Grande concerto della band bergamasca a Mezzago, in scaletta "Wow" e il grunge degli esordi
Foto di Giulia Sala
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Verdena sono il gruppo del momento: il loro nuovo disco, “Wow”, uscito lo scorso febbraio, ha ricevuto unanimi consensi dalla critica e dal pubblico; oltre a questo i loro concerti sono sold out praticamente ovunque.
Anche al Bloom di Mezzago, dove hanno suonato per due giorni consecutivi, è andata così: biglietti finiti in largo anticipo per entrambe le date e ben poco spazio per muoversi all’interno del locale durante il concerto, pressati dalla folla, tutto sommato disciplinata anche se inevitabilmente calda, composta in larga parte da over 25, che seguono quindi la band bergamasca fin dall’esordio, nell’ormai lontano 1998, ed in più qualche teenager, probabilmente spinto ad ascoltare il gruppo dalla carenza di proposte realmente interessanti (o pubblicizzate) tra le nuove leve del rock italiano.
La scaletta della serata è stata incentrata, e non poteva essere altrimenti, soprattutto sui brani dell’ultima fatica dei bergamaschi: brani non facili dunque, intrisi come sono di atmosfere psichedeliche in arrivo direttamente dagli anni ’60 e ’70, ma che hanno comunque conquistato gli ascoltatori, forse perché suonati per l’occasione con un piglio più rock e pigiando maggiormente sull’acceleratore. Non sono infatti state molte le occasioni in cui il ritmo è calato e in cui c’è stato spazio per divagazioni, assoli o trip musicali di vario genere, se non nel classico finale noise da concerto rock, con distorsioni varie portate quasi al parossismo.
In questa compattezza è possibile intravedere il lascito di quanto fatto ad inizio carriera dai fratelli Ferrari e da Roberta Sammarelli, in particolare nel loro primo omonimo disco, basato essenzialmente su brani grunge, tanto che ai tempi qualcuno osò definire i tre come i “Nirvana italiani”. Di quei tempi rimangono in scaletta alcuni pezzi, posizionati strategicamente ad intervalli regolari, per diminuire il carico psichedelico ed aumentare quello ritmico, in particolare con “Viba”, cavalcata punkeggiante che ha fatto scatenare i presenti, anche sull’onda della nostalgia per i gloriosi (anche se sempre attuali) anni ’90.
Alla fine il concerto supera le due ore di durata, forse eccessive per chi non è fan al 100% della band, ma assolutamente soddisfacenti per chi invece lo è, vista la carica e la perfezione dei suoni proposti dal trio dal primo fino all’ultimo minuto.
In definitiva, un gran concerto quello dei Verdena, che hanno saputo sfruttare il credito e l’esperienza guadagnati in anni di carriera per proporre musica elaborata e lontana da quello che è il gusto comune, anche in ambito alternativo. La speranza è che il loro successo apra la strada ad altre band di pari livello, ma ingiustamente relegate ai margini della vita musicale italiana.
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