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Il giorno più significativo della mia vita

Dormo su un divano letto. Questa notte ho dormito male, per non dire niente. Appena mi addormentavo il letto si chiudeva di scatto da solo con me dentro infilato nel divano. Succede altresì che se mi addormento sul divano questo si apre di scatto e mi spara contro la parete di fronte. Non avendo dormito affatto sono arrivato in ufficio per primo. Dopo un po' è arrivata Brigida, una mia collega. Aveva la bocca sporca di merda. Ho fatto finta di niente per non rivolgerle domande imbarazzanti.

Alle nove l'open space era già ingolfato di lavoratori. Tutti alle postazioni di combattimento. Allo scattare della pausa caffè parte la sparatoria. Di venti persone siamo sopravvissuti in quattro.

Loreto Giacarta si dirige spedito verso la macchinetta del caffè. Brigida gli urla di non farlo, ma è troppo tardi. Loreto seleziona la bevanda, la macchinetta esplode. Restiamo in tre.

Fredo Sbabaragnao racconta che secondo lui i treni non si rovesciano di lato perché la locomotiva è ben ancorata ai cavi dell'alta tensione.
"E quelli diesel?", domando.
Dice che quelli diesel esistono per mettere alla prova la fede in dio.

Brigida blocca il mio braccio orientato a colpire la testa di Fredo per raccontarne una delle sue:
avete presente le sparatorie nei film? a volte succede che in un ristorante ci sia una sparatoria. I commensali continuano a mangiare e chiacchierare indifferenti nonostante le pallottole sfiorano le teste e distruggono le bottiglie di vino. In altri casi accade che tutti si alzano, gridano, cercano rifugio sotto i tavoli, si buttano dalla finestra, magari vengono accidentamente colpiti. Dove sta la differenza? Nel primo caso la troupe ha avvisato la clientela che avrebbero girato la scena di una sparatoria, che nessuno avrebbe dovuto allarmarsi. Nel secondo non c'è alcun avviso. La clientela va in panico. Le traiettorie che gli attori avevano studiato per non colpire nessuno incrociano letalmente gambe e braccia dei commensali. Il punto è che se la clientela viene avvisata della sparatoria nessuno si allarma, consapevole che è un film.
Le rispondo che esistono le comparse, attori pagati apposta per recitare la parte di commensali terrorizzati. Si mettono d'accordo con la regia su come muoversi e dove scappare in modo tale che gli attori con la pistola sparino con la certezza di non danneggiare nessuno, tranne gli attori che devono morire o comunque farsi molto male per davvero.

Brigida non risponde o non fa in tempo.
Fredo Sbabaragnao ci interrompe per dichiarare che il suo gatto fa la pasta solo quando si trova a passare sui fornelli.
Stordito da queste cazzate non riesco a dire la mia perché Fredo ne aggiunge ancora una sua.

"Questa mattina mi stavo facendo le seghe così forte e velocemente che si è staccata la cappella come un missile - è rimasta attaccata al soffitto poi è caduta - non riuscendo ad avvitarla l'ho mangiata come colazione - non mi credete? sentite qua..."

In effetti il suo alito è terribile, sa esattamente di cappella, ma sospetto una causa molto più banale e di gran lunga meno dolorosa dell'autoamputazione.
"Non mi credete? ha domandato. Guardate qua"
Si cala le braghe.
Ha ragione.

Poco dopo sviene.
Chiamo l'ambulanza ma muore subito dopo il ricovero in ospedale, Fredo intendo, non l'ambulanza. I medici constatano che non aveva sangue in corpo da diverse ore. Soltanto l'autopsia potrà dirlo con certezza, fra due settimane. L'autopsia sarà celebrata in comune, non in chiesa, perché così vuole il defunto, intervistato in obitorio da un impavido giornalista.

Io e Brigida decidiamo di andare a prendere un caffè giù al Brisa, il bar di sotto.
"Vediamo chi arriva prima!", dice, "al mio tre corriamo, chi arriva dopo offre il caffè!"
"Grandioso! Ci sto!"
"1... 2... 3!"
Corro verso l'uscita. Brigida scatta dalla parte opposta, si butta giù dalla finestra.
Mi aggiusto la camicia dentro i pantaloni. Con molta calma prendo l'ascensore, esco dal palazzo fischiettando.
Un gruppo di curiosi è radunato intorno al corpo di Brigida. Entro al Brisa, ordino due caffè.
Osservo la televisione appesa al muro. Una voce racconta che Rosa Bazzi ha dichiarato di essere stata stuprata da Azouz.
Risposta di Azouz: "Non è il mio tipo".
Chiedo al barista se si tratta di un nuovo programma di Luttazzi.
"Ma no, è il telegiornale"
"Andiamo Frank, non è possibile"
"A quest'ora c'è il telegiornale, è tutto vero, lo dice il telegiornale"
"Ma non è che magari..."
"Smettila con queste insinuazioni o chiamo la vigilanza"
"Stai scherzando spero"
"Non scherzo, dico sul serio"
"Siamo al telegiornale allora"
"Scusa?"
"Lascia perdere"

I caffè sono pronti. Bevo il mio, l'altro lo deposito sul marciapiede, di fianco al corpo di Brigida.
"Glielo devo, se l'è meritato, vorrei fosse qui a berlo, insieme a noi", dico.
Una bimba mette una margherita fresca nella tazzina. Quasi tutti scoppiano a piangere commossi. Ci sono eventi che davvero irrompono nell'animo umano con tale sboccata intensità a prescindere dal luogo e dai protagonisti, conosciuti o meno, e ho paura.
Non so se avere più paura degli altri o di me stesso.
Nel dubbio decido di aver paura solo delle circostanze.


Da Toxidrome pattume non riciclabile