Già il libro, nel 2006, è stato un colpo allo stomaco. La narrazione chirurgica di Saviano ha cosparso sale sulla ferita più grande dell'Italia contemporanea. Abbiamo dovuto scoprire che molto più della mafia siciliana e dei terrorismi, in questo paese è la camorra, 'o sistema, a far marcire intere regioni, a sterminare famiglie e uccidere nella culla le speranze di generazioni.
Ora è arrivato il film, straordinaria traduzione di un regista meraviglioso come all'Italia mancava da tanto. Dopo aver realizzato due strepitosi lavori come "L'imbalsamatore" e "Primo amore", Matteo Garrone ci ha dato la possibilità di capire ancora meglio cosa racconta Roberto Saviano: dando volti, corpi, movimenti, accenti, colore, luce, volgarità e concretezza a tutte quelle righe di parole.
Chi ha guardato o guarderà il film non potrà più dire di non sapere. Non potrà più far finta che l'emergenza italiana siano i rom.
Allora La rivista che vorrei chiede ai lettori di parlarne, di scriverci cosa ha trovato e provato durante e dopo le due ore e mezza di fantastico cinema di "Gomorra".
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