È il racconto di un viaggio in solitudine, che scatena riflessioni su altre solitudini.
Le due parole del titolo sono la sintesi perfetta delle sensazioni che racchiude quest'ultimo libro di Simona Vinci, Nel bianco (Rizzoli, 232 pagg., 16.50 euro). Una veloce tappa in Islanda, e poi le settimane in Groenlandia, ad osservare il paesaggio immobile attraverso le finestre orizzontali delle abitazioni, a correre sul ghiaccio trainata dai cani o a percorrere chilometri per cercare il mare. Sta tutto qui, nella sterminata distesa bianca che invade profondamente chi la osserva, che condiziona le esistenze di chi la vive, per scelta o per condizione. Spazi enormi, quasi privi di orizzonte ma anche di movimento. Nessuna variazione di colore, nessun albero, una prospettiva che anziché invitare al senso di libertà, trascina nella condanna della claustrofobia mentale. E' il paradosso della Groenlandia, dove l'assenza totale di confini si trasforma in autoreclusione. La scrittura di Simona Vinci scivola con leggerezza sulle pagine mentre racconta il contrasto forte tra il paesaggio e il modo di viverlo. Le poche attività del quotidiano, l'alimentazione che snobba quasi tutto ciò che è vegetale e arriva da lontano, gli adolescenti che cercano un modo per allontanarsi dall'isolamento in cui sono nati. Ognuno abbandonato a se stesso, a fare i conti con la propria condizione. E' il racconto di un viaggio in solitudine, che scatena riflessioni su altre solitudini.
Quanto è stato diverso questo viaggio in Groenlandia rispetto alle tue aspettative?
La verità è che non parto mai con delle aspettative precise. La Groenlandia era un sogno vaghissimo nella mia testa: ghiaccio, neve, sciamani inuit... Quando sono arrivata, ho capito che è un posto - come tutti i posti - pieno di contraddizioni.
Dal libro si capisce quanto ti documenti prima di partire. Cosa significa per te essere una viaggiatrice?
Una delle poche cose che ho capito nel mio rapporto conflittuale col viaggiare è che l'aspettativa è proprio quella cosa che ti impedisce di vedere davvero il diverso da te. L'ideale sarebbe documentarsi molto poi cercare di dimenticare tutto quello che hai letto e lasciare che il luogo, e le persone che lo abitano, ti raccontino le loro storie.
Quanti modi esistono di vivere e avvicinare la solitudine?
La solitudine è connaturata a ogni essere vivente, anche quelli che vivono in branco. Ognuno nasce e muore solo, separato, anche se vicino agli altri. Si può viverla in un milione di modi diversi... Per quanto mi riguarda, c'è una differenza enorme tra solitudine e isolamento. La solitudine può essere una scelta, e una grande risorsa per imparare delle cose, soprattutto quando si riesce a farla dialogare in modo costruttivo con i rapporti umani e la socialità, in un'alternanza che per ciascuno ha i suoi ritmi e i suoi spazi. L'isolamento invece, causato da fattori esterni o interni, è sempre in qualche misura negativo, frustrante, e motivo di infelicità.
Dal blog di Paola Pioppi