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Con la circolazione su vasta scala delle informazioni, si percepisce maggiormente la sensazione di sentirsi parte integrante della comunità planetaria dislocata in continenti, nazioni e regioni. La diffusione di internet è in grado di proiettare piccole comunità locali, singoli sconosciuti individui, alla notorietà: mai come ora i percorsi esperenziali individuali possono diventare rapidamente patrimonio acquisito della moltitudine.

Eppure, nonostante la rete, il sentito dire domina e controlla le nostre vite piu' di quanto possiamo rendercene conto. Sembrerebbe assurdo, eppure le “verba volant”, parole sentite qua e là, in un bar, a un party, a una cena o per strada, condizionano inevitabilmente centinaia di parole scritte. Spesso mi è capitato di conoscere nuove persone a cui il sentito dire aveva già anticipato alcuni aspetti del mio presunto essere.

Il malcostume diffuso, che porta a proiettare moralismi nefasti sugli altri, con lo scopo principale di liberarsi della propria immondizia psichica, è ampiamente accettato e addirittura riveste le basi per la formazione delle opinioni. “Quello ha l’amante”, “Quello si mette le dita nel naso”, “Quello è un marpione”, “Quello è un opportunista”, frasi confezionate per un gioco perverso e interscambiabile tra vittima e carnefice, paragonabile per imprimatur al timbro dell’annullo postale. Spesso il sentito dire è utilizzato subdolamente per veicolare notizie non ufficiali, in modo da depotenziare o depistare la consistenza di fatti e azioni vere.

Il sentito dire non trae la sua forza sentenziatrice dalla credibilità di chi emette per primo le parole volanti, questo è assolutamente irrilevante, piuttosto vive di vita propria, come in uno spazio senza tempo in cui la parola, il suono, sono l’innesco di infinite reazioni a catena, paragonabile al big bang e alla deriva delle galassie: un universo quasi parallelo che sfugge alla razionalità umana, alla rispondenza effettiva delle emozioni, dei sentimenti e alla capacità di discernere.

E’ inutile dirlo, nessuno si sottrae alla sudditanza di questo giochetto moralista, anzi si inserisce con soddisfazione nel concatenamento, anche perché lo stesso diventa un potente strumento per controllare, o almeno tentare, i complessi equilibri delle gerarchie relazionali; incredibilmente l’inesistenza, l’antimateria, condizionano la vita in carne e ossa. Da circa un decennio ho quindi preso la buona abitudine anti-conformista di rispondere: - Sentito dire? No grazie! – e rispedire così al mittente la sua immonda spazzatura, non essendo consentito in Italia l’uso delle armi da fuoco come atto risolutivo del linguaggio verbale.

Assai istruttivo in materia è un pezzo scritto da William S. Burroughs, che ho certosinamente ricopiato dal 1° numero di Frigidaire del 1981. Il testo è tratto dall’opera The Third Mind – La terza mente, scritta da William S. Burroughs e Brion Gysin, che raggruppa i testi dei primi esperimenti di cut-up, la tecnica inventata da Gysin con cui Burroughs ha elaborato tutti i suoi libri, dal Pasto Nudo in poi. Nel testo vengono trattate in modo breve ed esauriente i temi più familiari a Burroughs, quali l’immagine, il controllo, la morte.

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La morte della Signora D

William S. Burroughs

  1. All’inizio vi era il verbo.

  2. Il verbo era ed è carne.

  3. il verbo era ed è suono immagine.

  4. Il suono viaggia alla velocità di 333 metri al secondo.

  5. L’immagine viaggia alla velocità della luce: 300.000 chilometri al secondo.

  6. Il Signor B, che si trova al punto B’, e la Signora D, che si trova al punto D‘, distano 333 metri l’uno dall’altro.

  7. La Signora D è munita di una voce penetrante a lunga gittata, capace di coprire la distanza pari a B’ – D’.

  8. La Signora D grida: « …carne carne carne disgraziato fetente…» ( sperando che il suo disprezzo non gli lasci il tempo di rispondere).

  9. Il Signor B è equipaggiato di macchina fotografica con mirino telescopico e di un registratore.

  10. Macchina fotografica e registratore sono sincronizzati,in modo che appena il Signor B vede apparire la prima parola sulle labbra della Signora D, riprenda la sua immagine e inizia contemporaneamente a registrare.

  11. Un secondo dopo, viene raggiunto dalle parole e le registra.

  12. Nel momento in cui sente le parole ha già scattato la fotografia.

  13. Il Signor B ha scattato la fotografia della Signora D un secondo dopo che essa si manifestasse a lui con la parola.

  14. Il signor B ha scisso parola e immagine della Signora D.

  15. E’ probabile che la Signora D continui a balbettare qualche altra amenità.

  16. Il Signor B , sentendo che ne ha avuto abbastanza, si munisce di un fucile.

  17. Il signor B monta il fucile e la macchina fotografica con il mirino telescopico.

  18. La pallottola ha una velocità iniziale all’uscita della bocca del fucile pari a 666 metri al secondo.

  19. Quando il Signor B avvista la prima parola sulle labbra della Signora D preme il grilletto e riprende la sua ultima immagine.

  20. un mezzo secondo dopo la pallottola la colpisce dritto in mezzo alla bocca e esplode nel cervelletto.

  21. Un secondo dopo, egli sente e registra le sue ultime parole… carne carne car…

  22. La Signora D ha smesso di esistere mezzo secondo prima che abbia il tempo di sentire e registrare le sue ultime parole.

  23. Esporre il negativo.

  24. Cancellare il nastro.

  25. Non sapendo cosa sia o non sia conoscere, il Signor B non ha mai conosciuto nessuna Signora D.

  26. Il Signor B si trova ora in un punto dello spazio a 300.000 chilometri dalla terra nel punto B’’. ( Vedi preposizione 5 ).

  27. La Signora D e tornata sulla terra nel punto D’’.

  28. Il Signor B dispone dello stesso equipaggiamento di base, salvo il fucile, che ha sostituito con un fucile laser Bradly che emette intensi raggi di luce coerente alla velocità di 300.000 chilometri al secondo, capaci di perforare le sostanze più dure, compreso il diamante…Prova a fare la furba con un fucile laser…

  29. La Signora D ha amplificato la sua voce per tenere conto del diverso intervallo di spazio.

  30. un secondo dopo le 16.00, il Signor B avvista la turpe parola sulla bocca turpe della Signora D.

  31. A questo punto, visto che il Signor D si trova a un secondo-luce di distanza dalla Signora D, e visto che ci vuole un secondo affinchè la sua immagine raggiunga il punto B’’, il Signor B, inutile dirlo, si è munito di un teleobiettivo più potente per riprendere l’immagine della Signora D…e questo non un secondo dopo le 16.00, ma esattamente alle 16.00, ora terrestre.

  32. Un secondo dopo il laser del Bradly attraversa la bocca poco sboccata della Signora D e vai con dio.

  33. Il Signor B ha ripreso l’ultima immagine della Signora D ( D come Dead – morta ).

  34. La Signora D è sempre morta quando il Signor B riprende la sua ultima immagine di morte, un secondo dopo.

  35. La Signora D è esistita soltanto attraverso la sua ultima immagine e le sue ultime parole, che naturalmente provengono dall’ di Pitman, qualche ora più tardi …adesso, spegnere il registratore…esporre il negativo.

  36. L’immagine e la parola della Signora D non sono mai esistite.

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.