Due giorni di incontri, fanzine, premi e mercato con autori notissimi e giovani promesse.
La storia di Monza disegnata, le biciclette d'epoca e i 300 numeri di Lupo Alberto
Il 18 e il 19 settembre 2010 all'autodromo di Monza, fra rombi di tre ruote da corsa e l'arrivo della mezza maratona, si è tenuta anche una grande festa per la narrativa disegnata. Sloworld, il salone del fumetto promosso da Betania e Fondazione Fossati con il patrocinio degli enti locali, ha portato a ridosso della pista più famosa della Formula 1 decine di autori, dai notissimi Silver, Villa, Palumbo alle promettenti giovani leve di autoproduzioni e fanzine di mezzo mondo.
Incontri sullo stato di salute del fumetto, sul futuro del turismo sostenibile e il mercato per fan e collezionisti con i numerosi stand di venditori ed editori (Coniglio e Astorina fra gli altri).
Molto affollati i tavoli delle dediche, da un lato l'autore di Lupo Alberto a dispensare disegni ad una lunga fila di appassionati dopo aver tagliato la torta per i 300 numeri del suo fumetto, dall'altro Giuseppe Palumbo a spennellare Diabolik e Eva Kant mentre ci raccontava di RAR, Risate Anti Razziste (leggi qui).
Un appuntamento molto ricco e movimentato che ha visto anche l'assegnazione di premi (Sergio Gerasi ha vinto il Bottaro 2010) e la presentazione della storia di Monza disegnata da Pierluigi Sangalli su soggetto di Salvatore Luca De Fazio.
Particolarmente interessante la tavola rotonda sullo stato di salute del fumetto italiano, durante la quale Alfredo Castelli, Laura Scarpa, LucaRaffelli e molti altri hanno - più o meno tutti - lamentato una crisi di vendite che rende molto difficile la vita degli autori medio piccoli, chi lamentando una scarsa attitudine degli italiani alla lettura (con i soliti paragoni con la Francia dove i fumetti sono storicamente apprezzati e vendutissimi), chi riponendo speranze in un futuro più roseo grazie ai nuovi canali (tablet come l'iPad, smarthphone...) che permetteranno di tagliare sui costi di stampa e distribuzione.
Per la verità pochi hanno centrato l'attenzione sulla concorrenza dei cartoni in tv, dimenticando che nell'epoca d'oro al massimo c'era Supergulp una volta alla settimana e ora ci sono 4-5 canali che trasmettono cartoon 24 ore su 24 praticamente gratis, mentre i fumetti sono mediamente cari (da papà, chi scrive ne sa qualcosa). Certo, sulla qualità e i messaggi veicolati si può discutere, ma la questione resta. Come l'attaccamento che quasi tutti mostrano per la carta, le pagine da sfogliare, le retinature, il tatto. Come per il giornalismo - ambito in cui la crisi è profondissima e le copie vendute in caduta libera - occorrerà inventarsi qualcosa difronte alla più grande scoperta culturale dopo quella di Gutemberg: la diffusione digitale. Una volta per tutte dovremo renderci conto che la cultura (quindi i fumetti, la letteratura, l'informazione...) non è il suo supporto (la carta, la copertina, il disco di plastica dei CD) ma quello che "trasmette". Certo, come coniugare questa presa di coscienza con la questione dei diritti d'autore è un punto interrogativo enorme. La musica è inghiottita nel baratro della diffusione illegale delle produzioni (ma siamo sicuri che lo scempio compiuto dalle major nei decenni passati sia stato meno deleterio?) e il fumetto rischia la stessa fine se diventa un file da passarsi via email o peer-to-peer. Il paradosso è che mai come ora la musica è stata diffusa, ascoltata, discussa (sui social network, su youtube, sui blog e sui webmagazine) e mai come ora probabilmente ha visto così pochi soldi girare. Il problema è bello grosso, forse anche etico, sicuramente culturale ancor più che economico, lì dove per decenni si è spinto più al consumo (canzoni e giornali come panini e magliette) che all'assorbimento, al valore pedagogico e civile (brrrrrrrr), in breve più al business che alla cultura.
A noi nostalgici delle copertine dei vinili e della carta ruvida dei fumetti in bianco e nero forse non resterà che stare a guardare cosa inventeranno i nostri figli, che pure son sempre capaci di emozioni per la miseria.