Tributo a James Ballard alla Casa dei Popoli di Villasanta
Venerdì 19 alla Casa dei Popoli di Villasanta Antonio Caronia, a cui va un grande ringraziamento per la gentilezza e la disponibilità, ha condotto una interessantissima conferenza sullo scrittore scomparso in aprile.
James Ballard, raffigurato nella copertina del libro autobiografico “I miracoli della vita” come un' anziano signore dai tipici tratti somatici britannici, è uno dei primi scrittori della cosiddetta letteratura post coloniale. Dal secondo dopoguerra sono comparsi nuovi autori di origine orientale nella letteratura di lingua inglese che hanno inaugurato una nuova stagione. L’indiano di Trinidad V. S. Naipaul e l’indiano dell’India Amitav Ghosh, la canadese Margaret Atwood e il nigeriano Chinua Achebe, per non parlare di Salman Rushdie, sono universalmente riconosciuti come alcuni dei maggiori scrittori di lingua inglese della seconda metà del Novecento. Questi autori non sono figure isolate, ma esponenti di spicco di una moltitudine di voci affascinanti e diversissime, unite però dalla stessa lingua, che si sono levate dagli angoli più lontani della globo per comunicare il proprio mondo con gli strumenti e le forme della letteratura.
Ballard, pur essendo figlio di genitori britannici nato a Shangai nel 1930, rappresenta un nuovo tipo di inglese. Trapiantato dall'oriente nella periferia londinese di Shepperton, egli ha la possibilità di vedere l'occidente con lo sguardo di straniero ma tuttavia di cultura inglese, avendo conosciuto una educazione perfettamente british, durante la sua permanenza a Shangai. Ballard divenne un osservatore particolarmente attento delle trasformazioni occidentali. All’arrivo in Inghilterra il paese non assomigliava affatto a quello che gli era stato descritto: «mi resi conto molto presto che l’Inghilterra in cui ero stato indotto a credere era un prodotto di fantasia». La povertà diffusa ovunque rappresentava la conferma che l’impero era stata una tigre di carta. Da queste scoperte nacque la sua vocazione di narratore: «Mi chiesi se gli inglesi non pagavano un prezzo salatissimo per il sistema di autoillusione che era alla base della loro vita e la risposta (positiva) che diedi a questa domanda mi incoraggiò a ritenermi per il resto della mia esistenza un estraneo e un dissidente. Probabilmente mi indirizzò nel farmi diventare un narratore specializzato nel prevedere e, se possibile, provocare il cambiamento».
Pensò quindi di scrivere utilizzando la fantascienza, gli apparve un approccio naturale, anche se il genere da lui inventato non si può considerare scrittura di fantascienza vera e propria . Studiò medicina, ebbe esperienze artistiche (surrealismo, pittura): eventi che avrebbero poi influenzato il suo modo di scrivere. I primi racconti apparvero alla fine degli anni ‘50. Nel 1962 uscì il suo famoso articolo-pamphlet Come si arriva allo spazio interno?, che sanciva uno scardinamento delle tecniche del fantastico per giungere a un nuovo ritratto dell’uomo contemporaneo. In sostanza, per lui la narrativa fantastico-scientifica non doveva occuparsi dello “spazio esterno” (astronavi, guerre galattiche) ma dello spazio “interno” (psichico) dell’essere umano.
Più avanti torneremo a trattare del mondo ballardiano, in particolare di quelle tematiche più squisitamente sociologiche degli ultimi romanzi, delle trasformazioni antropologiche e delle megalopoli del 3° millennio.
Si può scaricare un breve racconto. La voce dell'acciaio
Antonio Caronia