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Primo incontro della rassegna "Linee di confine" di Novaluna

Sala quasi del tutto piena. La presentazione di Paolo Branca la fanno Annalisa Bemporad e Edoardo Marino. Però dietro al tavolo sono in cinque. A fianco di Branca c'è lui, mezzo sudanese mezzo egiziano, è un venticinquenne laureando in Ingegneria Gestionale, e lei, probabilmente siriana, è una diciannovenne studentessa di Farmacia. Lei con un velo elegante, lui con un riccioluto zazzerone che sta benissimo sopra il suo metro e novanta di statura. Durante la serata si è aggiunta una vecchissima ventitreenne (anche lei col velo) laureanda non ho capito in che cosa. Laurea seria, però.
Avete capito tutto o quasi. La serata si è svolta con introduzioni di Branca alle testimonianze dei tre giovani, che avevano le tasche piene di passaporti, due o tre ciascheduno, salvo il passaporto italiano che non possono avere. Ma tutti e tre hanno parlato in una lingua italiana bellissima, senza inflessioni: per loro non sarà la lingua madre, ma certo è la lingua sorella. Immigrati di seconda generazione, come da programma. Branca ha detto che a Londra sono arrivati agli emigrati di settima generazione e che il 50% degli abitanti di Londra non è inglese.
Il quasi ingegnere (benemerita categoria!), ha raccontato un episodietto che mi ha fatto prudere le mani. In questi giorni, la televisione è a caccia di immigrati giovani, per far vedere come sono e come vivono. Sono arrivati da lui e dai suoi amici e gli hanno chiesto: "Ma voi andate in discoteca?" "Certo che sì che ci andiamo, se volete vi ci portiamo" "No, la discoteca giusta ce l'abbiamo noi". E li hanno portati in una discoteca di travestiti impasticcatori per riprenderli lì. Per la serie: "Non dite a mia madre che faccio il giornalista TV, crede che io faccia il pianista in un bordello".
Tutto bene, quindi.
Però.
Pensavo: "Esistono anche quelli brutti, che non spiccicano una parola d'italiano né vogliono spiccicarla. Cha fanno lavori manuali, notturni, a rischio. Che non sanno chi è Paolo Branca. Che danno retta al primo imam facinoroso magari malconvertito e che si è fanatizzato da solo, per suoi problemi irrisolti".
E allora, come domanda provocante, ho parlato del mio post precedente: che avevo appreso il titolo immigrati di seconda generazione nello stesso giorno in cui era stata uccisa la diciottenne di Pordenone. E ho raccontato le tre immagini ad una ad una: Isacco, Ifigenia, Padre padrone. Avevo anticipato che non avrei fatto un intervento buonista: mi guardavano tutti e quattro un po' storto, ma interessati.
Credo che sia servito: Paolo Branca, nella conclusione, è uscito dal politicamente e religiosamente corretto e ha parlato delle origini patriarcali dei tre monoteismi. Ma soprattutto delle condizioni di minorità in cui vivono le donne in tanti paesi islamici. Era ora.
L'unica cosa che non mi è andata giù è che, dopo aver ironizzato sulle leggi francesi che vietano il velo in classe, non abbia detto una parola sulle leggi italiane, per cui gli insegnanti di religione sono diventati dipendenti statali. Ma da un professore dell'Università Cattolica era pretendere troppo, me ne rendo conto.

Chiudo con versi antichissimi, in cui trovo le nostre radici, quelle feconde:

E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre:
ma indietro il bambino, sul petto della balia bella cintura
si piegò con un grido, atterrito all'aspetto del padre,
spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,
che vedeva ondeggiare terribile in cima all'elmo.
Sorrise il caro padre, e la nobile madre,
e subito Ettore illustre si tolse l'elmo di testa,
e lo posò scintillante per terra;
e poi baciò il caro figlio, lo sollevò fra le braccia.
e disse, supplicando a Zeus e agli altri numi
"Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo
mio figlio, così come io sono, distinto fra i Teucri
così gagliardo di forze, e regni su Ilio sovrano;
e un giorno dica qualcuno: "E' molto più forte del padre!"

Omero, Iliade Libro VI 466-479
Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti

Dal blog Stanze all'aria