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Dal 5 all'8 maggio in scena il lavoro di Mohamed Kacimi con la regia di Corrado Accordino

 Riceviamo e pubblichiamo

 

U

na città in stato di assedio. Un paesaggio bianco di polvere e di devastazione. Una qualsiasi città del Medio Oriente.
Per la prima volta in Italia, “Terra Santa” di Mohamed Kacimi ci trasporta nel cuore dei bombardamenti e delle irruzioni, laddove c’è chi cerca di continuare a vivere e sperare, oppure sceglie di trasformare l’impotenza in martirio. Fra il fragore degli spari e il profumo del narghilé, i miagolii del gatto Gesù e le tempeste di pugni contro le porte, mentre il sapore intenso degli ultimi pistacchi di Aleppo ti muore in gola la Morte incombe, sempre, e la paralisi è totale.
Eppure la scintilla improvvisa della vita sboccia di prepotenza in un ricordo, uno sguardo, un sapore ritrovato, e nella forza vincente di un'ironia malinconica che pervade tutto, come la polvere bianca che è ovunque, mentre il martire stupra, distrugge e uccide in nome di un Dio in cui nessuno crede più.

“Avrai un eroe, mamma, un eroe.”

“Me ne frego degli eroi: non se ne può più degli eroi.”

Sinossi completa
In una città qualsiasi, identificabile come una qualunque del Medio Oriente, vivono Alia e Yad, col figlio modello Amin; accanto a loro c’è la giovane Imen, ormai rimasta sola col gatto Gesù da quando la madre, Carmen, è stata fatta sparire ad un posto di blocco. In entrambe le case fa frequentemente irruzione il soldato Ian, che in questa guerra infinita non trova più un senso.
Alia, di professione levatrice, è una donna pragmatica che si occupa solo dei vivi, in un mondo dove i morti sono la maggioranza; Yad affoga la delusione e la noia fra l’alcol ed il narghilé, ricordando sapori ed odori di una vita lontana; Imen, estremamente realista e disillusa, si divide fra la televisione e assurde cure di bellezza, aspettando che il suo fidanzato esca di prigione, e che la “vita vera” inizi; Amin, studente modello ma debole e insicuro, si
lascia influenzare dagli indottrinamenti della religione e della “morale” comune.
Attorno a loro si consuma in ogni momento la tragedia, senza ricordare più quando è iniziata e senza riuscire ad immaginarne la fine: per ogni soldato assassinato c’è una famiglia su cui vendicarsi, una casa da far saltare in aria, bambini innocenti che vengono uccisi mentre
giocano nella loro camera, all’infinito, senza senso e senza sosta. E’ in seguito all’ennesimo episodio come questo che improvvisamente Amin reagisce, uccidendo un soldato per votarsi al sommo martirio: nascostosi a casa di Imen, non riesce a reggere davanti alle accuse della
ragazza, che non trova una giustificazione “mistica” nel suo gesto, e sopraffatto dalla furia che lui stesso ha scatenato, tenta di violentarla. Yad sopraggiunge, e sfida il figlio ad una simbolica partita a carte per l’ultimo colpo in canna della sua pistola: mentre imperterriti i due continuano a giocare, i soldati bruciano casa loro per ritorsione, con Alia ancora all’interno. Yad,vincitore, uccide il figlio, e ne porta via il cadavere. Imen può solo continuare a vivere come ha sempre fatto, aspettando l’ennesima perquisizione, e l’ennesimo stupro.

“Morire è normale, ma che tu sia diventato banale fino a questo punto, è dura da mandare giù.”

“Un giorno dovremo smetterla di morire per rompere le palle al nemico, perché la nostra morte rompe le palle solo a noi, e non è neanche detto.”


Note di regia

Terra Santa è un'opera che non spiega, non risponde a nessuna domanda, non cela nessuna verità. Semplicemente mostra. E' un opera di svelamento della realtà. E' un ritratto caustico di ciò che il mondo è, di ciò che noi uomini continuiamo a fare: difendere la posizione, costruire ruoli, vestire paure, seminare malinconie, insegnare il coraggio e imparare le bombe.
Terra Santa è stato e continua ad essere un incontro sorprendente sotto diversi aspetti. Sorprendente è stata la prima lettura. Un testo che avvince, che strega, che ruba e abita le ore al sonno. Sorprendente è stato l'incontro con Mohamed Kacimi in un bar di Parigi, questo gigante dagli occhi profondi che guarda con intelligenza agli altri, che ti ascolta con rispetto, che ti permette di entrare nel suo mondo, attraversare le sue parole, le sue immagini, per una reale e possibile condivisione. Sorprendente è la sua scrittura asciutta, diretta, senza retorica né orpelli. Sorprendente è quello che ci lascia intuire. Sorprendente é riconoscere, con orrore e gratitudine, di essere figli di questo mondo. Sorprendente è lo sgorgare del riso e dell'oblio. Sorprendente è l'inno muto e ostinato alla vita.
Mohamed Kacimi nella sua opera dice quello che deve dire e i suoi personaggi si muovono nell'inevitabilità dei loro rapporti obbligati dalla situazione imperante. Non c'è astrattismo o visione onirica che possa nasconderli.
La città è in stato d'assedio. Gli uomini sono in stato d'assedio. La guerra è la quotidianità, ed è presente come sottrazione di elementi, di odori, di profumi, di volti. Le parole si appoggiano sulle cose per chiamarle con il loro nome. L'odio si chiama odio, la paura è paura, la violenza
è violenza. A tutto ci si può adattare. Anche a credere di avere ragione. Anche a credere di poter superare il limite. Anche a credere che possa esistere una terra santa che diviene terra di nessuno, bianca, dove il vento tace, e niente sa di niente. Si può anche arrivare a chiamare
questo stato di cose 'dio'. Tutto si può. Ci sono vari gradi di normalità. L'orrore è uno questi, e non è detto che si mostri in maniera orribile.
In quest'opera di Kacimi tutto si muove, nell'azione come nell'immobilità. Le parole dicono molto, ma non possono dire tutto. Le sensazioni e i pensieri che emergono vanno ben oltre i destini tracciati dai personaggi. La storia potrebbe svolgersi in una qualunque zona di tensione
del medio oriente a cui da anni siamo abituati.

“Troppi coglioni e poco buonsenso. Mi affatica, l’Oriente.”

“Ha detto che il paradiso non esiste.”

“Un Dio che si mette a proibire l’alcol non è un buon Dio: è un rompicoglioni”

L'intreccio dei personaggi e fatto di piccole violenze, grandi soprusi, di un male sottile che si annida nelle cose, che passa sotto le finestre, che bussa improvviso alla porta, che si espande in maniera sempre più palpabile e minaccioso.
Eppure, senza che se ne spieghi la ragione, senza necessariamente dover giustificare gli orrori o tentare di mitigarli, Kacimi ha la capacità dei grandi scrittori di fare nascere la vita sulle macerie della morte. Di far esplodere i fucili e subito dopo sorprenderti con un sorriso, una battuta ironica, un profumo che ricorda la vita che verrà.
In quest'opera non vince nessuno. Non vincono gli uomini, non vince la guerra, non vince la paura e neppure la malinconia di una pace perduta.
Io credo che a vincere sulla terra santa che noi tutti calpestiamo, violentiamo, preghiamo, su cui alleviamo i nostri figli, difendiamo idee o immaginiamo un futuro, a vincere sia solo la somma degli opposti, le inevitabili contraddizioni delle verità parziali, il mistero del paradosso he pervade la vita.
Corrado Accordino


“Sarò un martire!”
“Che coglione, morirai.”
“Non morirò, stronza, resusciterò!“
“Esatto, ti prenderanno a revolverate, allora tu muori, apri gli occhi un secondo dopo e hai nel letto ottanta vergini.”
“Non ci credi?”
“Avevo già dei problemi con Cappuccetto Rosso.”


TEATRO BINARIO 7
In scena
TERRA SANTA

di Mohamed Kacimi

giovedì
5, venerdì 6, sabato 7 maggio ore 21.00
domenica
8 maggio ore 16.00 e ore 21.00

con Alberto Astorri, Michele Bottini, Francesco Meola, Claudia Negrin, Silvia Pernarella
regia Corrado Accordino
co-produzione Skene’ Company / La Danza Immobile

Ultimo spettacolo della stagione Teatro+Tempo Presente. Salutiamo il nostro pubblico, con l’ultima regia di Corrado Accordino.

 

 

Il meraviglioso testo di Mohamed Kacimi, per la prima volta in scena in Italia, uno dei più interessanti autori contemporanei, ci lascia senza fiato, inchiodati dalla eccelsa interpretazione degli attori e dall’incalzante evolversi dei fatti.

Ognuno dei personaggi, a modo proprio, cerca di trovare un senso alla barbarie circostante. Qualcuno sceglie di continuare a vivere, a sperare. E, nonostante tutto, affronta la realtà cogliendone le piccole cose positive di ogni giorno; altri invece si votano al martirio ed entrano così nello stesso turbine di violenza dal quale vorrebbero evadere. "Questa non è una pièce sulla guerra, ma sulla vita nonostante la guerra, sul surplus di vita che la guerra produce" afferma Mohamed Kacimi.

Rappresentazione di raro equilibrio, è preziosa in quanto svela un nuovo punto di vista, super partes rispetto alle posizioni standard (che siano filoisraeliane o filo palestinesi). Reale, truce, tagliente, con un focus che parte dal basso e dall’interno. E apre gli occhi allo spettatore.

Prenotazione CONSIGLIATA

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Giovedì ore 21.00 | Venerdì ore 16.00 | Sabato ore 21.00 | Domenica ore 16.00 | Domenica ore 21.00

È possibile prenotare on-line fino alle ore 18.00 di venerdì 6 maggio.

Altrimenti è possibile prenotare allo 039.20270

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PROMOZIONE per le repliche di GIOVEDì 5 e VENERDì 6 maggio

Presentando questa email in biglietteria

VENITE IN DUE – pagherete solo 10 € a testa

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Costo Biglietti

INTERO € 18

RIDOTTO € 12

UNDER 18 € 6

TEATRO BINARIO 7

via Turati, 8 – 20052 Monza

039.2027002

biglietteria@teatrobinario7.it

www.teatrobinario7.it