Personaggi, compagne e autrici sulle tavole dell'Elfo. A colloquio con l'attrice monzese.
T
anto vale dirlo subito. Avrebbe dovuto essere un video a raccontarci le donne del teatro di Cristina Crippa. In un pomeriggio di un aprile autunnale, a due scalini di distanza dal Lambro, invece, il fato decise che la videocamera non avrebbe catturato il suono e avrebbe abbandonato il testimone alla disperazione dei suoi appunti fradici di pioggia inattesa, basito innanzi al nastro del volto dell'attrice afona.
Sarebbe stato un autoritratto meraviglioso, pastoso di pennellate spesse, sovrapposte, intrecciate, luminescenti e scure. Invece quel che resta è la narrazione del testimone. Abbiate pietà.
Sono tante le donne di donna Crippa, come tante sono le storie che nella sua casa, il teatro dell'Elfo, sono state raccontate dal 1972 in poi. Compagne, volti, maschere, parole, pagine.
Sone donne Corinna Agustoni e Ida Marinelli che con lei negli anni Settanta portarono in scena Silvia Plath e le sue “3 donne”. C'era da andare oltre i volantini, c'era da dimostrare la possibilità di fare teatro, al femminile, usando il linguaggio del teatro.
Sono donne quelle della “Bottega del caffè” ritratte scialbe da Goldoni e rimodellate con il vigore della punta secca da Fassbinder, uno degli autori più amati e importanti per la compagnia. Nella meravigliosa messa in scena firmata da Ferdinando Bruni e da Elio De Capitani, impantanata fra i miasmi di una Venezia lorda e putrida, Cristina Crippa è la moglie del traditore Leandro, Placida di nome, per nulla di fatto. Torna, travestita, nella vita del marito fuggito, decisa e forte.
Riva abbandonata/Materiale per Medea/ Paesaggio con Argonauti
Decisa e forte come La Donna, Medea: «Fossi rimasta la belva che ero. Prima che un uomo facesse di me la sua donna». In “Riva abbandonata/Materiale per Medea/Paesaggio con Argonauti”, Medea/Crippa è la belva ferita che affonda le mani nella violenza, nel conflitto. Perchè “nulla è essenziale, tranne il nemico”. La sua forza distruttrice è il coraggio dell'autore, Heiner Müller, che scende nelle fogne dell'umanità per cercare le origini della guerra, quella che tutti disprezziamo, quella che pure tutti impariamo a riconoscere. Da sempre. Guerre tra i guerrieri greci, guerra fra lo Stato e i deliranti rivoluzionari della Rote Armee Fraktion, guerra fra i proletari e gli aguzzini, guerra fra i serbi e i croati; guerra santa, guerra etnica, guerra giusta, guerra senza senso, guerra preventiva... Guerra fra la donna innamorata e la donna tradita; donna e guerra che distrugge il marito togliendo la vita ai figli. Perchè per comprenderne la “necessità”, va affrontata, la guerra. Anche a teatro.
Libri da ardere di Amélie Nothomb
Guerra che disegna le quinte di “Libri da ardere”, spettacolo di cui Cristina Crippa è regista, scritto dalla donna Amélie Nothomb. Cresciuta senza poter affondare le radici, in giro per il mondo con un papà diplomatico; a lungo alle prese con l'anoressia eppure capace di una scrittura addirittura divertente. In “Libri da ardere” gli attori sono tre, due uomini, un attempato professore e il suo assistente, a contendersi la giovane donna. Fuori dalla porta una guerra che incalza e riduce allo zero, dei gradi e dei sentimenti. Con il cinismo che si fa atroce: «Sa come fanno quelli che vogliono morire? Mettono i loro vestiti più belli e vanno a spasso in piazza, allo scoperto finchè un barbaro non li uccide.» Il Professore : «Lei non ha bei vestiti, Marina».
Non c'è ombra di cinismo invece in “Lola che dilati la camicia”, tratto dall'autobiografia di Adalgisa Conti con la regia di Marco Baliani. È la vita di una donna, internata molto giovane in manicomio, che affida alle sue lettere la speranza di uscire fuori dalla prigione. In scena Patricia Savastano è suggeritrice, infermiera, spalla e specchio della protagonista Crippa/Conti, una donna che attraversa la malattia e i suoi abissi da «“alfabeta”, certo, ma non si sente né poeta né scrittrice, vuole solo uscire, conosce un solo modo per rapportarsi a quel dio maschio che tutto può che è il dottore, un tentativo di seduzione, una sorta di complicità tra vittima e carnefice. Certo, la colpevolizzazione del proprio corpo e della propria sessualità è già molto interiorizzata, pure talvolta affiora una rabbia, le parole dicono l’esatto contrario di quello che appare, le sue dichiarazioni assumono la tragicità di un’abiura».
«E Adalgisa parla, parla, e le sue parole, presa diretta, quasi prolungamento del corpo parlante, la trasportano forse più lontano del previsto, esplodono e illuminano una zona d’ombra e di interdizione. È del suo sesso di donna che Adalgisa dice, del suo corpo, della sua infanzia e adolescenza, del suo desiderio limpido e concreto, dei desideri possibili e di quelli che devono rimanere inaccessibili, della conoscenza e dell’esperienza di sé in assenza dell’altro, del bisogno profondo che nel rapporto con l’altro coesistano forze dall’apparente incompatibilità, concretezza estrema, pelle nervi e poi occhi parole discorso immaginazione, perché paradossalmente sono il desiderio, l’erotismo, il sesso, più ancora dell’amore e degli affetti, a nutrirsi di sogni, rituali, rappresentazioni». (Dal libretto di sala, 1996).
Ancora due donne, una fisica, l'altra solo narrata in “La numero 13” che tornerà dal 3 al 28 giugno 2009 sulle tavole dell'Elfo. Lavoro di Pia Fontana e regia del compagno di sempre, Elio De Capitani. Sulla scena incombe l'angelo senza ali, ma cos'è un angelo senza ali? Una madre senza figlio? È quello di una vera tomba del cimitero monumentale di Milano, opera di Lucio Fontana. «Costretta sempre a scegliere tra me e lei, fra una natura femminile e una natura artistica». «Di mia sorella dicevano che era femminile. Di me dicevano che ero intelligente. Mia sorella conquistava con la sua femminilità. Io allontanavo con la mia intelligenza… Lei era il grembo! “Solo fra uomo e donna il rapporto è ideale”, diceva mia sorella. “Solo con se stessi il rapporto è ideale”, dicevo io».
La questione del rapporto fra maternità e arte è cara a Cristina Crippa; madre lei stessa, si stupisce quando le facciamo notare il triste destino di molti dei figli di scena dei suoi personaggi. Nei luoghi comuni, la distanza fra creatività e l'essere donna è pari solo a quella fra l'arte e la felicità. La donna crea figli, l'uomo crea arte? Una sorella è donna, l'altra no?
Centinaia di donne nel suo teatro. Fino a Ofelia Spavento, un affresco ancora allo spolvero. Da alcuni anni la Crippa, De Capitani e i compagni di palco festeggiano il compleanno della Biblioteca di Monza con letture sceniche che forse poi diverranno spettacoli, così com'è stato per “Libri da ardere” e per la “Trilogia della signora K”. Nel dicembre scorso è toccato ad un testo di Rocco D'Onghia ed alla storia di una madre a cui i figli sono strappati via dalla mafia: “Il camposanto di Ofelia Spavento”. «Ofelia è una “donna di mafia”. Anche quattro dei suoi sei figli erano “uomini d'onore”, ma hanno in qualche modo sgarrato e sono stati uccisi. La madre vuole i corpi, per seppellirli e sfogare su una tomba il suo pianto. Non ottiene nulla. Un sogno la spinge nella fogna. Lucida e folle a un tempo allestisce con fiori e fotografie il suo personale cimitero, un luogo di confine col regno dei morti». Un testo meraviglioso che già nella versione accennata in biblioteca ha incantato.
E a queste centinaia di donne una ancora Cristina Crippa vorrebbe aggiungere, la protagonista di “Discesa d'Orfeo” di Tennessee Williams. Al cinema fu Anna Magnani ad interpretarla assieme a Marlon Brando nel 1959 in un film di Sidney Lumet (in Italia “Pelle di serpente”, titolo originale “The fugitive kind”). Ancora una volta storia di matrimoni tempestosi, tradimenti, conflitti. Un inferno. Ma è lì che il poeta dovrà riprendersi la sua Euridice.
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Chi è Cristina Crippa
Cristina Crippa, fondatrice del Teatro dell'Elfo, è attrice nonché ideatrice di diversi progetti drammaturgici nati in seno alla compagnia: dalla versione teatrale di Tre donne di Silvia Plath ('79) a Don Giovanni ispirato al Convitato di pietra di Puskin, fino a Le donne di Trachis, da Sofocle nella versione di Ezra Pound (per la regia di Roberto Valerio, 2003).
Ha interpretato alcuni degli spettacoli che hanno segnato la storia dell'Elfo: Roberto Zucco di Koltès, Alla Greca di Berkoff, diretti da Elio De Capitani, la trilogia di Fassbinder allestita da Bruni e De Capitani (Le Amare lacrime di Petra Von Kant, La Bottega del caffè e I Rifiuti, la città e la morte).
Con la regia di Marco Baliani è stata l'apprezzatissima protagonista dello spettacolo Lola che dilati la camicia, debuttato nella stagione '95/96 e riproposto a Milano e in tour fino alla stagione '05/06.
Diretta da De Capitani è stata applaudita protagonista della Morte e la fanciulla di Ariel Dorfman ('97) e di Tango americano di Rocco D'Onghia. Nella stagione 2000/01 è stata Tina, protagonista di Bambole di Pia Fontana, diretta da Roberto Valerio, e ha interpretato il ruolo di Milena in Giochi di famiglia di Biljana Srbljanovic, diretto da Elio De Capitani.
Nelle stagioni recenti è stata interprete dei più importanti spettacoli allestiti da Elio De Capitani: Polaroid molto esplicite di Mark Ravenhill, Il mercante di Venezia di Shakespeare, nella parte di Nerissa, e La monaca di Monza di Giovanni Testori, nella parte di Caterina, debuttato alla Biennale di Venezia nel settembre 2004. È inoltre tornata al teatro di Pia Fontana con un personale progetto sul monologo La numero 13.
Nella stagione 2005/06 ha interpretato Grete nelle Presidentesse di Werner Schwab e il ruolo di Medea nel trittico di Heiner Müller Riva Abbandonata/ Materiale per Medea/ Paesaggio con Argonauti, entrambi diretti da Elio De Capitani. Ha inoltre preso parte al riallestimento de La bottega del caffè di R.W. Fassbinder, commissionato da La Biennale di Venezia e riproposto anche nella stagione Teatridithalia 2006/2007.
Nell'estate 2006 è tornata alla regia con Libri da ardere di Amélie Nothomb, affidandone l'interpretazione a Elio De Capitani, Elena Russo Arman e Corrado Accordino. L'idea dello spettacolo era nata da una lettura scenica proposta alla Biblioteca Civica di Monza; nel medesimo contesto Cristina Crippa ha curato quest'anno la mise en espace di 84, Charing Cross road di Helene Hanff. Libri da ardere ha debuttato al Festival Asti Teatro '06 ed è stato già riproposto con successo a Milano, a Roma e in tour nel 2008.
Nella stagione 2006/2007 è impegnata come attrice nel ruolo di Duniasha ne Il Giardino dei Ciliegi - spettacolo tuttora in repertorio - e in quello di Medea nel testo di Müller. Ha preso parte allo spettacolo Angels in America, produzione pluripremiata dell'Elfo.
Nella stagione 2007/2008 dirige e recita a fianco di Elio De Capitani in La Trilogia della Signora K, spettacolo-tributo alla scrittrice ungherese Agota Kristof, con scenografie e costumi di Ferdinando Bruni, anch'esso nato da una lettura scenica realizzata per la Biblioteca Civica Di Monza.
La collaborazione con la Biblioteca Civica di Monza continua anche nel dicembre 2008 con la lettura scenica di Il camposanto di Ofelia Spavento di Rocco D'Onghia, con le voci recitanti di Elio De Capitani, Nicola Stravalaci, la violinista Stefania Yermoshenko e la stessa Crippa.
In questo articolo si parla di:
3 DONNE
di Silvia Plath
Regia: Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Ida Marinelli.
Scene e costumi: Thalia Istikopoulou
con: Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Ida Marinelli.
Debutto: Milano, Teatro dell'Elfo, 5/4/1979
DAS KAFFEEHAUS, LA BOTTEGA DEL CAFFÈ
di Rainer Werner Fassbinder da Goldoni
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
traduzione di Ferdinando Bruni
scene e costumi di Carlo Sala
luci Nando Frigerio
suono Jean-Christophe Potvin
Elio De Capitani, Alessandro Genovesi, Nicola Russo, Gabriele Calindri, Fabiano Fantini, Luca Toracca, Corinna Agustoni, Marina Remi, Cristina Crippa
Venezia, Tese alle Vergini, 27/07/2006
ELFO/MÜLLER/MEDEA - Riva abbandonata/Materiale per Medea/Paesaggio con Argonauti
di Heiner Müller
traduzione di Saverio Vertone (ubulibri editore)
regia di Elio De Capitani
scene e costumi di Carlo Sala
musiche di Francesca Breschi, video di Francesco Frongia
luci di Nando Frigerio, suono di Jean-Christophe Potvin
collaborazione drammaturgica di Peter Kammerer
una produzione TEATRIDITHALIA
Milano, Teatro dell'Elfo, 2/05/2006
LIBRI DA ARDERE
di Amélie Nothomb
traduzione di Alessandro Grilli
regia di Cristina Crippa
con Elio De Capitani, Corrado Accordino e Elena Russo Arman
luci di Nando Frigerio
suono di Jean-Christophe Potvin
una produzione TEATRIDITHALIA/Asti Teatro
Asti, Centro Giraudi, 4/07/2006
TRILOGIA DELLA SIGNORA K
L’Analfabeta/L’ora Grigia/La chiave dell’ascensore
di Agota Kristof
regia di Cristina Crippa e Elio De Capitani
scene e costumi di Ferdinando Bruni
L'analfabeta: Cristina Crippa e Elena Russo Arman
L'Ora Grigia: Cristina Crippa (Lei), Elio De Capitani/Gabriele Calindri (Lui), Jean-Christophe Potvin (Il Musicista)
La chiave dell'ascensore: Cristina Crippa
al violino Stefania Yermoshenko
luci di Nando Frigerio
suono Jean-Christophe Potvin
una produzione Teatridithalia
Milano, Teatro dell'Elfo, 27/05/2008
LOLA CHE DILATI LA CAMICIA
tratto dall'autobiografia di Adalgisa Conti
Drammaturgia: Marco Baliani, Cristina Crippa, Alessandra Ghiglione
Regia: Marco Baliani
Scene e costumi: Carlo Sala
Luci: Nando Frigerio
Suono: Renato Rinaldi
Con: Cristina Crippa, Patricia Savastano
Debutto: Milano, Teatro di Porta Romana, aprile 1996
LA NUMERO 13
di Pia Fontana
uno studio di Elio De Capitani
con Cristina Crippa
produzione Teatridithalia in collaborazione con Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
Milano, Spazio Xpò, 6/2/2004
Pelle di serpente (1959)
Titolo Originale: THE FUGITIVE KIND
Regia: Sidney Lumet
Interpreti: Marlon Brando, Anna Magnani, Joanne Woodward, Victor Jory
Durata: h 1.59
Nazionalità: USA 1959