In origine, gli scettici erano considerati i nemici pubblici della verità. Mai nulla vi fu di più falso...
È Giulio Giorello il settimo protagonista della rassegna dedicata alla filosofia “Abitatori del Tempo” del 2011. Come ogni volta, viene argomentata e filosoficamente ragionata una declinazione dell'amplissimo concetto di verità, e al matematico, filosofo, epistemologo nonché direttore della collana Scienza e Idee per Raffaele Cortina editore, Giorello, è toccato parlare di verità e probabilità, con conclusioni vagamente inquietanti o esaltanti, dal punto di vista scelto.
In origine, gli scettici erano considerati i nemici pubblici della verità. Mai nulla vi fu di più falso: Giorello smentisce e dimostra come essi siano, anzi, dei free thinkers, dei liberi pensatori che rifiutano il dogmatismo e cercano di trovare ogni piccolo pezzo di verità, grazie i loro continui esperimenti e ricerche verso il vero (del resto, ricorda Giorello, “scettico” deriva dal greco skèptikos, che significa “sottile osservatore”).
Assegnare un diverso grado di “assenso fiducioso” a ragionamenti e teorie, significa affidarsi alla probabilità. Questo atteggiamento sensato è quello tipico di molti pensatori così come di molte normali persone, ed è quello che ci permette ogni volta di scommettere sulle proprie conoscenze al fine di avvicinarci al vero. O altrimenti di non farlo, proprio a causa degl'ignoto: con Blaise Pascal, il più famoso dei giansenisti di Port Royale, possiamo ammettere “quante cose non si fanno per l'incerto”.
Mediante episodi storici - Oliver Cromwell che si reca presso il Kirk of Scotland per chiedere la tolleranza “almeno” verso i protestanti, che siano anglicani o presbiteriani, proponendo il suo rifiuto dell'assolutismo religioso - , teoremi matematici, come quello di Thomas Bayes, che individua le stime di probabilità a partire delle osservazioni a posteriori, o quello di Joseph Glanvill, padre del fallibilismo, e elencando le scoperte scientifiche avvenute tramite lucide osservazioni ma spesso di ostica accettazione (celebre tra tutte è quella di Alfred L. Wegener, che osservando la forma dei continenti emersi intuì che le terre una volta erano unite in un'unico continente, la Pangea, cosa che fece sbellicare dalle risate tutti i suoi colleghi all'epoca, e si rivelò terribilmente esatta anni più tardi), Giulio Giorello mostra con andamento ironico e approccio ora astratto ora pragmatico, come la probabilità sia il surrogato di verità più vicino e più vero della verità che gli esseri umani possano permettersi di avere. Perché uno soltanto può essere l'atteggiamento dello scienziato, filosofo, o più giustamente, del pensatore: mai accettare una teoria come unica e possibile, mai darle valore di 1 o di 0, mai dire che essa è la verità né che essa è una pura sciocchezza. Nella scienza come nella vita, non è mai detta l'ultima parola – o ride bene chi ride ultimo. Chiedetelo a Galilei, Copernico e Wegener.
Chi è Giulio Giorello
Giulio Giorello si è laureato in filosofia nel 1968 e in matematica nel 1971 presso l'Università degli Studi di Milano, come fece a suo tempo anche il suo famoso maestro Ludovico Geymonat. Ha quindi insegnato dapprima Meccanica Razionale presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università degli studi di Pavia, per poi passare alla Facoltà di Scienze presso l'Università degli Studi di Catania, a quella di Scienze naturali presso l'Università dell'Insubria e perfino al Politecnico di Milano. Attualmente ricopre la cattedra di Filosofia della scienza che fu del suo mentore Ludovico Geymonat presso l'Università degli Studi di Milano; è stato inoltre Presidente della SILFS (Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza). Dirige, presso l'editore Raffaello Cortina di Milano, la collana Scienza e idee. Collabora, come elzevirista, alle pagine culturali del quotidiano milanese Corriere della Sera.
Da Wikipedia.it