La studiosa di filosofia morale, famosa per la sua opera su Hannah Arendt, a Lissone per Abitatori del tempo
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enerdì 1 Aprile, presso il Palazzo Terragni di Lissone, la professoressa dell'Università degli Studi di Milano, Laura Boella, ha tenuto per la rassegna filosofica Abitatori del Tempo, una lezione sul tema “Verità e Amicizia”. Due parole, queste, che viste così, messe insieme, possono sembrare un po' fuori luogo ( osa c'entra la verità con l'amicizia?) ma che Laura Boella, studiosa di filosofia morale e famosa per la sua opera su Hannah Arendt, ha saputo illustrare chiaramente.
Se “Platone è mio amico, ma la verità è ancora più mia amica” e “sia fatta giustizia e verità, che il mondo svanisca” sono due precetti con cui sembra difficile iniziare, in effetti essi dicono molto del rapporto tra verità e umanità. Possiamo trarre subito la conclusione che vi è una certa difficoltà per il mondo terreno a rispettare la verità o perlomeno che ci sia un certo contrasto tra il mondo terrneo e quello in cui alberga la verità. Laura Boella cerca di spiegarci il perché di questa contraddizione.
Nell'epoca dell'Illuminismo, secondo Doris Lessing ogni essere umano aveva la sua verità e Dio soltanto conosceva quella unica. Senza rinunciare alla verità, l'illuminista Lessing cercava con questa affermazione di scacciare ogni residuo dogmatismo vigente, con cui spesso le verità potevano essere scambiate.
Oggi, fa notare l'oratrice, in un mondo in cui c'è pluralità di opinioni, l'atteggiamento generale che si ha verso le teorie altrui è la tolleranza, che spesso nasconde lo scetticismo e una sostanziale sfiducia verso la verità altrui. Storicamente, la verità è spesso stata usata come bandiera dietro cui si nascondevano guerre e morti in suo nome, perciò l'atteggiamento di Lessing e chi come lei, era quello più aperto e pacifico possibile, affinché si evitassero estremismi, incomprensioni e rifiuto di altre teorie. Esposta alla mutevolezza delle opinioni e osteggiata dai revisionismi storici, la verità sembra non appartenere neanche al mondo umano. Piuttosto, gli uomini riescono a parlare di sincerità o di onestà, declinando la verità come se fosse una virtù morale. Ma per essere “sinceri”, riflette la Boella, non bisogna “dire la verità” né tantomeno possederla in assoluto: difatti, il contrario della verità scientifica è l'errore, quello della verità in filosofia è l'ignoranza, per la verità umana si parla di menzogna. In questo modo, la verità e il suo opposto, accadono, acquistano un volto, si storicizzano. La sincerità è “verità in atto”, rappresenta la vita concreta della verità.
Ci sono esempi classici che riguardano il tema della vita concreta della verità. Uno è quello del “dire il falso per fare il bene”, ossia la filosofica cinica via del “fine giustifica i mezzi”. Due posizioni opposte ricorda la Boella: una, quella di Benjamin Constant, il quale giustifica il falso per finalità positive, come ad esempio impedire a qualcuno di essere perseguitato o ucciso; l'altra è quella di Kant, un terrorista della verità, potremmo dire, che non giustifica mai l'uso della menzogna, considerando come riprovevole ogni azione contraria alla verità.
Altro caso classico è quello della “persona che sta morendo cui si vuole svelare la verità che non conosce”: anche qui, due filosofi ragionano diversamente. Vladimir Jankélévich, francese, propenderebbe in questo caso per il “non dire la verità” al morente, ché solo Dio sa quando morirà, e anche per delicatezza, ritenendo non sia giusto gravare con rivelazioni oscure chi è già fisicamente provato; al contrario, il tedesco ebreo Hans Jonas, propone il senso della verità come liberazione ultima: data a chi è in punto di morte, per permettergli un trapasso più consapevole, più libero.
Laura Boella riesce e rendere vicini e vividi questi due concetti così lontani chiarendo come in effetti la verità entri nella vita di tutti i giorni. L'onestà intellettuale, la franchezza, la coerenza con i propri principi, sono modi per fare i conti con il mondo, per adeguarsi agli altri, per vivere secondo verità; essere dei bugiardi, trasformare la realtà in altro, significa seguire la via più semplice, deformare il presente ai propri fini senza doverla scontare – tema quanto mai di attualità, questo. L'integrità personale permette di concedere anche agli altri un barlume di verità, compiacere alla menzogna, spesso radicata nelle società umane, significa barattare ciò che c'è di vero (e di bello) in noi stessi e nel nostro presente. Per quale futuro?
Chi è Laura Boella
Ha frequentato il Liceo Classico “Silvio Pellico” di Cuneo ed è stata allieva del Collegio Medico-Giuridico della Scuola Normale Superiore di Pisa laureandosi in Giurisprudenza con una tesi in Filosofia del diritto. Laurea in Giurisprudenza
1983-2001: Professore associato confermato di Storia della Filosofia morale, quindi di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano 1978-1982: Assistente ordinario di Dottrina dello Stato, quindi di Filosofia del diritto presso l’Università di Pisa, Facoltà di Scienze Politiche e Facoltà di Giurisprudenza, quindi di Filosofia Morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Statale di Milano
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