Il sessantotto dei Beatles.
La simpatica mostra organizzata dalla Provincia di Milano presso lo Spazio Oberdan di Milano ai bastioni di Porta Venezia (aperta sino al 14 settembre), fornisce l’occasione per chiedersi come sia stato il Sessantotto dei Beatles, mentre in Francia era scoppiata la rivolta studentesca ed in Vietnam era in corso la guerra.
Nel novembre di quell’anno uscì un doppio LP, con copertina bianca e la scritta “The Beatles” in rilievo, il White album. Conteneva una trentina di canzoni ancora oggi nella storia del pop-rock e del beat.
In realtà, nel febbraio del ‘68 i Beatles erano stati in India, ai piedi dell’Himalaya, dal guru Maharishi che avevano conosciuto in Inghilterra, diventandone adepti. A lui si deve l’arrivo in occidente della medicina ayurvedica e della meditazione trascendentale. Furono accompagnati in quel viaggio da Mia Farrow, da Donovan e da un paio di componenti dei Bee Gees.
Dall'esperienza indiana uscì un album considerato tra i migliori dei Beatles, assieme a quello che molti considerano il loro capolavoro, “Sgt. Pepper….”, sia per la musica che per la grafica, uscito nel ’67 dopo “Magical Mistery tour”, che conteneva, tra l’altro, la nota canzone “All you need is love”, ben presto diventato l’inno pacifista degli hippies.
Rispetto a quelli dei primi anni Sessanta, i loro testi divennero sempre più complessi e criptici, con riferimenti simbolici, e furono a volte censurati dalla stessa BBC, come nel caso di “Happiness is a warm gun” , sempre di quell’album bianco.
Da lì in poi il lento declino, pur con significative canzoni come “Come together” uscita nel ’69 nel disco “Abbey Road”. Dopo un anno, lo scioglimento del gruppo.
Quanta differenza con la musica suonata a Woodstock nell’agosto del 1969, raduno terminato con la mitica esecuzione di Jimi Hendrix, brano che molti individuano come il culmine raggiunto dalla musica rock di quegli anni. Poi si sono raccolti solo i pezzi, come testimoniano quelle immagini…