La direttrice Laura Scarpa "La realtà, la vita, l’intimità, la politica... con ironia e con poesia, con freddezza o drammaticità, è questa la linea"
Partiamo dall'inizio: perché una rivista fumetti? E perché chiamarla ANIMAls?
Il nome ce l’ha regalato Filippo Scòzzari, che segue la “partita” da bordo campo, pronto a entrare in gioco. I nomi, credo, devono avere un senso non didascalico, preferisco non didascalizzarlo, dunque. Ma certo coesistono due parole in una: Anima e Animale.
Non credo negli angeli e negli spiriti, ma l’anima è il vento che muove le cose e in fondo siamo tutti un po’ bestie... per una rivista che vuole essere attenta alla vita e alla realtà, sia intime che sociali, mi sembra abbastanza aderente, intuitivo.
Dalla scomparsa delle storiche riviste a fumetti a più riprese c'è stato il tentativo di riportare questo formato editoriale in edicola, mai andato a buon fine. Non credete che proprio in questo periodo di recessione economica sia anche per questo ancora di più un azzardo?
I bravi giocatori rischiano, i giocatori mediocri sopravvivono appena, le vecchiette che si mantengono con piccole puntate sono una delle realtà dei casinò, noi siamo un giocatore che crede non solo nella fortuna, ma nell’audacia e nel calcolo! Crediamo molto in questo progetto, perciò scommettiamo che supererà la barriera distribuzione-edicola, perché i lettori lo chiederanno.
Lorenzo Mattotti
Le migliori esperienze a livello di riviste contenitore si è sempre detto che si caratterizzavano dal fatto di avere un'anima, una personalità riconoscibile che trascendesse il materiale a fumetti presentato. ANIMAls per voi ha questa caratteristica e cosa la contraddistingue?
Se non ha un’anima ANIMAls! Eheh.. Questa è proprio una rivista in quella direzione, assolutamente lontana dall’essere contenitore, è una torre da dove guardare in molte direzioni, ma sempre riguardo a una realtà.
La realtà, la vita, l’intimità, la politica... vedere gli aspetti sociali e privati con ironia e con poesia, con freddezza o drammaticità, è questa la linea, precisa ma anche varia che vogliamo dare... o seguire. Ma un’anima non si descrive, come un film non si spiega, e la linea della rivista è ancora più netta di quello che le parole possono raccontare, lo si capirà presto leggendola, credo.
GiPi
Fumetti, ma anche racconti di narrativa. Perché la scelta di questa commistione?
Perchè assolutamente questa è una rivista a fumetti, ma che non vuole chiudersi nel ghetto dei fumetti. I fumetti non sono un genere, sono un linguaggio, narrativo, si avvicinano alla letteratura e talvolta al giornalismo, perchè isolarli?
In un tempo aperto, speriamo, all’immigrazione, dove le culture si tendono a fondere e si comunica a grandi distanze, restringere il fumetto a nucleo di appassionati mi sembra suicida, oltre che sbagliato.
E poi sono convinta che chi legge fumetti legga anche altro. In un’Italia poco dotata di lettori, dividerli in gruppi chiusi è la morte dell’editoria, non solo fumettistica.
La lista di autori che collaboreranno alla rivista è notevole. Qual è stata l'arma che avete usato per convincerli nell'impresa?
Nessun’arma. Un po’ d’amicizia, la conoscenza personale con molti – ma in questo ambiente non è raro per chi ci lavora, come me, da trent’anni – e anche l’esperienza ormai settennale di «Scuola di Fumetto» hanno aiutato a creare una rete. Ma spesso è bastato presentarsi, con i francesi, per esempio. Nel prossimo numero avremo anche Trondheim e Delisle.
Non è mai un rapporto freddo, persino gli agenti diventano facilmente “amici”. Se il progetto convince, gli autori sono davvero molto disponibili e pronti a dare qualcosa perché torni la rivista a fumetti, soprattutto se questa coincide con le loro idee. Il progetto è mio, ma so che è nato ispirato e spinto dalla presenza, dalla consapevolezza dell’esistenza attiva di molti nuovi e vecchi autori.
Riferimenti:
Coniglio editore: www.coniglioeditore.it
ANIMAls, il blog: animals-theblog.blogspot.com
Intervista tratta da www.lospaziobianco.it