L'importanza di conoscere il territorio e la voglia di raccontarlo rimbalzando tra presente e passato. Ne parla l'autore di "Milano criminale", una grande epopea criminale degli anni sessanta e settanta.
L'
avevamo già conosciuto con "Pescemangiacane", romanzo con cui ha “sfiorato” il disastro del Lambro dello scorso anno Questa volta abbiamo approfittato dell'uscita del nuovo “Milano Criminale” per approfondire la conoscenza di Paolo Roversi indagando sui nuovi progetti di questo scrittore noir di origine mantovana trasferitosi a Milano.
”Pescemangiacane” e, ora, “Milano Criminale”, due libri strettamente legati al territorio dove oggi vive o ha vissuto. Come mai questa scelta?
L'ambientazione è sempre fondamentale in un romanzo. Per rendere credibile il luogo in cui i personaggi si muovono è necessario, secondo me, conoscerli bene altrimenti il lettore se ne accorge e non riesce a “entrare” nella storia.
Si può raccontare un territorio attraverso un racconto noir? Come? Quali aspetti le interessa raccontare maggiormente?
Certo, anzi credo che nel noir sia fondamentale raccontare il luogo, la città, le caratteristiche di un certo territorio. Nei miei romanzi presto sempre molta attenzione al fatto che alcuni luoghi siano riconoscibili. Per esempio nella mia serie di romanzi con protagonista Enrico Radeschi tutti i bar o i ristoranti che cito di Milano esistono realmente. Lo faccio per rendere davvero credibile la vicenda.
Dalla provincia è venuto a vivere a Milano e ha conosciuto anche la Brianza, cosa ha trovato? Cosa l'ha sorpreso nel nostro territorio? Qual è il suo “luogo brianzolo” preferito?
La Brianza è un territorio che per certi versi assomiglia alla mia Bassa, quindi mi è famigliare. In queste zone mi piace Monza perché mi ricorda vagamente la mia Mantova.
Che riscontro trova quando presenta un dei suoi libri in Brianza?
Molto buono. C'è sempre molto interesse verso le mie storie e la cosa non può che farmi piacere.
In “Milano Criminale” si rispolverano delitti degli anni 60-70, come mai questa scelta rivolta al passato? Come si è preparato per scrivere di fatti di cronaca ? Con quale obiettivo?
Dietro questo romanzo ci sono diciotto mesi di lavoro intenso. Tante ricerche e molte ore di scrittura per ricreare fedelmente quegli anni di criminalità “epica”. Sono successi fatti a Milano che hanno influenzato la storia d'Italia e ci sono stati personaggi che sembravano usciti da un film. L'ispirazione per raccontare quegli anni è nata da loro, dalle loro storie già di per se straordinarie.
Sembra che il libro stia riscuotendo un forte successo, di critica e di pubblico, soprattutto nell'area dove è ambientato. Nasce la voglia di conoscere la storia dei luoghi dove si vive?
Nasce la voglia di capire. Il romanzo va forte a Milano ma anche nel resto d'Itala. E' un libro ambientato sotto la Madonnina ma che racconta una storia importante d'Italia. Ne sia dimostrazione il fatto che presto sarà tradotto in Spagna, Francia e Germania.
Quando e come è nata la scelta di scrivere noir?
Da adolescente: leggere Agatha Christie e Conan Doyle mi hanno fatto venire voglia di scrivere storie gialle.
Esistono dei fatti di cronaca più attuali a cui amerebbe dedicare un libro? Quali?
No, diciamo che nei miei progetti c'è di continuare a raccontare quegli anni. Ho raccontato dal 1958 al 1972. Vorrei ripartire da lì per arrivare, magari, fino al 1978.
Mantovano di origine, nel 1999 si laurea in Storia contemporanea all'Università di Nizza-Sophia Antipolis (Nizza, Francia) con una tesi sull'occupazione italiana in Costa Azzurra durante la seconda guerra mondiale.
Studioso di Charles Bukowski, alla sua opera ha dedicato tre libri: la prima biografia italiana scritta con l'aiuto di Fernanda Pivano, un romanzo con protagonista proprio lo scrittore (Taccuino di una sbronza da cui nel 2009 è stato tratto uno spettacolo teatrale) ed un libro di aforismi pubblicato nel 1997 nella collana Millelire Stampa Alternativa
Giallista, è uno degli esponenti del cosiddetto noir metropolitano, ha pubblicato quattro romanzi per adulti ed uno per ragazzi che hanno come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi.
Ha scritto un libro-guida su Mantova e la sua gente, e un volume umoristico sulla professione dell'informatico e nel 2010 una guida sui misteri di Milano.
Ha collaborato con riviste e giornali letterari come Corriere della Sera, Rolling Stone, Diario, Detective Magazine, Stilos e InScena Magazine
Ha scritto soggetti per la televisione come ad esempio per la serie dieci e undici di Distretto di polizia
È fondatore e direttore della rassegna dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla Suzzara Noir Festival che si svolge ogni primo weekend di febbraio a Suzzara e del Milano in Bionda.
Dirige il web press MilanoNera, dedicato interamente alla letteratura gialla.
Ha vinto la 4ª edizione del Premio Camaiore di Letteratura Gialla con il romanzo La mano sinistra del diavolo. Con lo stesso titolo è stato finalista del Premio Fedeli 2007. È stato finalista del Premio noir mediterraneo di Sassari nel 2008 e nel 2009. I suoi romanzi sono tradotti o in corso di traduzione in Spagna, Francia e Germania