Intervista agli animatori dell'etichetta degli AIM, Dottori e Grenouille.
Loro anche la gestione dell'Arci Tambourine di Seregno
La Via Audio e il Tambourine sono da qualche anno a questa parte dei punti fermi per gli appassionati di musica brianzoli e non solo. Abbiamo incontrato Fabio Paolo Costanza e Marco Camisasca, due dei soci fondatori dell’etichetta, per capire cosa porta oggi a investire nella musica e nella cultura in Brianza. Ecco cosa ci hanno detto.
Quando, come e soprattutto perché nasce Via Audio?
FPC: Via Audio Records nasce nell’autunno del 2007. Nasce da una realtà precedente, che era stata fatta da Marco, più legata all’organizzazione di concerti e ad attività di booking, dopodiché è nata una rete di lavoro, che da passione è diventata di lavoro, tra diverse teste. L’etichetta nasce attorno ad un progetto specifico, che è quello dei Grenouille. C’era sempre stato questo sogno di fare una label che producesse cose; c’era Daniele Milione, il presidente dell’etichetta, che è un avvocato, che stava iniziando a seguire il management dei Grenouille e stava avendo contatti con etichette anche molto grosse, per esempio c’era un grosso interesse da parte della Tempesta, specie di Toffolo per l’uscita di quello che poi sarebbe diventato “Saltando dentro al fuoco”. Però poi non se ne fece nulla e da lì, quasi con un moto d’orgoglio, ci siamo detti “il disco è davvero bellissimo, facciamolo noi”. Da lì si sono innescati una serie di meccanismi, una serie di forze tra noi quattro soci fondatori, siamo cresciuti molto producendo anche nomi grossi come Giuliano Dottori e Io?Drama, abbiamo fatto la prima compilation indie mai fatta in Brianza, che ha fatto più di 5000 download, mentre adesso è in uscita la nuova bellissima produzione, che è quella dell’Arturo Fiesta Circo, una produzione di nicchia ma di cui siamo molto fieri, con un bel tour. Poi ci sarà anche il disco degli Aim, che uscirà l’anno prossimo.
Come deve essere un artista per essere un artista Via Audio?
MC: Parte tutto dalla qualità dell’artista e dal suo voler sbattersi assieme all’etichetta. Naturalmente scegliamo artisti che ci piacciano musicalmente, li ascoltiamo tutti e devono piacere a tutti, come è successo con Giuliano Dottori, come è successo con i Grenouille e con gli Io?Drama. Poi vogliamo che l’artista sia molto partecipe verso l’etichetta, nel senso che pensiamo che sia importantissima la collaborazione tra il musicista e noi; non prenderemmo mai un artista che si appoggia esclusivamente sull’etichetta, senza fare nulla, deve esserci collaborazione tra le due parti. Un progetto per andare bene deve avere questa attitudine, un gruppo deve anche essere manager di se stesso, senza di quello è difficile fare passi in avanti.
FPC: la qualità è la prima cosa, credo sia il discorso che fanno tutte le etichette indipendenti. Però la cosa fondamentale che riguarda il mondo Via Audio, sia nei dischi che nel resto, è l’attitudine. È un periodo difficile, la gente non va ai concerti, non compra i dischi, quindi cerchiamo gente che collabori a scaldare la scena e questo finora è sempre successo con i nostri artisti. Quindi la cosa più importante è lavorare insieme, visto che i fondi sono comunque pochi, anche se investiamo parecchio per essere un’etichetta di ragazzi tutti sotto i 30 anni. Siamo diventati una realtà riconosciuta anche a livello nazionale anche grazie ad artisti che hanno insegnato tanto all’etichetta, ad esempio Giuliano che aveva più esperienza di noi oppure gli Aim, che ci hanno dato tanto a livello di attitudine: fare quello che puoi fare tu senza chiedere agli altri, poi l’etichetta ti dà una mano.
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato in questi tre anni?
FPC: la ricerca di riconoscibilità e di credibilità, come è naturale per tutti i progetti nascenti. Adesso stiamo iniziando ad avere le prime soddisfazioni, ad essere riconosciuti come etichetta, come un marchio associato a cose di qualità. È un mondo dove c’è sovrabbondanza di offerta, ci sono troppe etichette, troppe band, troppi promoter, troppi finti manager, troppi uffici stampa, troppe agenzie di booking: è logico che nel mare di 50000 band e altrettante etichette microscopiche sia difficile emergere e guadagnare credibilità. Questo lo fai con il lavoro, con la qualità, coi numeri, vendendo più dischi possibili, nei limiti di un mercato che è morente.
E invece la soddisfazione più grande che avete avuto?
MC: essere riusciti a riempire l’Alcatraz per esempio, dove abbiamo fatto Io?Drama con gli Aim di spalla e dove c’erano 1200 persone, quella è stata una grossa soddisfazione. Poi ancora il tour di Dottori, dove siamo riusciti a lavorare e a fare molte date con ottimi numeri. Ora è in arrivo il tour di Arturo Fiesta Circo, che ha già in calendario una trentina di date, una cosa che non ci aspettavamo e che sta a significare che il progetto sta prendendo piede e che la qualità dell’etichetta si rispecchia anche sui propri artisti, che un locale prende un artista sapendo che è Via Audio e che quindi è di qualità. Questa è una cosa importante soprattutto nei locali un po’ più piccoli, dove si fanno cose acustiche e la gente è più attenta a quello che sta ascoltando.
FPC: poi i nomi che si stanno affacciando nel nostro circuito, grossi nomi che fino a un paio di anni fa non avremmo mai pensato di avere tra i collaboratori.
MC: Per esempio il nuovo disco degli Aim sarà prodotto da Federico Dragogna dei Ministri. Ci fa molto piacere che una tra le persone più influenti del panorama indipendente abbia visto una band di Via Audio, si sia interessata e stia lavorando assieme a noi per produrre una band. Non ci sono dinamiche di piaceri o altro, è un artista di qualità che vuole lavorare con artisti di qualità. Infine le serate che organizziamo nel milanese ci stanno dando grosse soddisfazioni: per esempio abbiamo fatto 200 persone alla Casa 139 con Faust’O e il Tambourine è sempre più riconosciuto anche grazie al marchio di Via Audio.
Come avete appena detto, lavorate sia dal punto di vista discografico che da quello dell’organizzazione di eventi. Avete quindi uno sguardo privilegiato su quello che accade. Come vedete la situazione musicale e culturale della Brianza?
MC: possiamo dire che è un territorio un po’ addormentato, anche se poi dipende dalle zone.
FPC: esatto, ci sono come due Brianze: c’è la Brianza rossa, che è quella di Mezzago, Osnago, Vimercate, che ha un background completamente diverso. Noi siamo nella peggiore Brianza invece. Siamo certi che un circolo come il Tambourine a Milano sarebbe sold out tutte le sere. Per esempio stasera c’è una proposta di una qualità altissima, con Comaneci e Le Gros Ballon, e il Tambourine non straborderà di gente, anche se è davvero una bella serata. E questo perché? Perché il territorio è un territorio non ostico, di più. Noi lavoriamo solo con gente da fuori. Dei nostri 4000 tesserati quelli di Seregno, che è una città di 50000 abitanti, rappresentano sì e no il 5%, ed è abbastanza folle come cosa. Questo non succede per esempio a Vimercate o nei circoli milanesi. Quindi nel territorio il Tambourine rappresenta un’anomalia a livello culturale, perché è un territorio che non risponde alla cultura, che è addormentato o guarda ad altre cose, tipo aperitivi o macchinoni. A Seregno se chiedi dov’è il Tambourine non te lo sa dire nessuno.
MC: lo sanno invece i milanesi, che vengono al Tambourine che per loro è un locale ormai riconosciuto.
FPC: abbiamo avuto in passato gente arrivata da Palermo o da Venezia per i concerti, quando ha suonato qui Gianmaria Testa c’era gente dalla Svizzera e dalla Francia e nemmeno una persona di Seregno. Questa parte di provincia poi soffre moltissimo la sindrome del provincialismo, nel senso che nel momento in cui il tuo territorio ti offre qualcosa tu non ci vai, mentre se te lo offre la metropoli invece ci vai. Noi sappiamo di cose identiche fatte qui a minor prezzo, ma con gente che invece è andata a Milano per vedere la stessa cosa pagando di più.
Qual è il rapporto con le istituzioni, se esiste?
MC: esiste, per esempio Rockerhouse viene organizzato ogni anno assieme al Comune di Seregno. Naturalmente siamo su due schieramenti politici diversi, noi come Arci siamo di sinistra, mentre loro sono di centro-destra, però devo dire che abbiamo trovato appoggio con l’assessore Vigano e abbiamo parlato di cultura, di musica. Quindi ci siamo interfacciati volendo organizzare qualcosa e volendo dare qualcosa alla cittadinanza. Rockerhouse è in piedi da dieci anni ormai e ha sempre riunito migliaia di persone. Adesso parleremo ancora di più con l’assessore, per esempio Fabio ora è entrato nella commissione biblioteca.
FPC: c’è da dire anche che il Tambourine è un circolo che non ha mai dato nemmeno il minimo appiglio perché qualcuno potesse darci contro. È un posto dove girano più di 4000 persone all’anno e dove non si è mai visto un buttafuori, se non a Capodanno o quando ci sono i Marta Sui Tubi, giusto per raccogliere i bicchieri di vetro. È un posto dove non è mai girata una canna né altre droghe, dove non ci sono risse; in più l’età media è abbastanza alta. Cerchiamo di dare un valore alla musica e a quello che facciamo: per esempio le serate con ingresso up to you le facciamo solo noi tra Milano e provincia; è una formula che abbiamo copiato dallo Spazio 211 di Torino. La differenza tra la provincia e la città è che a Torino questo lo facevano con i Ministri e lì lasciavano 10 euro, se lo fai qui poi ti devi sparare, però è una formula bellissima, tu dai un valore alla serata a cui vai incontro e in base a quello scegli quanto dare. Sono formule innovative, cerchiamo di fare cose nuove guardando anche ad esperienze lontane dalle nostre, per esempio il fratello di Marco ha vissuto a New York e ha portato idee anche per l’etichetta. Per esempio abbiamo fatto sonorizzazioni di film quando ancora non le faceva nessuno, abbiamo fatto dei party che sono sicuro rifaranno a Milano tra qualche tempo. Cerchiamo sempre di informarci su quello che avviene in Europa e abbiamo la fortuna di avere un gruppo come gli Aim, che facendo tour in Germania e Repubblica Ceca, respirano quello che succede altrove, soprattutto in Germania, che è veramente di un altro livello. Continuiamo anche a proporre artisti stranieri, nonostante il territorio. Fino a qualche tempo fa a Milano, penso per esempio alla Casa 139, o anche All’unaetrentacinquecirca di Cantù, facevano molti concerti di musicisti stranieri e i locali erano sempre pieni, perché c’era curiosità, c’era la voglia di vedere cosa facevano questi gruppi, che magari uscivano per pochi soldi e suonavano per passione, ma che erano comunque di un altro livello rispetto a quelli italiani. Noi cerchiamo di farlo, anche se qui di curiosità ne vediamo davvero poca, come quando abbiamo portato i Rue Royale oppure i Black Atlantic dall’Olanda, gruppi veramente incredibili.
Come vedete a lungo termine l’evoluzione di Via Audio?
MC: a me personalmente piacerebbe iniziare a fare anche un po’ di booking con altri artisti oltre a quelli dell’etichetta, magari con stranieri. Per esempio adesso abbiamo organizzato il tour di Ralston Bowles, che ha collaborato con Marvin Etzioni, il produttore dei Counting Crows. Mi piacerebbe arrivare ad aprire una sezione Via Audio Booking con artisti italiani di un certo calibro, oltre a fare una produzione un po’ più grossa e arrivare dalle parti della Tempesta, anche se è molto difficile.
FPC: produrre spettacoli più complessi di quelli musicali. Per esempio i party, intensificarli e migliorarli, e anche, perché no, dato che il locale lo permette, spettacoli simil-teatrali che uniscano musica, canzoni, reading, recitazione. Questo tipo di spettacoli finora li ho visti solo al Tambourine, per esempio il tributo a Pasolini che abbiamo appena fatto. Quindi sarebbe bello crescere su questo versante che, un po’ inaspettatamente, funziona e riscuote interesse. Un’altra cosa sarebbe organizzare un festival, sempre seguendo l’ottica europea a cui cerchiamo di ispirarci.
Sito: www.viaaudio.it