Viaggio per immagini fra i lavori della mostra in corso al Serrone della Villa Reale di Monza
Si è inaugurata giovedì 14 aprile l'edizione 2011 della Biennale giovani di Monza. Ancora una volta la sede è il Serrone della Villa Reale. I selezionatori sono 5: Marco Bazzini, direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato; Luca Cerizza, critico e curatore attivo tra Milano e Berlino; Yun Kyoung Kim, direttrice del Mongin Art Center di Seoul; Franziska Nori, direttrice del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Firenze; Stefano Questioli, consulente artistico presso l’Istituto Italiano di Cultura di Chicago. A coordinare il tutto Daniele Astrologo Abadal (di cui riprendiamo la presentazione più in basso).
Gli artisti invitati sono: Jungju An, Francesco Arena, Lorenzo Banci, Chiara Camoni, Ludovica Carbotta, Alice Cattaneo, Kichang Choi, Stefano Cossu, Michael Fliri, Zoè Gruni, Alessandro Imbriaco, Emanuele Kabu, Yunho Kim, Kyunghwan Kwon, Marco Lampis, Hoin Lee, Federico Maddalozzo, Domenico Mangano, Andrea Mastrovito, Domingo Milella, Sungsic Moon, Margherita Moscardini, Nicola Pecoraro, Luana Perilli, Antonio Puleo, Moira Ricci, Marinella Senatore, Petar Stanovic, Sten & Lex, Nicola Toffolini.
Biennale Giovani Monza 2011
Monza, Serrone della Villa Reale (Viale Brianza, 2)
15 aprile – 17 luglio 2011
Orari: da martedì a venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00; sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Ingresso libero
Inaugurazione: giovedì 14 aprile ore 18.30
Sito internet: www.serrone.info
Per informazioni:
Comune di Monza, Ufficio Mostre, tel. 039.322086; fax 039.361558 eventiespositivi@comune.monza.it
La presentazione
di Daniele Astrologo Abadal
P
er esprimere il proprio parere sugli aspetti più interessanti del panorama attuale della giovane arte italiana, è sufficiente effettuare delle scelte: nominare quegli artisti conosciuti e apprezzati nel corso della propria attività di ricerca perché dietro a queste nomine si cela il proprio punto di vista su quella che è considerata la creatività emergente. La nomina di sei artisti da parte dell’esperto comporta quindi un’attività critica in grado di riflettere la propria linea di pensiero, la propria capacità di apprezzamento. È evidente che la pratica di questi esercizi dipende in gran parte dalla propria formazione culturale avvenuta in ambito accademico e professionale. Ogni scelta, pertanto, è il risultato di un certo vissuto che, in quanto tale, è parziale e relativo a quel determinato contesto culturale. Questa riflessione vale non solo per l’esperto chiamato a selezionare un certo numero di artisti, ma anche per chi si è posto il problema di invitare più esperti. A cambiare è solo il grado di applicazione; il principio di fondo è lo stesso. Così, quando il sottoscritto ha dato inizio alla ricerca dei selezionatori, di coloro che avrebbero poi dovuto scegliere gli artisti, ha avuto ben chiara l’importanza di tale compito. Di qui, a partire da queste prime nomine, il cerchio si posa e inizia a chiudersi. Si fissano i diversi contesti culturali, quelli impersonati dagli esperti, che determineranno la propria rosa di scelte. Si impronta, insomma, un primo orientamento.
Certo, una prerogativa oggettiva, utile per restringere il campo della ricerca, è data da alcuni aspetti anagrafici: l’artista deve essere giovane e italiano. Due punti messi subito in discussione da Bazzini e da Questioli. Il primo, intitolando in modo esplicito il proprio testo introduttivo, Al di là dei numeri, esprime un certo disagio verso la grandezza delle cifre che imperversano nei circuiti della comunicazione senza giungere a spiegare la nostra realtà, l’effettiva età creativa dell’essere umano. Questioli, dal canto suo, è consapevole che la «nazionalità italiana» ha un senso sempre più allargato. Basti pensare al fatto che numerosi artisti italiani sono emigrati all’estero e alcuni di questi arrivano a prendere la doppia nazionalità, così come molti nati in altri paesi migrano in Italia, dove vivono e si formano.
Ora, al di là di alcune precisazioni necessarie, il campo si qualifica in questi termini e pertanto il nostro pool di esperti va cercato in tale ambito di lavoro. Chi scrive si è solo limitato a declinare la ricerca secondo due tipologie professionali: direttori di sedi museali sensibili al contemporaneo e curatori indipendenti da anni attivi sul campo delle recenti ricerche creative. Tra i primi si annoverano i nomi di Marco Bazzini, direttore del Centro Pecci (Prato, Milano), e di Franziska Nori, direttrice del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina (Firenze). Tra i curatori indipendenti Luca Cerizza, attivo tra Milano e Berlino, e Stefano Questioli, residente a Chicago dove lavora presso l’Istituto italiano di cultura. Già dai nomi e dai luoghi si comprende il desiderio di dare un’impronta culturale cosmopolita perché uno sguardo gettato sull’arte contemporanea, per quanto italiana, non può prescindere da una consapevolezza globale. A loro s’è chiesto di selezionare degli artisti con esperienze anche a livello internazionale e che fossero in grado di esprimere una contemporaneità espressa in termini di ricerca, di sperimentazione o di problematiche attuali. Nori, per esempio, si interroga sul rapporto stabilito dall’arte con il mondo, declinando questa relazione all’insegna della realtà e della finzione, mentre Cerizza sente un certo disagio dettato da un futuro incerto, dalla crisi dei valori che non lasciano spazio a giochi linguistici e a poetiche evasioni. Per tutti gli esperti si riconosce un comune orizzonte di ricerca dominato da una realtà così pressante da non poter sfociare nel realismo di tipo naturalista. Bisogna fare ricorso a una sensibilità umana e critica per rilevare il sisma in profondità, prima di coglierne gli effetti in superficie: la quantità mass mediatica dei numeri, il connubio realtà-finzione, il disagio espresso con un linguaggio scarno e disadorno, la dilagante diaspora sono fenomeni da leggere e relazionare perché fanno parte dello stesso destino.
Non basta. Per questa edizione della Biennale s’è avvertita l’esigenza di mettersi in relazione con un’altra nazione, da qui l’idea del paese ospite, individuato nella Corea del Sud, che costituisce la novità saliente. Questa scelta trova la propria ragion d’essere nello «slancio creativo» di una nazione in piena crescita economica e all’avanguardia per quanto concerne lo sviluppo tecnologico, senza per questo dimenticare le proprie radici culturali, la propria tradizione estetica. La figura di riferimento è stata colta in Yunkyoung Kim, direttore del Mongin Art Center (Seul), centro culturale all’avanguardia nella ricerca di giovani talenti coreani. Gli artisti selezionati operano in tutti gli ambiti della ricerca creativa, con l’intento di offrire un «panorama completo». Si va dal video all’installazione, dalla pittura al disegno, per chiudere con la fotografia.
Ci si augura che in questo modo si sia dato il giusto respiro a una Biennale sempre più desiderosa di rinnovarsi, di potenziarsi e di relazionarsi con altri paesi emergenti, perché dal dialogo e dal confronto si traggono spunti importanti per la propria crescita culturale e non solo.
Monza, 14 aprile 2011