innamorati, ma Mercuzio, che sfuggendo alla trama della tragedia si rifiuta di morire, si rifiuta di smettere di sognare.
Fondamentale la partecipazione del pubblico, al quale viene chiesto di portare in sala due oggetti che serviranno alla realizzazione di alcune scene collettive: un libro (che abbia un valore simbolico e rappresenti qualcosa di importante per la propria vita) e un guanto rosso (di cotone, di lana o anche di gomma).
La genesi di questo spettacolo è lunga e articolata: inizia più di un anno fa, nel giugno 2012, con una serie di appuntamenti aperti al pubblico chiamati “prove collettive di massa” che hanno visto pian piano costruire la drammaturgia dello spettacolo, articolare le scene collettive fino ad arrivare all'interno del Festival VolterraTeatro 2012, curato proprio da Armando Punzo, alla presentazione dello spettacolo come “evento di teatro collettivo”. Insomma un vero e proprio spettacolo-evento che il Teatro Menotti propone in apertura di stagione in sole due repliche sabato 5 ottobre alle ore 21 e domenica 6 ottobre alle ore 17.
Gli artisti e i poeti vengono schiacciati e sacrificati in democrazia come sotto un qualsiasi totalitarismo. A nulla serve l’illusione della libertà d’espressione, quando sono tagliati “culturalmente” tutti i ponti verso chi dovrebbe essere il destinatario ultimo della libertà che solo la cultura può dare. Cambiano i tempi e le stagioni politiche, ma non cambia il rapporto di sudditanza che il potere instaura con gli uomini di cultura non allineati. Sono troppi gli esempi che testimoniano questa consuetudine, di sudditanza dell’arte alla politica, tanto che ormai si è fatta regola. (Armando Punzo)