Regole di gestione di una biblioteca domestica
TIPI
Quelli che tieni anche se non leggi, ma sei convinto che prima o poi lo farai.
Quelli che non sai dove collocare perché anche chi li ha scritti non sa dove collocarsi.
Quelli di autori che hanno scritto tanto e la loro fila è lunga.
Quelli che possono stare sdraiati tanto non li riguardi quasi mai. Oppure sono belli anche così.
Quelli che puoi mettere dietro nelle file doppie perché non è importante vederli.
Quelli che sei orgoglioso di averli letti ogni volta che li guardi.
Quelli che ti ricordano una persona, un luogo, una vacanza, un viaggio. Che si sono consumati e bagnati in spiaggia, che hanno una macchiolina di caffè o che ti sono caduti mentre camminavi per strada.
Quelli che sai di avere letto ma non ti ricordi di cosa parlano.
Quelli che ogni tanto ne rileggi una pagina.
Quelli che smarchi da anni e li vivi come una minaccia ogni volta che ti fissano dallo scaffale.
Quelli che accumuli per quando sarai una pensionata felice.
Quelli che hai conosciuto l'autore e gli sei affezionata anche se non ti hanno fatto impazzire.
Quelli che sono impignati per terra perché non hai avuto ancora tempo di sistemarli, e se li trascuri per una settimana le torri di carta si moltiplicano.
SUDDIVISIONE
Io sono per i generi. Quindi nazione e autori in ordine alfabetico. Le sequenze compatte degli imperdibili a scandire l'alternanza: Yourcenar, Kundera, Malet e Manchette, Simenon, la Cornwell per i momenti così, la Divina Commedia in più edizioni che l'adoro, il Nord Europa che si prende sempre più spazio, gli erotichelli che stanno da soli in alto, la poesia in blocco, la Giménez-Bartlett letta e amata, i Vazquez-Montalban tutti compreso suo figlio, i Garçia Marquez, gli Arriaga pochi ma buoni. Oppure classici, la filosofia che si trasforma e gradualmente diventa sociologia, e lì vicino c'è anche la psicologia. Tutto il crimine sullo stesso ripiano, dalle analisi mentali alla storia delle rapine. L'angolino delle graphic novels, per non dire dei fumetti, il misto dalle cronache, le antologie e poi quello che non è collocabile. Infine i ricettari: fotografici, belli, costosi. Non necessariamente da usare, solo da guardare.
NUOVI ARRIVI
Ci sono quelli che compri perché te li hanno consigliati, perché hai letto una bella recensione, perché li aspettavi o perché lo sai tu e basta. Ci sono i libri che ti regalano gli amici-amici, perché solo loro sanno cosa non hai. Oppure chi ti vuole bene, che ti studia per un po' prima di azzeccare il titolo. E poi ci sono quelli che ti arrivano, dagli editori e dagli autori. Il caso SenzaUnaDestinazione conta tra i 20 e i 30 nuovi ingressi ogni settimana. Non li può tenere tutti.
REGALI
Nessun libro si butta, per principio e perché c'è sempre qualcuno a cui puoi regalarlo. All'inizio pensavo alle biblioteche, poi ho capito che non tutte apprezzano la donazione, allora ne ho scelta una in particolare: quella del carcere. A loro regalo libri nuovi o in buono stato: arrivano a persone che spesso si affezionano alla lettura solo durante la detenzione, ma che mostrano passione e coinvolgimento. Thriller per il maschile, amore, sentimenti e magia per il femminile. Questi vanno per la maggiore, ma tutto piace.
Poi ci sono amici e amiche, a cui distribuisco in base al genere e alle preferenze: l'azione e il poliziesco a M., i sentimentaloni a T., i passionali un po' stuzzicanti a un altro M., i doppi scambiati con B., ogni tanto arriva C. che fa un'incursione che le basta per qualche mese, e via discorrendo. A volte uno rimane in parcheggio per un po', ma poi trovo il lettore adatto anche a lui.
Qualcuno (giornalisti o simili, si dice) pare che li rivenda a metà prezzo, soprattutto se di prestigio: se è per beneficenza la causa è nobile, altrimenti si commenta da sé.
Quelli per i regali di compleanno, Natale o per le occasioni, si comprano sempre: la donazione qui prenderebbe il sapore del riciclaggio.
MANIACALITA'
La prima forma è nel puro possesso. Nel rifiuto di prendere il libro in una biblioteca pubblica, perché deve essere tuo e basta. Nella passione per l'oggetto in sé, per la sua copertina, la sua forma. Nella prima pagina in cui c'è il mio nome e cognome, il mese e l'anno in cui ci siamo incontrati, il numerino in matita nell'angolo.
Poi c'è la maniacalità della dedica con firma: lo scarabocchio e finita lì degli anglosassoni e degli americani, il calore di spagnoli e sudamericani, i francesi che dipende da quanto sono simpatici e di buonumore in quel momento. Gli italiani che si va dal legnoso a quello che ti conquista con due parole scritte sulla prima pagina.
Infine c'è l'ex libris: bello ma scomodo, ogni volta te lo devi appiccicare, e poi magari dopo un po' ti stufa. Ora sto ragionando su un timbrino personalizzato: devo ancora capire se mi piace.
Questa GALLERIA FOTOGRAFICA è maniacalità, feticismo, esibizionismo e forse anche qualcosa di mentalmente disturbante.
ERRORI DA NON COMMETTERE
La classificazione con il progressivo numerico, perché imprigiona. Se già fai fatica a separarti da un libro, anche se vecchio e mai letto, il fatto che tu lo abbia classificato con un numero, che andrebbe sostituito per non creare presenze fantasma, diventa un impedimento mentale ulteriore.
Prestare: mai, mai e poi mai. Perché li pasticciano, li stropicciano, non te li restituiscono e tu devi sostituirli con un anonimo qualunque, lo stesso titolo impoverito del vissuto che vi legava.
PER CONCLUDERE una bibliografia, pescata random mentre mi guardavo in giro:
Luciano Bianciardi, Non leggete i libri, fateveli raccontare. Sei lezioni per diventare un intellettuale dedicate in particolare ai giovani privi di talento, Stampa Alternativa
Riccardo De Bury, L'amore per i libri, Rizzoli Bur
Pierre Bayard, Come parlare di un libro senza averlo mai letto, Excelsior1881
aa.vv., L'arte di leggere. Aforismi sulla lettura, Einaudi
Marco Cassini, Refusi. Diario di un editore incorreggibile, Laterza
Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo, Garzanti
In sottofondo lei da Parigi
Dal blog di Paola Pioppi
Illustrazione di Guido Scarabottolo