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Un tema centrale forte, l'anoressia, attraverso l'anonimato del mondo on-line,
delle culture giovanili e della scuola.

 

All'inizio è stato un blog, poi la scoperta da parte dell'editor di una casa editrice, che l'ha letta a lungo senza farsi avanti, se non per proporle di scrivere un libro. Così è nato ValeANA, romanzo di esordio di Martita Fardin (Elliot, pagg. 117, 12.50 euro). Un tema centrale forte, l'anoressia, risultato della conoscenza profonda di un mondo frequentato per anni attraverso l'anonimato del mondo on-line, delle culture giovanili e della scuola. In questo libro che si legge velocemente e con passione, il tema di fondo, per quanto forte e spiazzante in alcuni particolari, serve a raccontare da dentro un mondo che ci vive accanto e che possiamo solo intuire nella sua superficie. Un contesto sociale ermetico, arido di parole importanti, incapace di esprimere le proprie emozioni. Un epilogo sintetizzato nella frase latina riportata nella quarta di copertina, che va ben al di là della sola fisicità: Quod me nutrit me destruit.


Innanzi tutto perché l'anoressia come tema centrale di questo tuo primo romanzo?
"E' stato il pretesto per entrare in un contesto sociale problematico. Avevo un blog letterario e molte mie commentatrici erano giovani. Poco alla volta mi sono accorta che molte di loro avevano disturbi alimentari. Non so spiegarmi per quale motivo sono stata avvicinata da loro, è successo prima che iniziassi a parlare di anoressia. Valentina, la protagonista, si sente una vittima all'interno del suo contesto, ma non è passiva: non parla con i suo genitori ma osserva e interiorizza, per poi mettere in atto una vendetta sottile".

20090523-faldinIl mondo in cui sei arrivata all'editoria è il sogno di molti. Quando e come ha iniziato a scrivere?
"La proposta mi è arrivata dall'editor della casa editrice Elliot, che a mia insaputa leggeva il blog da un paio d'anni. E' stato lui a chiedermi di scrivere una storia. La proposta di ambientare in un contesto che conoscevo, la società comasca, è arrivata da me, così come la scelta di parlare di anoressia. Avevo letto molti libri su questo tema, ma volevo qualcosa di diverso, in cui riuscisse a entrare anche il mondo dei blog, che è un importante momento di comunicazione e solidarietà per chi ha questi problemi. Così, dalla conoscenza del mio ambiente e da quella delle ragazze con problemi alimentari, è nato ValeAna. L'ho iniziato il giorno in cui ho compiuto 40 anni, perché anche il libro parte con una festa di compleanno, quella dei 18 anni della protagonista".

E' stato difficile raccontare entrando nell'ottica di una ventenne?
"Direi che mi è venuto spontaneo. Mi sono trasformata in un'attrice che recita una parte, e per esercitarmi internet mi è servito moltissimo, perché lo facevo attraverso i blog. Avevo poi i miei ricordi di ragazzina, a cui ho unito l'osservazione della realtà attuale. Le emozioni più forti le ho vissute mentre lo scrivevo. Mi sono calata nel personaggio, ho descritto quello che provavo, quello che avevo dentro e che ho rielaborato, ma sempre partendo da un'emozione. Scrivere per me è recitazione: quello che mi circonda mi serve come suggestione, non diventa mai protagonista. Poi, quando un libro viene pubblicato, diventa dei lettori: doni qualcosa e perdi qualcosa".

Dal blog di Paola Pioppi

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