I romanzi di Dominique Manotti sono libri-mondo, dove non interessa il finale consolatorio
Ecco il "polar", il romanzo francese che "non è noir e non è poliziesco", ma ha tutti gli elementi della denuncia sociale, mentre cerca di spiegare un accadimento, il perché di una morte: la dimensione di vita della fabbrica e gli infortuni sul lavoro che si ripetono, l'esasperazione degli operai e le rivolte, gli interessi delle cordate dell'alta finanza. Una dimensione claustrofobica del lavoro operaio, con in primo piano i conflitti e i soprusi. Uscito per Marco Tropea editore, l'ultimo romanzo di Dominique Manotti, da poco tradotto in Italia - Vite bruciate, pagg. 283, 16.60 euro - ricostruisce le lotte per il potere e le forti tensioni delle banlieue francesi, denuncia gli interessi di classe, inventa una figura di investigatore, l'ex poliziotto Charles Montoya, dove si ritrovano tanti richiami alle figure classiche della narrativa di genere, ai trascorsi oscuri, alla voglia poco esibita di riscatto. "In un romanzo - dice la Manotti, in Italia per presentare il libro - è molto importante portare avanti le situazioni vere e non la fiction. Le storie si raccontano attraverso la forza dei personaggi, che devono essere ben costruiti, verosimili. Attraverso l'incontro tra il detective Montoya e l'operaia Rolande, si vede un mondo. Si vede l'antitesi tra due appartenenze che, nonostante tutto, si attraggono". I romanzi di Dominique Manotti sono così, libri-mondo, dove non interessa il finale consolatorio: "Non voglio regalare per forza qualcosa di positivo ai miei lettori - precisa l'autrice francese, cinque titoli pubblicati in italiano e una vita da sindacalista alle spalle -, preferisco lasciare spazio a conclusioni diverse". In Vite bruciate la fabbrica è vista attraverso gli occhi di una donna, un personaggio lucido e forte, capace di slegare la sua esistenza dal contesto a cui appartiene: "Non per tutti è così - conclude la Manotti -. Ci sono donne che non sanno separarsi da ciò che hanno intorno, invece a me piacciono quelle che si costruiscono la propria identità in modo indipendente, anche rispetto alle altre donne".
Musica: direi questa.
Da www.senzaunadestinazione.blogspot.com/