Alla Libreria Coop, di fronte alla Statale di Milano, lo scrittore cileno ha presentato il suo ultimo libro. Non solo letteratura, ma anche Cile e libertà di espressione, "in pericolo non solo in Italia". Con un appunto anche al nostro capo del Governo
Quasi un'ora con Sepulveda. Il pubblico milanese ha avuto oggi un'occasione per ascoltare uno degli scrittori sudamericani più letti in Italia e nel mondo. Chiacchierando con Bruno Arpaia (che nel 2003 ha intervistato Sepulveda nel libro Raccontare, Resistere – conversazione con Bruno Arpaia), L'autore ha parlato della nascita del suo libro più recente, Foto di gruppo con assenza. Il libro racconta il ritorno in patria dello scrittore nel 1990, dopo tanti anni, alla fine del regime di Pinochet. L'ispirazione per il titolo gli è venuta ripensando ad una foto di un gruppo di bambini scattata sotto la dittatura. «Quella foto era di una tenerezza e una purezza enorme – ha detto lo scrittore – e quando la guardai la prima volta mi chiesi subito con tristezza: per quanto tempo ancora le conserveranno?». È anche raccontata la genesi di altri importanti testi dell'autore, come per esempio Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, ispirato ad una persona realmente conosciuta da Sepulveda nella foresta amazzonica.
Foto di Gruppo era stato scritto dapprima in tedesco, e solo dopo quasi vent'anni l'autore l'ha ripreso, ritraducendolo nella sua lingua madre. Racconta anche le speranze e le paure dei suoi concittadini, alle prese con quella grande sfida chiamata democrazia. «Lo spettro di Pinochet ha aleggiato a lungo sul Cile, anche dopo la sua caduta – ha spiegato – il mio fu un ritorno senza gioia, perché il mio paese non era più quello che ricordavo. Solo con Michelle Bachelet – ha aggiunto – si è recuperata un po' di quell'allegria che il dittatore aveva oppresso».
Del suo paese lo scrittore non è contento tuttora. Soffre per la povertà che è ancora diffusa nonostante la crescita arrembante dell'economia cilena, soffre per la mancanza di politiche ambientali degne di questo nome. «È tutto un consumare – si è lamentato – la consapevolezza che fra pochi anni le ricchezze naturali potranno non esserci più spinge ad un consumo più isterico, invece che ad un uso responsabile». Anche la presidenza di Sebastián Piñera fa soffrire lo scrittore.
Il presidente cileno ha come idolo politico proprio Silvio Berlusconi, «un vecchio che non mi piace», ha dichiarato lo scrittore. Queste precise parole titolano infatti un capitolo dedicato al primo ministro italiano. «Trovo che Berlusconi offenda la vecchiaia con il suo modo di essere – ha spiegato – mi dispiace di vedere così maltrattata un'età che io rispetto e ammiro molto. Tutti i vecchi che ho conosciuto nella mia vita hanno sempre avuto una dignità enorme – ha precisato – e lui ne è lontanissimo. Mettersi i tacchi per guadagnare qualche centimetro d'altezza e pensare che questa sia altezza morale: lui non conosce l'altezza morale». Un applauso fragoroso ha accolto quest'ultimo passaggio.
A questo punto, noi abbiamo chiesto allo scrittore la sua opinione sulla libertà d'espressione in Italia. «Come in tutto il mondo – ha risposto – sta in una situazione drammatica, dovuta al fatto che i mezzi di comunicazione sono nelle mani di pochi. C'è anche un pericolo di manipolazione dell'informazione – ha aggiunto – che nega ai cittadini il diritto ad essere informati. Non è un problema solo italiano, comunque, ma mondiale. C'è sempre meno spirito investigativo – ha poi concluso – tanta gente crede che Google sia un'enciclopedia, mentre è solo una fonte di dati».
Sepulveda è stato poi anche interpellato dal pubblico in merito alla vicenda dei 33 minatori cileni imprigionati per mesi sottoterra: «Sono contento che i 33 se la siano cavata – ha detto – ma hanno vissuto una tragedia prevedibile ed evitabile. Il problema è che il Cile non rispetta nessuna norma internazionale di sicurezza sul lavoro, che pure ha sottoscritto. Perché non applica queste norme? – ha aggiunto – Perché non rendono. Lo show mediatico ha voluto oscurare la cosa per me più importante di tutta questa vicenda, cioè che l'incidente ha messo in moto una vera e propria solidarietà di classe operaia. A salvare quei minatori – ha spiegato – sono stati altri operai, venuti dalla Pennsylvania, che non hanno avuto alcun riconoscimento dal presidente del Cile. Alla chiusura della miniera i 33, che erano stati riccamente risarciti, hanno fatto fronte comune con i loro compagni che protestavano perché senza lavoro, caricati anche dalla polizia. Ma tutto questo non rientrava nel bellissimo show che Piñera ha voluto mettere su».